Jobs Act: così cambiano i controlli a distanza dei lavoratori

La nuova riforma del mercato del lavoro, con il Jobs Act, prevede che le aziende possano effettuare controlli a distanza sui dipendenti attraverso impianti audiovisivi, senza ricorrere alla necessità di accordi sindacali in maniera preventiva. E’ sufficiente consegnare ai lavoratori un documento di policy sulla privacy. I sindacati non sono contenti di queste norme, eppure le novità sono tante. Soprattutto riguardano i dispositivi tecnologici, come computer, tablet e telefonini, e gli strumenti per misurare accessi e presenze, come, per esempio, i badge.

LEGGI ANCHE:
Le leggi che promuovono la creazione di nuovi posti di lavoro
Cosa cambia con il Jobs Act di Renzi?

Tutto sempre nel rispetto del codice della privacy, ma, come è possibile leggere nella relazione illustrativa sulle nuove norme, i dipendenti devono essere sempre adeguatamente informati sulle modalità di uso degli strumenti e su come vengono effettuati i controlli. I dati che se ne ricavano possono essere utilizzati per le esigenze organizzative e produttive. Le norme entreranno in vigore tra qualche mese, dopo che il Governo avrà ottenuto il parere favorevole del Parlamento. Si prevedono consistenti cambiamenti, riguardo ai quali le organizzazioni sindacali hanno già annunciato battaglia. Sicuramente queste nuove disposizioni sono destinate a suscitare molte polemiche per le azioni di controllo che comportano.

Le norme sulla privacy

Le norme stilate dal Garante della privacy derivano dallo Statuto dei lavoratori, in base al quale, come veniva indicato nell’articolo 4, erano vietati i controlli a distanza e le indagini sulle opinioni dei dipendenti, per individuare l’orientamento politico, religioso e lo stato di salute, secondo le disposizioni dell’articolo 8. E’ possibile che, in base alle correzioni introdotte dal Jobs Act, vengano riscritte alcune di queste norme generali. Se violano le norme fissate dalle aziende, ai dipendenti possono essere applicate delle sanzioni disciplinari.

L’uso della geolocalizzazione

Il dipendente può essere geolocalizzato, secondo comunque le garanzie fornite dal Garante della privacy. In ogni caso i lavoratori devono essere informati, infatti il sistema deve essere configurato in modo che sullo schermo dello smartphone compaia un’icona che indica ai dipendenti che la funzione di localizzazione è attiva. Allo stesso tempo deve essere impedito l’accesso ad altri dati, come gli sms e il traffico telefonico.

Le telecamere

Le telecamere si possono utilizzare per fini organizzativi e per ragioni di sicurezza, ma non per il controllo delle presenze. Rispetto alla normativa precedente, non si prevede più l’accordo con i sindacati per l’uso di questi dispositivi tecnologici.

Le e-mail

I datori di lavoro non possono controllare la posta elettronica e la navigazione su internet dei dipendenti. Soltanto in casi eccezionali è possibile andare oltre. L’Autorità per la privacy prescrive in ogni caso che i lavoratori vengano informati in modo dettagliato sulla possibilità che vengano effettuati dei controlli. Inoltre per legge vengono vietati la registrazione sistematica delle e-mail e il monitoraggio delle pagine web.

Impostazioni privacy