Rula Jebreal, giornalista italo-israeliana di origini palestinesi, torna a parlare dopo la bufera scoppiata a causa di un suo tweet contro Giorgia Meloni e contro il padre della futura presidentessa del Consiglio. Un caso che aveva avvicinato tutto l’arco parlamentare e molti quotidiani.
Oggi la scrittrice si è difesa, sempre su Twitter, dicendo che contro di lei sono arrivati assalti razzisti, misogini e islamofobi. “I facilitatori della coalizione di estrema destra sono forze moderate che hanno normalizzato una coalizione essenzialmente xenofoba, razzista e autoritaria“, ha scritto.
Non sta vivendo dei giorni molto felici Rula Jebreal. La giornalista italo-israeliana di origini palestinesi giovedì è finita sotto il mirino di Fratelli d’Italia (ma non solo) per una frase pubblicata su Twitter contro Giorgia Meloni, leader del partito e futura presidentessa del Consiglio.
Prendendo come spunto il caso in cui 27 anni fa era rimasto coinvolto il padre della leader del primo schieramento in Italia – con cui tra l’altro Meloni non aveva già rapporti all’epoca -, la scrittrice l’aveva attaccata perché, durante la campagna elettorale, avrebbe detto che “i richiedenti asilo sono criminali che vogliono sostituire i cristiani bianchi“.
Ecco, come dicevamo, le accuse non sono passate inosservate, anzi hanno alzato un polverone e dei contrattacchi per Jebreal che hanno interessato tanto i compagni di partito della numero uno di FdI, la stessa Meloni – che su Facebook ha annunciato una querela nei confronti della giornalista -, ma hanno anche messo d’accordo tutto l’arco parlamentare, anche due politici come Carlo Calenda e Giuseppe Conte che praticamente la pensano diversamente su (quasi) tutto.
Anche alla madre della presidente del Consiglio in pectore non erano affatto piaciute le parole dell’italo-israeliana: “Dopo che per anni ho sopportato i peggiori insulti nei confronti di Giorgia, bugie e mistificazioni di tutti i tipi, calunnie vergognose che, detto per inciso, se in Italia sei di destra non riesci nemmeno a far condannare in un’aula di tribunale, sono davvero stufa“, ha scritto in una lettera Anna Paratore prima di raccontare la vicenda personale di Francesco Meloni e della figlia e sferrare a sua volta un attacco a Jebreal.
“Si vergogni questa signora che attribuisce a Giorgia parole mai pronunciate, concetti violenti e stupidi mai partoriti soprattutto perché, a differenza di tanti bei faccini che fanno carriera sgomitando o grazie ad amicizie importanti, mia figlia scema non è e quando parla sa ciò che dice“, aveva concluso.
Tornando all’attualità, non sono tanto le parole dei quasi diretti interessati ad aver irritato la giornalista, ma i tanti editoriali che sono stati scritti dai quotidiani vicini al centrodestra e i commenti sui social. Sempre tramite i social, quindi, Jebreal ha scritto “Il giorno dopo che Meloni ha minacciato di farmi causa per un tweet, in Italia i media hanno lanciato un assalto razzista, islamofobo e misogino. I facilitatori della coalizione di estrema destra sono forze moderate, che hanno normalizzato una coalizione essenzialmente xenofoba, razzista e autoritaria. Incitamento sfacciato“.
A differenza di quanto successo con il primo messaggio pubblicato su Twitter, in molti hanno dimostrato solidarietà nei suoi confronti, non solo in Italia ma anche all’estero. Con la giornalista, si è schierato il regista Gabriele Muccino, dicendo che gli attacchi “odorano di fascismo, di abuso, di prevaricazione“.
Anche Alessandro “Alex” Orlowski, un altro regista, ha espresso la sua vicinanza all’italo-israeliano ripostando un video in cui Meloni avrebbe detto le parole fatidiche che hanno alzato il polverone.
Qualcuno, ancora, crede che gli “assalti” alla scrittrice siano lo specchio “dell’età oscura della destra europea“.
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