Quali sono i pro e i contro dell’Italicum? La sentenza della Consulta, che ha eliminato il ballottaggio, ha mantenuto le candidature multiple con i capilista bloccati, aggiungendo però il sorteggio a determinare il collegio di elezione, salvando il premio di maggioranza per le liste che superano il 40%, l’ha migliorata o l’ha peggiorata? Il dibattito è da sempre infuocato. La questione è talmente spinosa che abbiamo deciso di riportare, per ogni aspetto dell’Italicum, un parere favorevole e uno contrario.
Testi a cura di Francesco Minardi e Lorena Cacace
COME FUNZIONA L’ITALICUM DOPO LA SENTENZA DELLA CONSULTA?
PRO: Il doppio turno, ovvero il ballottaggio, avrebbe garantito più governabilità e stabilità al Paese grazie al premio di maggioranza destinato al partito vincitore. Permettere agli elettori di tornare al voto per poter scegliere tra i due partiti più votati al primo turno (come avviene ad esempio per le elezioni dei sindaci) avrebbe inoltre rafforzato il concetto di democrazia. Scattando sotto la soglia del 40%, avrebbe comunque permesso anche ai partiti più piccoli di candidarsi al primo turno e, in seconda battuta, indicare a chi dare il proprio sostegno.
CONTRO: Il ballottaggio era legato a un premio di maggioranza sproporzionato: un partito che al primo turno avesse conquistato ad esempio il 30% dei voti, vincendo il ballottaggio, con il premio sarebbe arrivato al 54% dei seggi alla Camera. Il ballottaggio, inoltre, avrebbe fatto scattare il meccanismo del “voto contro” (piuttosto che votare tizio eleggo premier caio) e per le elezioni politiche è inaccettabile. In generale, il ballottaggio colpisce la rappresentatività del voto, elemento cardine per la Costituzione Italiana: come avviene nelle elezioni comunali, il ballottaggio è una sfida a due a fronte di un panorama politico variegato.
PRO: Il premio di maggioranza, previsto per il partito che superi il 40% dei voti (inizialmente anche per chi avesse vinto il ballottaggio), consente al vincitore di poter governare serenamente, offrendo all’Italia stabilità politica. Elimina il potere dei piccoli partiti che spesso, in passato, hanno potuto decidere le sorti di un governo.
CONTRO: Il premio di maggioranza dell’Italicum è troppo alto e sproporzionato: non è giusto che un partito che superi il 40% dei voti abbia diritto al 54% dei seggi alla Camera. Non garantisce inoltre la rappresentanza politica a cui anche i piccoli partiti hanno diritto. Tagliare fuori questi dalla vita politica significa anche togliere la voce a quei cittadini che non si sentono rappresentati dai partiti principali.
PRO: L’Italicum, dopo la sentenza della Consulta, resta un sistema elettorale proporzionale a tutti gli effetti: il numero di seggi viene assegnato in proporzione alla quantità di voti ricevuti. Resta improbabile (soprattutto con l’abolizione del ballottaggio) che un partito superi la soglia del 40%, ottenendo il premio di maggioranza. Il sistema proporzionale, pur portando con sé qualche rischio di ingovernabilità, resta il più democratico in quanto il consenso popolare si tramuta proporzionalmente in seggi.
CONTRO: La Consulta, bocciando il ballottaggio, ha di fatto distrutto lo spirito maggioritario che animava la riforma voluta da Renzi. Si torna così al proporzionale vecchia maniera con i soliti problemi che hanno afflitto la politica italiana fin dalla Prima Repubblica: lo strapotere dei partitini e l’ingovernabilità.
PRO: Esaminare i pro, in questo caso, aveva senso prima del referendum costituzionale del 4 dicembre. L’Italicum, infatti, era strettamente legato alla riforma Renzi-Boschi che avrebbe dovuto rendere ineleggibile il Senato. Se avessero vinto i sì, la legge avrebbe riguardato l’elezione di una sola Camera, facendo cadere ogni discorso di “armonizzazione” della legge elettorale, richiesta invece dal Presidente della Repubblica dopo la vittoria del no.
CONTRO: Con la bocciatura a furor di popolo della riforma costituzionale, resta un enorme buco da tappare: che sistema elettorale adottare per il “resuscitato” Senato alle prossime elezioni? Il tema è molto delicato e rientra nei “contro” di questa sentenza. La magistratura è intervenuta due volte sulla legge elettorale: lo ha fatto con il Porcellum, modificando gli aspetti del sistema elettorale che ora vale per il Senato, e con l’Italicum, la legge elettorale collegata alla Camera. I due rami del Parlamento hanno oggi due leggi diverse ma entrambe con paletti fissi da rispettare, pena l’incostituzionalità: la soluzione è nelle mani dello stesso Parlamento che deve trovare la quadratura del cerchio e “armonizzare”, cioè rendere omogenee, le due leggi.
PRO: Le liste dell’Italicum presentano solo i capolista bloccati, mentre poi valgono le preferenze. La novità è l’introduzione della doppia preferenza di genere: si possono votare due candidati di sesso diverso (altrimenti vale solo il voto dato al primo candidato). Si tratta di un’innovazione importante sulla strada delle pari opportunità: è giusto che a rappresentarci in Parlamento ci sia un numero proporzionato tra uomini e donne.
CONTRO: La parità di genere è sacrosanta, ma doverla imporre per legge rappresenta comunque una sconfitta per l’Italia. Dovrebbe essere una scelta spontanea dei leader politici. Per di più, al Senato non ci sono le preferenze. Ciò significa che una Camera avrà il massimo grado di rappresentatività, con ben due preferenze; nell’altra non se ne potrà indicare neanche una.
PRO: Eliminando la possibilità che il capolista scelga il collegio elettorale in caso di vittoria in più collegi, di fatto si toglie potere alle segreterie di partito che bloccano i capilista per assicurare l’elezione dei volti più noti. Ora che è la sorte a stabilire quale circoscrizione si è chiamati a rappresentare, si spera che i giochi di potere dei partiti siano, se non finiti, almeno limitati.
CONTRO: Tutti i discorsi sulla massima rappresentatività possibile sono inutili di fronte a un’estrazione a sorte. La politica si trova davanti a una sconfitta enorme: nessun governo, né di destra né di sinistra, è riuscito a fare una legge elettorale senza l’intervento della magistratura che segue le regole del diritto e non quelle della politica e quindi, di fronte a un dubbio, segue la regola più imparziale possibile (cioè il sorteggio). Si arriva così al paradosso di rendere nulli tutti i discorsi sulle preferenze, i piccoli partiti, la democrazia rappresentativa se poi, alla fine, spetta al caso l’ultima parola.
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