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JonBenét Ramsey: la morte della baby reginetta è ancora avvolta nel mistero

Era il 26 dicembre 1996 quando, JonBenét Ramsey, la baby reginetta di bellezza più amata d’America, veniva trovata morta a soli sei anni nella cantina della sua abitazione Boudler, nel Colorado.

JonBenét Ramsey -Nanopress.it

JonBenét era figlia di John Ramsey imprenditore milionario e di Patsy Ramsey, ex Miss West Virginia. Sarà proprio la madre a chiamare il 911 la mattina di Santo Stefano denunciando la scomparsa della figlia e il contestuale ritrovamento di un bigliettino contenente una richiesta di riscatto. Poche ore dopo il cadavere della bambina verrà ritrovato nel seminterrato della villa di famiglia con il cranio sfondato ed evidenti segni di strangolamento sul collo.

L’omicidio

La mattina del 26 dicembre Patrizia Ramsey aveva trovato sulle scale di casa una lunga lettera di riscatto nella quale si scriveva che la piccola JonBenét, sua figlia, era stata rapita. Si ordinava altresì alla famiglia Ramsey di preparare 118.000 $ come riscatto per il rapimento.  Allertato il 911, le indagini si concentrarono sulla pista della sottrazione di minore. Dopo aver ispezionato la casa, la bambina veniva ritrovata inspiegabilmente in cantina: indossava ancora il pigiama ed era riversa supina sul pavimento.  La sua bocca era coperta da del nastro adesivo, mentre il collo e i polsi erano legati con una corda di nylon. La bambina era stata localizzata dal padre John che, in preda alla disperazione, aveva rimosso il nastro adesivo dalla bocca e la e aveva trasportato la figlia al piano superiore punto nel tentativo di rianimarla. Inquinando così le prove e la scena del crimine. Constatato il decesso, il corpo di JonBenét veniva adagiato accanto all’albero di Natale ormai spento.

L’autopsia

JonBenét era stata colpita prima la testa con un oggetto contundente che le aveva fratturato il cranio penetrando per oltre 20 cm. Il colpo però non si era rivelato mortale. Per questo, poi, il suo assassino ha dovuto strangolarla con un cordino di nylon. L’esame autoptico rivelava inoltre che, poco prima di morire, la bambina aveva mangiato dell’ananas, ma anche che era stata vittima di abusi. Sulla sua schiena aveva lividi e graffi e sulla biancheria intima c’erano tracce di sangue. Erano state riscontrate anche delle abrasioni sulla parte posteriore del dorso e delle gambe, attribuibili verosimilmente a un trascinamento del corpo.

I genitori della piccola hanno sempre negato di aver dato da mangiare a JonBenét. Ma possibile che un assassino possa sentirsi tanto al sicuro da perdere tempo a sfamare la sua vittima?

La scena del crimine

I genitori hanno sostenuto sin dall’inizio la pista dell’introduzione di estranei nell’abitazione. Ma nella villa dei Ramsey non vi era alcun segno di effrazione, la camera della bambina era perfettamente in ordine ed erano completamenti assenti i segni di colluttazione. Sulle impronte della ciotola rinvenuta in cucina e che conteneva l’ananas mangiata da JonBenét erano presenti le impronte digitali di Patsy e del fratello Burke.

 I sospetti

Chi ha ucciso la baby modella americana? Sin dall’inizio i sospetti erano caduti sul nucleo familiare Ramsey in particolare su Patricia, la madre la piccola. Per molto tempo gli investigatori sostennero l’ipotesi che quest’ultima, in un impeto di rabbia dovuto al fatto che la figlia aveva fatto nuovamente la pipì a letto, l’avesse uccisa la notte di Natale. Simulando, poi, il rapimento con la complicità del marito. Un’ipotesi suffragata dalla perizia calligrafica. I periti nominati infatti affermarono che era stata proprio Patricia a scrivere la lettera di riscatto. Gli investigatori batterono però anche la strada dell’omicidio per mano di John Ramsey, sostenendo che l’uomo aveva abusato della figlia e poi l’aveva uccisa per coprire le sue responsabilità. Ma entrambe le tesi caddero nel vuoto per mancanza di prove schiaccianti.

L’esame del Dna

Sui resti della bambina era stato effettuato il test del DNA. Quest’ultimo consentiva di rinvenire due profili genetici sconosciuti. Profili, però, non riconducibili a nessuno dei criminali schedati nella nazionale banca dati. L’assassino, dunque, rimaneva ignoto. Ma l’esame del DNA consentiva di scagionare definitivamente Jhon e Patricia.

Ad oggi la morte di JonBenét, resta avvolta nel mistero. Difatti, nonostante negli anni numerosi pedofili si siano addebitati la responsabilità, i riscontri scientifici non hanno validato nessuna testimonianza.

Anna Vagli

Giurista, Criminologa Investigativa, Scrittrice, Giornalista-Pubblicista, Esperta in Scienze Forensi, Psicologia Investigativa, Sopralluogo Tecnico sulla Scena del Crimine e Criminal Profiling. Certificata come Esperta in Neuroscienze Cognitive Applicate e come Analista Comportamentale Editorialista di crimine per Nanopress. Direttore scientifico Master in Criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica e docente Sole 24 h business school. Opinionista tv programmi Rai, Mediaset, Warner Bros Discovery Italia ed opinionista radiofonica per Rai Radio2 e Radio Capital.

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