James Ellroy, con Perfidia – pubblicato da Einaudi e nelle librerie italiane dal 10 marzo 2015 – inaugura una nuova tetralogia dedicata a Los Angeles che dovrebbe consacrarlo, come lui stesso si augura, romanziere storico ancor prima che maestro di crime story. Uscito in versione originale lo scorso settembre, il nuovo romanzo dello scrittore americano si svolge nell’arco di un tempo piuttosto breve, dal 6 al 29 dicembre 1941, nei giorni dell’attacco a Pearl Harbor quando negli Stati Uniti furono internati oltre 100mila cittadini di origini giapponesi. Il romanzo è il primo di una nuova serie dedicata alla città californiana – il prequel dell’altra, quella composta da Dalia nera, Il grande nulla, L.A. Confidential e White Jazz, che copriva gli anni dal 1946 al 1958 – e riprende gli stessi personaggi della tetralogia precedente, in parte reali e in parte inventati.
Perfidia, di James Ellroy, arriva dunque anche in Italia. La Casa Editrice Einaudi, infatti, lo ha appena pubblicato nella collana Stile Libero. Un romanzo lucido e feroce, com’è nello stile dell’autore, che non vuole essere però, come lo stesso ha ammesso, né un noir né un crime story, piuttosto ‘un grande romanzo storico, con grandi personaggi, grandi idee e grandi aspirazioni. Quello più storicamente dettagliato tra tutti i libri che ho scritto‘.
E’ il 6 dicembre del 1941, la vigilia dell’attacco giapponese alla base di Pearl Harbor, e a Los Angeles un’intera famiglia di origini nipponiche, i Watanabe, viene ritrovata senza vita. Il caso – suicidio rituale o strage? – chiama a raccolta tre uomini e una donna, tutti vecchie conoscenze per gli amanti di Ellroy: Dudley Smith, il ‘cattivo’ della prima tetralogia, impegnato ora ad indagare sul massacro; Kay Lake, l’affascinante protagonista di Dalia Nera, che qui è più giovane e più spericolata; e gli sbirri Lee Blanchard e Buzz Meeks. Con loro altri nuovi personaggi, come il tecnico nippoamericano della scientifica Hideo Ashida, che cerca in tutti i modi di salvare i suoi cari dall’internamento. Già, perché l’efferato omicidio dei Watanabe diventa il pretesto per portare, di lì a poco, 120mila cittadini giapponesi (o americani di origini nipponiche) ad essere internati in dieci ‘campi di trasferimento‘ della West Coast, colpevoli, secondo l’America, di fare il doppio gioco col nemico.
Un tradimento – o per dirla in spagnolo, una ‘perfidia‘ – nato per ragioni di appartenenza razziale dal quale Ellroy parte per spingersi negli angoli più oscuri della storia americana, di cui non tralascia follie, paure e ossessioni. ‘Ho scelto di raccontare l’internamento dei giapponesi in America perché è stata una delle ingiustizie più flagranti della nostra storia‘, ha spiegato l’autore, di cui forse in Europa si è parlato poco ma che oltreoceano ha profondamente segnato le coscienze. Come quelle dei personaggi che, nel corso delle quasi 900 pagine che compongono il romanzo, si rincorrono sospesi tra realtà storica e finzione: da una parte quelli reali – il futuro capo della polizia William Parker, il gangster ebreo Mickey Cohen, la diva Bette Davis; dall’altra quelli usciti dall’estro creativo di Ellroy. Per molti di loro il ‘caso Watanabe’ diventa un’ossessione, per altri l’ennesima occasione per realizzare i proprio interessi.
Mescolando amore, guerra, romanticismo e violenza, Perfidia scorre, incalzante e feroce quanto basta, tra immagini istantanee e parole scandite secondo un ritmo che non dà quasi fiato, ‘intrappolando’ il lettore fin dalle primissime pagine. ‘È il mio romanzo più ampio, il mio romanzo più dettagliato sul piano storico, il mio romanzo più accessibile stilisticamente e più intimo. E’ triste, è malinconico, è imbevuto di quel tradimento morale che è stato, in America, l’internamento dei cittadini giapponesi all’inizio della Seconda guerra mondiale‘. Un’opera che, al di là della impalcatura da spy story e da grande romanzo storico, vuole essere innanzitutto una denuncia inflessibile su uno degli aspetti più oscuri e vergognosi della storia americana.