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Italiani contro le pellicce: il 90 per cento vuole il divieto

castori da allevamentocastori da allevamento

La sensibilità degli italiani verso gli animali aumenta sempre di più, tanto che la maggioranza dei nostri concittadini si dichiara apertamente contro le pellicce: a certificare uno stato delle cose che era già percepibile dal consistente declino del mercato delle pelli negli ultimi anni, arriva uno studio Eurispes secondo cui il 90,7 per cento degli italiani è contrario a questo capo di lusso ormai datato, sostituito dalle pellicce ecologiche, considerate tanto trendy quanto assolutamente in linea con una cultura green sempre più radicata.

Non solo la maggioranza della popolazione è contraria ad indossare pellicce, ma si esprime con favore al divieto di allevamento di animali destinati a tale scopo. Un dato in linea con altre ricerche e studi che rilevano ormai una spiccata sensibilità degli italiani per i temi ambientali e il rispetto degli animali, coincidente anche con un crescente interesse per la dieta vegetariana e vegana. C’è stato un tempo in cui indossare un capo d’abbigliamento in pelliccia era un must assolutamente irrinunciabile soprattutto per la popolazione femminile: oggi il settore è fortemente in crisi, il mercato delle pelli in Europa registra un costante calo dei prezzi, e molti marchi famosi hanno compiuto scelte etiche rinunciando a tessuti di origine animale per confezionare i loro abiti. Nonostante ciò, in tutto il mondo almeno 70 milioni di animali vengono allevati per le loro pellicce, senza dimenticare i circa 10 milioni che ogni anno vengono catturati: tra le specie più richieste, ricordiamo tra gli altri visoni, castori, ermellini, volpi e zibetti.

Tornando al sondaggio Eurispes, la maggioranza gli italiani esprime la propria contrarietà anche verso la vivisezione (87 per cento), la caccia (78,8 per cento), il circo (68,3 per cento) e i delfinari (64,8 per cento). Cresce poi la percentuale di italiani che vorrebbe consentire l’accesso degli animali da compagnia nei luoghi pubblici e di coloro che vorrebbero divenisse realtà la legge sull’equiparazione dei cavalli agli animali d’affezione, allo scopo di impedirne la macellazione. L’effetto di questa sensibilità degli italiani contro gli allevamenti di pellicce si è già manifestata praticamente nella mobilitazione popolare contro l’apertura di nuovi allevamenti sul territorio: l’ultimo passaggio degli ambientalisti, ottenere il divieto di allevamento, non sembra più così irraggiungibile come un tempo.

Giulio Ragni

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