Sindacati e forze politiche si scagliano contro il Jobs Act, Matteo Renzi risponde a tono. Dopo l’approvazione dei decreti attuativi e passati i giorni di Natale, si rialzano i toni dello scontro tra governo, rappresentanti dei lavoratori e partiti. Dalle pagine di Repubblica, Susanna Camusso boccia la riforma del lavoro e in particolare il licenziamento collettivo, promettendo nuovi scioperi; il NCD parla di “occasione persa” e di una riforma poco coraggiosa; per la sinistra del PD “ha vinto la troika”, mentre per Forza Italia è “un compromesso al ribasso”. Il premier però tira dritto per la sua strada: “Non molliamo”, scrive su Twitter.
#24dic: svolta su Taranto, lavoro, delega fiscale, INPS mentre si chiudevano vertenze Termini Imerese e Meridiana #lavoltabuona #nonsimolla
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 27 Dicembre 2014
“Sarà fatto! Andiamo avanti a testa alta”, risponde Renzi a un utente su Twitter che gli chiede di proseguire nell’azione di governo. “Si arrenderanno all’improvviso, quando non potranno più negare la realtà. Per adesso, noi, al lavoro”, replica a chi critica le scelte di governo.
La reazione più dura arriva dalla Cgil. La Camusso, intervistata da Repubblica, avverte l’esecutivo. “Questa partita è solo agli inizi. Continueremo a lottare, a mobilitarci, a scioperare anche contro le aziende perché non può esserci uno che incassa e l’altro che subisce soltanto. Useremo la contrattazione e i ricorsi giudiziari in Italia e in Europa”, dichiara. La battaglia del sindacato prevederà l’uso di tutti gli strumenti “per ribaltare un’idea recessiva del lavoro”. Non piace l’impostazione del Jobs Act che, secondo il sindacato, vede al centro gli imprenditori e non i lavoratori. “Tutto viene affidato all’imprenditore che per definizione è superiore. Questo è il punto. E il contratto a tutele crescenti è un grande bluff. È solo una monetizzazione crescente”, continua. “Di fatto è l’abolizione dei contratti a tempo indeterminato”.
Anche la Uil non vede di buon occhio la riforma del lavoro tanto che il segretario generale Carmelo Barbagallo ha chiamato all’unione i sindacati per “intraprendere un percorso comune e iniziative unitarie”; la stessa Cisl ha definito il testo “migliorabile, in particolare per quanto riguarda le norme sui licenziamenti collettivi”.
Forza Italia interviene nel dibattito e si scaglia contro il Jobs Act. Giovanni Toti parla di “un compromesso al ribasso che non porterà i risultati che si aspettano. Tra i tanti ‘pacchi’ giunti agli italiani in questi giorni è arrivato anche questo“. Si fa sentire anche il M5S tramite Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera e membro del Direttorio voluto da Beppe Grillo: dalla sua pagine Facebook invita a mettere alla prova i nuovi contratti: “Basta che andiate in banca con uno di questi nuovi contratti a tutele crescenti, che Renzi chiama meschinamente ‘a tempo indeterminato’. Chiedete se con quel contratto vi concederanno mai un mutuo per comprare una casa e mettere su famiglia…non ve lo faranno mai”.
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Non mancano anche le polemiche interne al PD. Cesare Damiano chiede diverse modifiche, in particolare per i licenziamenti collettivi e Stefano Fassina definisce il Jobs Act “un’altra tappa del mercantilismo liberista raccomandato dalla Troika”.
Il governo approva i decreti attuativi
Vigilia di Natale al lavoro per il governo Renzi che ha approvato in Consiglio dei Ministri i decreti attuativi sul Jobs Act, sull’Ilva di Taranto, la delega fiscale e il decreto mille proroghe. L’intensa giornata si è conclusa con la conferenza stampa del premier Matteo Renzi che ha definito una “rivoluzione copernicana” la riforma del lavoro e il decreto sulle acciaierie della città pugliese “l’atto più emozionante”, con cui la politica “si è assunta le sue responsabilità”. Sull’articolo 18 non passa il cosiddetto “opting out” voluto dal NCD, la possibilità cioè per il datore di lavoro di superare il reintegro con un super- indennizzo.
“L’Italia entra in una fase di straordinaria disponibilità all’apertura”, spiega il Presidente del Consiglio nel sintetizzare quanto stabilito dal Cdm. Sull‘articolo 18 scritti dunque i decreti attuativi che modificano il licenziamento con nuovi indennizzi al posto del reintegro che rimane per il licenziamento economico illegittimo.
Jobs Act
Le nuove regole varranno per i singoli lavoratori, per i partiti e i sindacati e anche in caso di licenziamenti collettivi, come ha spiegato Renzi. Salta la clausola del licenziamento per scarso rendimento che sarebbe stato “una polemica solo di applicazione giurisprudenziale. Il datore di lavoro può comunque intervenire per licenziamento economico”.
In caso di cessazione del rapporto di lavoro, l’indennizzo sarà di “due mensilità per ogni anno di servizio, non inferiore a quattro mensilità e non superiore a 24”, come precisato dal premier.
Il decreto è un’opera di sintesi tra le diverse anime della maggioranza ed è frutto di una precisa scelta del premier. “A un certo punto il leader si assume delle responsabilità e decide, fa delle scelte”, ha dichiarato Renzi.
Ancora sul Jobs Act, viene approvato il decreto che disciplina il contratto a tutele crescenti, a cui si aggiunge anche quello per la modifica, “salvo intese”, dell’Aspi con l’estensione degli ammortizzatori sociali anche ai lavoratori che oggi ne sono esclusi per 24 mesi, con l’obbligo di seguire corsi di formazione volti al reinserimento lavorativo. “Lo Stato non si dimentica di te e ti aiuta fornendoti nuovi strumenti con i corsi di formazione. È chiaro – ha confermato Renzi – che chi non li fa esce dal programma”.
Taranto
Il Cdm approva anche il decreto su Taranto, articolato in quattro punti tra l’investimento nel porto, nella sanità con la creazione di un centro sulla cura e ricerca dei tumori infantili, le bonifiche ambientali e, soprattutto, il passaggio dell’Ilva all’amministrazione straordinaria: un intervento possibile con l’estensione della legge Prodi-Marzano per un’impresa che è strategica per il territorio e la politica industriale nazionale.
In tutto saranno mobilitate risorse pari a 2 miliardi di euro di cui “800 milioni già sbloccati” e “circa un miliardo e qualche centinaio di milioni” per adempiere all’Aia dell’Ilva. Il provvedimento è stato fatto a favore di “una città troppo spesso umiliata dalla politica” e che Renzi ha definito “l’atto più emozionante del Cdm. La responsabilità ci chiama e noi rispondiamo prendendo in faccia il vento che serve. Su di noi ricade di rimediare agli errori fatti in quella città che merita un grande, pubblico, diretto investimento dello Stato italiano”.
Precari delle Province
Dal Consiglio arriva anche una prima risposta per i precari delle Province con un tweet della ministra Marianna Madia con cui si prorogano i contratti dei precari.
CDM proroga contratti dei lavoratori precari province. Con #superamentoprovince nessuno perde posto e si danno migliori servizi a cittadini.
— Marianna Madia (@mariannamadia) 24 Dicembre 2014
Delega Fiscale
Il decreto fiscale invece prevede da un lato di “inasprire le sanzioni” e dall’altra “di porre il pubblico come un consulente e non un nemico” attraverso nuove regole per l’abuso del diritto delimitato o, nelle parole di Renzi “la certezza del diritto” e la collaborazione fra grandi imprese e fisco.
Boeri all’Inps
Il Consiglio dei Ministri ha poi dato il via libera a diverse nomine dell’amministrazione statale, tra cui colpisce la scelta di Tito Boeri a presidente dell’Inps: l’economista succede al commissario Tiziano Treu. Infine, tra gli altri, il generale Tullio Del Sette sarà dal prossimo 10 gennaio il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri al posto del generale Leonardo Gallitelli; il generale Claudio Graziano è il nuovo capo di stato maggiore della Difesa.
#Carabinieri, grazie al Gen. Gallitelli per l'eccellente lavoro svolto. Auguri e buon lavoro al Gen. Del Sette #culturadelladifesa
— Roberta Pinotti (@robertapinotti) 24 Dicembre 2014
Auguri al Gen. Graziano nuovo Capo di SMD. All'Amm. Binelli Mantelli il mio ringraziamento per importante lavoro #culturadelladifesa
— Roberta Pinotti (@robertapinotti) 24 Dicembre 2014