Il tema delle presunte relazioni pericolose tra ONG e scafisti occupati nella tratta di migranti si arricchisce di un nuovo capitolo. L’imbarcazione Iuventa della ong tedesca Jugend Rettet battente bandiera olandese è stata sequestrata preventivamente al porto di Lampedusa (Ag) su disposizione del GIP del Tribunale di Trapani, Emanuele Cersosimo, su richiesta di Andrea Tarondo, Sostituto Procuratore della Repubblica di Trapani. La polemica che riguarda le organizzazioni non governative e la loro attività nel Mediterraneo risale a diversi mesi fa, e da allora sono successe diverse cose: facciamo allora il punto della situazione riassumendo in pochi passaggi gli avvenimenti più importanti e eclatanti che hanno caratterizzato la vicenda delle ONG presenti nel Mediterraneo e le loro relazioni con i flussi migratori provenienti dal nordafrica, soprattutto dalla Libia.
COME SI E’ ARRIVATI AL SEQUESTRO DELLA IUVENTA
Nel marzo scorso due componenti del personale di sicurezza che fanno parte della società che collabora con l’armatore dal quale è stata noleggiata l’imbarcazione Vos Hestia di Save The Children, nota organizzazione non governativa operante in tutto il mondo, hanno denunciato ai magistrati della Procura di Trapani alcuni accadimenti di cui sarebbero stati testimoni durante le fasi di soccorso in mare dei migranti. La Iuventa, a dire dei due, avrebbe fornito una sorta di supporto agli scafisti, avvicinandosi molto alle coste libiche per far salire a bordo gente che non si trovava in effettivo pericolo di vita, favorendo così il traffico di esseri umani. I due riferiscono anche della presenza di una chat su Whattsapp tra i team leader delle navi umanitarie per condividere le segnalazioni dei barconi da soccorrere. I testimoni non sanno chi ne facesse parte e asseriscono di non avere mai visto il comandante chattare, ma di essere al corrente che la chat arrivava sul telefono dei team leader di Save the Children”.
QUEI PRESUNTI COLLEGAMENTI TRA ONG E SCAFISTI
A cercare di fare luce sulla questione ONG-scafisti è stato anche il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro che nel maggio scorso, nell’ambito di un’indagine da lui condotta dopo un’informativa rilasciata da Frontex, rese noti alcuni possibili rapporti oscuri tra scafisti e ong. In una audizione al Senato Zuccaro sottolineava che “il focus della nostra azione non sono le ong bensì i trafficanti”, citando Save the Children e Medici senza frontiere tra le organizzazioni non governative che “hanno dimostrato in maniera inequivocabile che operano per solidarietà”, sostenendo invece che altre ong sarebbero composte da “profili di dubbia rilevanza, non collimanti con quelli dei filantropi”. Per questo chiedeva maggiori indagini in tal senso.
IL CASO ONG VISTO DALLA POLITICA
Il caso monta e la politica si divide sul tema immigrazione: Luigi di Maio del M5S prende posizione e attacca pubblicamente le ong parlando di “taxi del mare” e contrapponendosi anche allo scrittore Roberto Saviano, in un’accesa polemica via social. La destra si schiera contro le ong, con Salvini che sale in testa agli indici di gradimento degli italiani, la sinistra temporeggia, ma dopo la perdita di consenso evidente dopo elezioni comunali, Matteo Renzi prova a seguire la nuova onda popolare e si accoda al salvinismo ripetendo che occorre impegnarsi per “aiutarli a casa loro”.
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Inascoltati dall’Europa che si volta dall’altra parte lavandosene le mani, sia il premier Gentiloni che il ministro Minniti cercano aiuti, alleanze e accordi per contrastare l’immigrazione, ma nessuno risponde all’appello, anzi, Paesi come Austria, Germania, Francia e Spagna sostengono che l’emergenza immigrazione deve essere gestita interamente dall’Italia.
L’EUROPA E IL CODICE PER LE ONG
A fine luglio, per contrastare quella che oramai è percepita come un’emergenza umanitaria dalle proporzioni enormi, il ministro dell’Interno Minniti invita le ong che lavorano con navi nel Mediterraneo a firmare un codice di condotta per poter operare correttamente, stilato dal Viminale sotto supervisione europea. Firmano solo 4 ong su 10. La tedesca Jugend Rettet è tra i non firmatari.
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IL SEQUESTRO DELLA NAVE DELLA JUGEND RETTET
La nave ‘Iuventa’ della Ong tedesca ‘Jugend rettet’ sequestrata a Lampedusa non è stata fermata perché non ha firmato il codice di condotta, ma per altre presunte prove a suo carico. “Anche se in qualche caso interviene per salvare delle vite umane nel Mare Mediterraneo, vite di persone in una situazione di pericolo di vita, nella maggior parte dei casi invece le operazioni servono per trasportare persone scortate dai trafficanti libici, che vengono prese a bordo della nave, non molto capiente, e poi le persone loro consegnate vengono trasferite su altre navi della Marina militare o di altre organizzazioni”, sono le parole del procuratore di Trapani Ambrogio Cartosio che ha illustrato altri dettagli dell’indagine aperta per il reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina”. La Ong ha annunciato di aver dato mandato ai suoi legali di presentare ricorso contro il sequestro.
LE ACCUSE ALL’EQUIPAGGIO DELLA IUVENTA
Secondo le accuse, il Personale della Iuventa sospettato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina dai magistrati di Trapani avrebbe trasbordato dei migranti dai gommoni degli scafisti prima ancora che ci fosse pericolo di naufragio o che fossero in pericolo di vita, addirittura andandoli a prendere quasi sulle coste libiche e restituendo i gommoni agli scafisti dopo i ‘soccorsi’, per farglieli riutilizzare invece che distruggerli, come vorrebbe la prassi. Più che salvataggi umanitari, quelli della Iuventa sono stati, per gli inquirenti, degli scambi di essere umani con gli scafisti trafficanti.
COSA SAPPIAMO DAVVERO
Al momento non abbiamo la certezza di eventuali rapporti fissi tra Iuventa, Jugend Rettet e scafisti libici. La ong tedesca non era molto ben vista da altre organizzazioni umanitarie operanti nel Mediterraneo, questo perché diversi testimoni avrebbero raccontato più episodi in cui Iuventa non si sarebbe comportata seguendo le regole.
Altri rumors sull’inchiesta parlano della volontà dei ‘volontari’ tedeschi di estromettere la Guardia Costiera italiana dalle attività di controllo nel Mediterraneo, creando una sorta di “coordinamento parallelo in mare, con altre Ong, ritenendo che il centro nazionale di Roma non fosse in grado di fare il proprio lavoro e trovavano ogni scusa per mettersi in contrasto con loro”.
Secondo il procuratore di Trapani Ambrogio Cartosio, la ong tedesca avrebbe agito al limite delle regole non per motivi prettamente umanitari, e nemmeno per favorire i criminali nella tratta degli esseri umani, quanto per ragioni ideologiche ed economiche, ovvero riuscire sì a salvare più persone possibile ma con lo scopo di ottenere maggiori donazioni con cui proseguire le loro attività.
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