Aumentano i jihadisti espulsi dall’Italia. L’allerta nel nostro Paese è cresciuta e dall’1 gennaio sono numerosi gli stranieri espulsi dall’Italia, trenta. Nel 2014 erano stati tredici. Si tratta soprattutto di balcanici, mediorientali e maghrebini, che vivevano in Lombardia e in Veneto. Sono stati rintracciati attraverso delle attività investigative condotte dai carabinieri proprio nel senso dell’antiterrorismo. Le forze dell’ordine stanno già valutando altre piste di sospettati e ci sarebbero circa 400 identità da verificare. Possibili sospettati sono anche dei predicatori in missione in Italia per reclutare combattenti da spedire nelle zone di guerra. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha annunciato che: ”Con un provvedimento di espulsione, è stato rimpatriato un marocchino di 41 anni, Khalid Smina, residente a Imola, titolare di permesso di soggiorno, che – come emerso dagli accertamenti – aveva aderito a una pratica integralista della religione con una vocazione al terrorismo‘. Il marocchino faceva parte della rete di Jarraya Khalil, tunisino arrestato nel 2008 dalla Digos di Bologna per associazione con finalità di terrorismo, recentemente scarcerato e rimpatriato. ”Grazie al lavoro capillare delle forze di polizia, impegnate sul fronte dell’antiterrorismo, sono arrivate così a trenta le espulsioni dal dicembre dello scorso anno a oggi”, ha concluso il ministro.
Studente espulso dall’Italia: voleva farsi esplodere a Pisa
Voleva farsi esplodere a Pisa tra il 21 e il 22 dicembre. E’ questa l’intenzione che il dottorando in fisica alla Normale di Pisa espulso dall’Italia aveva espresso in una delle e-mail che sono state sequestrate dalla Digos. Gli inquirenti gli hanno sequestrato il PC, il cellulare, l’iPad e alcuni libri. Dopo la perquisizione con l’accusa di procurato allarme è stato accompagnato al CIE di Roma, per poi essere rimpatriato. I messaggi, nei quali manifesta l’intenzione dell’attentato, sono scritti senza nessun espediente per non farsi scoprire e per evitare di farsi individuare. Sono dei messaggi scritti in inglese e firmati e venivano spediti da un computer della Normale di Pisa.
Lo studente ha contattato sia l’ambasciata americana di Roma, sia la CIA e pure il Parlamento italiano. Secondo Dundar sarebbe tutto un equivoco, che deriverebbe da una traduzione sbagliata dei suoi messaggi. Gli investigatori lo ritengono un soggetto “socialmente pericoloso”, per questo hanno deciso per la sua espulsione. Si è appurato comunque che in questi ultimi mesi il giovane non sarebbe mai entrato in contatto con esponenti della comunità islamica. Il ragazzo si sentiva costantemente pedinato. Le indagini, che sono state eseguite dalla Digos di Pisa, vanno nella direzione del massimo riserbo. Comunque si sanno alcuni dettagli che si rivelano interessanti: il ragazzo era entrato al corso di perfezionamento lo scorso novembre e su dei siti monitorati dalla polizia avrebbe postato dei messaggi antioccidentali.
Chi sono gli espulsi
Il decreto del ministero dell’Interno riguardante l’espulsione delle prime 10 persone è giunto dopo la sigla dell’accordo con le autorità dei Paesi d’origine. Si tratta di predicatori, o comunque di persone in contatto con i fondamentalisti dell’Isis e di Al Qaeda, che pur non essendo ancora obiettivo di provvedimenti giudiziari, sono stati comunque ritenuti pericolosi. L’Italia aspetta acora una norma relativa al reato di allontanamento dal luogo di residenza per unirsi ai combattenti terroristi dello Stato Islamico.
I soggetti in questione sembrano essere integrati nella nostra società, sono stranieri ma hanno un lavoro, un regolare permesso di soggiorno, una vita che scorre tranquilla. Vivono soprattutto nel centro nord. Sono partiti dall’Africa, dalle regioni balcaniche e dal Medio Oriente. Alcuni frequentano le moschee, altri no, ma frequentano i siti internet di matrice jihadista, sono interessati ai manuali di istruzione per la fabbricazione di esplosivi, a quelli di addestramento di tipo militare. Qualcuno ha manifestato l’intenzione di partire. Il loro sogno è la jihad.
In Italia sono circa 150 le persone finite sotto controllo dopo gli attentati di Parigi alla redazione di Charlie Hebdo e al supermercato kosher. Nomi segnalati dagli apparati di sicurezza europei e americani, ma anche stranieri coinvolti negli anni scorsi in indagini avviate dalle procure di mezza Italia e in controlli casuali. Obiettivo è verificare nuovamente i loro contatti, eventuali collegamenti con persone finite sotto inchiesta in altri Paesi.
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