Boris Johnson non tornerà a Downing Street, non adesso perlomeno. L’ex leader del Partito conservatore, dopo aver accarezzato l’ipotesi di tornare al timone della Gran Bretagna, ha deciso che non si candiderà per le primarie dei Tory e quindi non sarà il successore di Liz Truss neanche come primo ministro.
Se l’altra candidata alla leadership del partito, Penny Mordaunt, non dovesse arrivare almeno a cento endorsement da parte dei parlamentari del suo schieramento, il nuovo premier britannico diventerebbe automaticamente Rishi Sunak, che può invece contare sull’appoggio di almeno 150 dei suoi. Sarebbe proprio questo il motivo che ha spinto BoJo a a ritirare la candidatura: evitare una sconfitta annunciata contro il suo vecchio cancelliere dello scacchiere.
Prima una voce, poi la conferma: Boris Johnson non si candiderà (di nuovo) alle primarie del Partito conservatore e quindi non correrà per tornare in sella al governo britannico. L’ex primo ministro, che si era dimesso sia dalla carico di capo dell’esecutivo, sia da quello di leader dei Tory soltanto il 7 luglio scorso, secondo i media, non avrebbe raggiunto il tetto dei cento parlamentari che servirebbe per proporsi alla guida dello schieramento (e quindi della nazione, almeno in questo caso), fermandosi a 59.
Già nel pomeriggio, BoJo aveva ricevuto il no dell’attuale leader della Camera dei Comuni, Penny Mordaunt, di farsi da parte e appoggiarlo (avrebbe portato in dote i suoi 24 voti) e quindi la decisione di essere lui quello a rinunciare.
Stando così le cose, però, è molto probabile che le primarie non verranno proprio fatte, perché, così come per Johnson, anche la seconda candidata potrebbe non riuscire ad arrivare ai 100 endorsement che servono per proporsi come numero uno dei conservatori. E quindi il testimone di Liz Truss passerebbe direttamente all’ex ministro per le Finanze Rishi Sunak, che la non più nuova Margareth Thatcher aveva battuto il 6 settembre, e che potrebbe diventare premier già da domani. Qualora, invece, Mordaunt dovesse superare lo scoglio, la decisione verrà presa entro venerdì dai 140mila iscritti.
Ufficialmente, Johnson ha detto di aver deciso di rinunciare a correre per le primarie dei Tory perché questo teme “non sia il momento giusto“, ma darà comunque il suo sostegno a chi riuscirà a vincere. D’altronde, ha detto, “non puoi governare in modo efficace a meno che tu non abbia un partito unito in Parlamento“.
Ma il motivo potrebbe anche essere un altro. L’ex premier, infatti, prima di provare a convincere la numero uno della Camera dei Comuni (non riuscendoci), aveva provato a chiedere anche al suo cancelliere dello scacchiere a rinunciare alla candidatura per appoggiare, invece, la sua – ma il risultato è stato il medesimo. Andare incontro a una sorta di sconfitta annunciata, la prima per lui, poteva non essere una strada praticabile e, quindi, la scelta di farsi da parte.
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