Il difensore del Monza Armando Izzo è stato condannato a 5 anni di reclusione per concorso esterno in associazione camorristica e frode sportiva. La condanna è arrivata anche per il cugino del calciatore, Umberto Accurso, capo del clan della Vanella Grassi di Secondigliano
Il calciatore Armando Izzo di proprietà del Torino, attualmente in prestito al Monza, è stato condannato a cinque anni di reclusione dalla sesta sezione penale del tribunale di Napoli. L’accusa è quella di concorso esterno in associazione camorristica e frode sportiva. Una pena maggiore rispetto a quanto domandato dal pubblico ministero che nel corso della sua requisitoria aveva richiesto per il calciatore una pena di 4 anni e 10 mesi.
Oltre ad Izzo, che ha 31 anni e vanta tre presenze in nazionale, la condanna è arrivata anche per il cugino del calciatore, Umberto Accurso, capo del clan della Vanella Grassi di Secondigliano, e Salvatore Russo, ritenuto legato allo stesso clan. Per entrambi la condanna è di un anno e mezzo.
I fatti per i quali il difensore è stato ritenuto responsabile in primo grado risalgono a quando giocava in serie B nell’Avellino, in merito ad una partita di campionato nella stagione 2013-2014. Secondo i giudici di primo grado Izzo sarebbe avrebbe pilotato il risultato della partita Modena-Avellino, terminata 1-0.
Per il PM Maurizio De Marco, Antonio e Umberto Accurso (i due fratelli a capo del clan Vanella Grassi), avrebbero consegnato la somma di 30.000 euro all’allora calciatore dell’Avellino Francesco Millesi affinché corrompesse alcuni compagni di squadra.
Così, secondo la ricostruzione dell’accusa, Millesi si sarebbe servito della sua influenza su altri giocatori per favorire la vittoria del Modena.
Sempre stando agli inquirenti Antonio Accurso, in quella circostanza, scommise 400mila euro per la vittoria del Modena.
A sua volta Izzo avrebbe accettato la promessa di una somma di denaro “quale compenso al fine di raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della competizione predetta“.
Oltre ad Armando Izzo sono stati condannati anche uno dei due cugini del calciatore, Umberto Accurso, e Salvatore Russo, ritenuto legato al clan della Vinella Grassi di Secondigliano. Per entrambi la condanna è di un anno e mezzo di reclusione.
Nel medesimo processo Izzo è stato assolto dalle stesse accuse relative però ad un’altra partita, Avellino-Reggina, sempre dello stesso campionato, giocata il 25 maggio 2014.
Subito dopo la condanna la società calcio Monza ha espresso pieno sostegno al proprio giocatore con un comunicato dal seguente tenore “AC Monza ha appreso che il proprio tesserato Armando Izzo è stato condannato in primo grado per concorso esterno in associazione camorristica e frode sportiva. AC Monza esprime totale vicinanza e supporto ad Armando, convinta della sua estraneità all’ambiente criminale. Gli avvocati del calciatore sono delusi dalla sentenza e attendono di leggerne le motivazioni; dopodiché presenteranno appello“.
Izzo ha invece commentato l’esito della pronuncia con un post sui social “Sono molto deluso dalla sentenza di primo grado. Sono stato assolto per non aver commesso il fatto nella partita Avellino-Reggina del 25 maggio 2014 ma vengo accusato di aver combinato la partita Modena – Avellino del 17 maggio 2014, una partita che non ho neanche giocato. Leggerò le motivazioni con i miei avvocati e presenteremo appello. Credo nella giustizia e sono sicuro che verrà dimostrata la mia assoluta estraneità all’ambiente criminale. Ringrazio AC Monza e la mia famiglia, che mi sono sempre vicini“.
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