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E chi la riconosce più la nuova Jeep Cherokee 2014? Il cambio rispetto al precedente modello è stato netto, tanto da farci parlare di un taglio col passato. Il SUV di medie dimensioni della casa americana volta pagina, abbandona il suo look squadrato e vecchiotto e si fa più accattivante, moderno e personale. Trent’anni fa, con l’introduzione della Jeep Cherokee del 1984, la casa ha praticamente inventato il segmento che l’azienda definisce “Medium SUV”, anche se all’epoca si parlava ancora di fuoristrada. Il modello era in assoluto il primo veicolo nel suo genere a vantare dimensioni ridotte unite ad ottime capacità in offroad, tanto da raggiungere un tale successo da renderlo presto oggetto di numerose imitazioni. Il vero pezzo forte dell’antenata era la carrozzeria monoscocca, che assicurava al veicolo una maggiore rigidità, riducendo pesi e consumi.
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Oggi, la nuova generazione di Jeep Cherokee vuole ridefinire lo standard di riferimento nel segmento. Il primo elemento che salta all’occhio è, indubbiamente, l’innovativo design, disegnato da linee fluide e slanciate. Il frontale è massiccio ed importante e si rende inconfondibile per la presenza dei gruppi ottici sdoppiati a sviluppo orizzontale, con una soluzione simile a quella della Citroen C4 Picasso. Le fiancate strizzano l’occhio alla sorella maggiore Grand Cherokee, con passaruota squadrati e parafanghi bombati. Il posteriore, invece, è l’elemento più tradizionale, forse. Il portellone è “liscio”, senza portatarga, mentre i fari sono posizionati piuttosto in alto rispetto alla norma.
Anche gli interni sono tutti nuovi e mostrano un bel passo in avanti in termini di qualità dei materiali e stile. La plancia ha un andamento del tutto simile a quello dei più recenti modelli a marchio Chrysler, con una consolle centrale semplificata e la maggior parte delle funzioni racchiuse all’interno dell’ampio schermo touch screen. Le plastiche della parte superiore di plancia e pannelli porta sono morbide al tatto, come ci si aspetta su di una vettura del genere.
Andando a dare un’occhiata alla scheda tecnica, non possiamo che parlare subito del nuovo cambio automatico a nove rapporti, fiore all’occhiello della nuova Jeep. La gamma è articolata attorno agli allestimenti Longitude, Limited e Trailhawk, equipaggiati con il motore turbodiesel Multijet II da 2.0 litri o con il Pentastar benzina da 3.2 litri. Il duemila a gasolio è disponibile nella versioni da 140 e 170 CV di potenza, entrambe con una coppia massima di 350 Nm. Le versione da 170 CV è abbinata al nuovo cambio automatico a nove marce, mentre la versione da 140 cavalli è abbinata ad un cambio manuale a sei rapporti. L’altro motore è un V6 benzina della famiglia Pentastar, dotato di una cilindrata di 3.2 litri che riesce ad esprimere 272 CV di potenza e 315 Nm di coppia. L’unità è disponibile esclusivamente in abbinamento all’automatico a nove rapporti.
La nuova Cherokee è disponibile sia nella configurazione a due ruote motrici a trazione anteriore, sia in quella a trazione a quattro ruote motrici 4×4. Jeep offre tre sistemi di trazione integrale: Active Drive I, Active Drive II e Active Drive Lock. Il primo dispone di una unità di trasmissione della potenza completamente automatica che assicura un funzionamento continuo a qualsiasi velocità. L’Active Drive II include un’unità di trasmissione della potenza a due velocità con gestione della coppia e marce ridotte, mentre il sistema Drive Lock (disponibile esclusivamente sulla versione Trailhawk) prevede in aggiunta il bloccaggio del differenziale posteriore.
A tutto questo si aggiunge anche la sicurezza e la protezione degli occupanti a cinque stelle EuroNCAP, che le hanno consentito anche di ottenere il titolo di SUV più sicuro della categoria per l’anno 2013.
I prezzi partono da 39.000 euro, per arrivare fino ad un massimo di 53.000 euro. Le rivali? BMW X3, Audi Q5, Mercedes GLK, Land Rover Freelander e simili.
Prova su strada
Abbiamo anche avuto il piacere di provare su strada in anteprima la nuova Jeep Cherokee, nella versione 2.0 Multijet turbodiesel con 170 cavalli e 350 Nm di coppia. Già dai primi metri possiamo apprezzare la silenziosità di marcia, dovuta sia all’insonorizzazione curata del motore che all’impiego di molti materiali fonoassorbenti nascosti nei pannelli. Il turbodiesel è accoppiato al nuovo cambio 9 marce della ZF, un automatico che sa essere molto comfortevole e dolce nelle cambiate, anche quando gli si richiede il massimo delle prestazioni. Lo si vorrebbe forse leggermente più rapido nel cosiddetto kick down, quando si affonda il piede sull’acceleratore, ma la ripresa è corposa e consistente, nonostante la massa elevata del veicolo.
Il servosterzo con assistenza elettrica è migliorato molto, sa essere leggero alle basse andature, ma anche preciso a velocità più elevata. Si potrebbe preferire un raggio di sterzata leggermente più piccolo, per migliorare l’agilità nei posto angusti. La frenata è consistente ed apprezziamo la buona modularità del pedale, caratteristica non sempre scontata sulle auto con cambio automatico. La tenuta di strada deve fare i conti con il baricentro alto, ma si dimostra sempre sicura e prevedibile. Il lavoro svolto dalle sospensioni è davvero ottimo: sembra di fluttuare sulla strada da tanto che sono assorbite bene le buche.
Gli interni si dimostrano spaziosi ed assemblati bene: nessuno scricchiolio anche nelle prove di fuoristrada più severe. Qualche pecca sulla scelta delle plastiche, che a nostro avviso potrebbero essere migliorate, visto il prezzo.
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