Evaso 10 giorni fa dal carcere di massima sicurezza di Sassari, Giuseppe Mastini – noto come Johnny lo Zingaro – è stato catturato in Sardegna. L’ergastolano di 60 anni, alla sua settima evasione, ha spiegato: “Si fugge sempre per amore”. A trovarlo, nascosto in un casale in una zona rurale di Sassari, è stata una pattuglia della polizia. Alla cattura hanno collaborato anche gli agenti della Polizia di Stato e della Squadra Mobile di Sassari.
Giuseppe Mastini ha iniziato la propria “carriera criminale” negli anni Settanta, a Roma. Condannato per tre omicidi, un rapimento e 25 rapine, nel corso della sua permanenza dietro le sbarre si è reso protagonista di sette evasioni. L’ultima, dal carcere di massima sicurezza di Sassari, è terminata con un nuovo arresto. La polizia di Sassari, infatti, ha trovato e catturato Johnny lo Zingaro mentre si nascondeva in un casolare sito in una zona rurale della città. Per non farsi riconoscere, Mastini si era anche tinto i capelli di color biondo platino. L’udienza per discutere il regime di semilibertà era fissata per il prossimo febbraio.
“Quella della fuga è una scelta inspiegabile”, avevano detto negli scorsi giorni don Gaetano Galia, direttore del Centro salesiano che aveva accolto Johnny durante i permessi premio, e l’avvocato torinese, Enrico Ugolini.
“Io non sono deluso per il tradimento della fiducia – aveva proseguito don Gaetano -, ma perché temo che il suo percorso di reinserimento sia definitivamente concluso. Ormai il suo destino è la fuga o il carcere, dal punto di vista del recupero è come se fosse morto”.
Giuseppe Mastini è nato a Ponte San Pietro, in provincia di Bergamo, nel 1960. Da lì, si trasferì poi a Roma insieme con alcune famiglie sinti della Lombardia. La sua “casa mobile” si trovava in via Riccardo Balsamo Crivelli. Proprio nella Capitale iniziò la sua “carriera” da criminale, motivo per il quale ha ricevuto il soprannome di Johnny lo Zingaro. Lavorava in un parco giochi con la famiglia, ma aveva il sogno di guidare belle auto. Per esaudirlo iniziò a rubare alcuni veicoli, entrando così in contatto con la malavita locale.
Insieme con la banda del Tiburtino, partecipò, nel 1971, a una rapina durante la quale – all’arrivo della polizia – sparò il suo primo colpo di pistola, senza ferire nessuno. Un altro colpo di pistola – stavolta fatale – lo esplose alle prime luci del mattino del 31 dicembre del 1975. Aveva 15 anni quando uccise un operaio di 38 anni, impiegato Atac, Vittorio Bigi, per rubare un orologio di scarso valore.
Tre, in totale, gli omicidi – gli ultimi alla fine degli anni Ottanta – che gli sono costati l’ergastolo. Il nome di “Johnny lo Zingaro”, inoltre, era emerso anche in riferimento all’inchiesta per la morte dello scrittore Pier Paolo Pasolini.
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