La reazione alla morte di Johan Cruyff è stata difficile, soffocata, piena di amarezza ma anche di riconoscenza per quello che come uomo, sia da calciatore che da allenatore, è riuscito a dare al mondo del calcio. La fine di Johan Cruyff, purtroppo, sarebbe potuta arrivare da un momento all’altro per colpa del cancro, nessuno, però, vuol mai dire addio a qualcuno nonostante quel qualcuno stia molto male. Non ci si abitua mai all’idea di perdere una persona finché quella persona non c’è più per davvero. Il giorno dopo la morte di Johan Cruyff i più grandi giornali sportivi hanno dato il loro tributo con la loro prima pagina.
Cruyff era riconosciuto a livello mondiale come uno dei migliori giocatori della storia del calcio e sicuramente colui che ha portato qualcosa di nuovo all’interno di questo sport. Lo chiamavano “il Pelé bianco” ma con il brasiliano non aveva poi molte cose in comune. La diversità dell’olandese stava tutta nelle movenze, nell’eleganza e nella tecnica incredibile.
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Johan Cruyff è stato un genio del calcio. Ha spostato l’asticella del gioco un gradino sopra a quelli che erano gli standard dell’epoca. Ha portato nel calcio dei valori che ancora oggi, anzi, soprattutto al giorno d’oggi servirebbero come dei comandamenti in ogni squadra del mondo.
Il suo comportamento, la sua cultura, le sue parole e il suo fascino da “uomo del mistero” sono paragonabili al suo talento. E’ per tutto questo che Cruyff non è solo Cruyff ma è l’essenza della fantasia nel calcio.
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