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Juventus Atalanta rinviata per neve: perché la partita si doveva (e poteva) giocare

Ansa

Come cantava Freddy Mercury con i Queen, lo show deve andare avanti. Perché è inaccettabile che nel 2018, nello stadio più nuovo e all’avanguardia d’Italia, si debba rinviare una partita per una nevicata. Una nevicata peraltro prevista da giorni, una nevicata che si è interrotta pochi minuti dopo che si è deciso di rinviare a data da destinarsi la sfida tra Juventus e Atalanta, prevista ieri alle 18 all’Allianz Stadium di Torino. Una decisione presa in modo affrettato, con Buffon che rientra in campo praticamente in pigiama a discutere con Toloi, capitano dei nerazzurri, e con l’arbitro che lancia solo una volta il pallone per far vedere che non rotola a sufficienza.

Qualcosa non quadra, non quadra perché ci sono dei precedenti che smentiscono ogni teoria, complottistica o mirata a difendere questa decisione, assurda.

Sotto il manto verde dell’Allianz Stadium, l’impianto di riscaldamento è costituito da 27 chilometri di tubi a serpentina che avrebbero potuto aiutare di molto lo smaltimento della neve se si fosse aspettato qualche minuto prima di prendere la decisione, con l’aiuto di spalaneve che avrebbero sgombrato il campo nel giro di poco tempo. Inoltre, il 28/01/2012 si giocò un Juventus-Udinese sotto la neve senza alcun tipo di disagio, senza alcun tipo di problema.

Poi ci sono i vari corsi e ricorsi storici, con il diluvio di Perugia del 1999 che costò uno scudetto ai bianconeri o il terreno della Türk Telekom Arena di Istanbul nel pomeriggio del 13 dicembre 2013 in cui la Juventus di Antonio Conte fu eliminata dalla Champions League dal Galatasaray nel recupero della partita posticipata per neve la sera prima.

Si è parlato poi di “incolumità dei giocatori”, quando gli infortuni di vario tipo possono esserci anche in splendide giornate primaverili; si è parlato di “addetti ai lavori dentro e fuori lo stadio che avrebbero dovuto raddoppiare le ore di lavoro”, quando non è affatto la prima volta che si verifica un imprevisto del genere (Roma-Sampdoria del 2016, sospesa di fatto per 80 minuti e ripresa nel momento in cui le condizioni meteo si sono stabilizzate).

Pare davvero complicato trovare una spiegazione plausibile e pare davvero impossibile colmare il gap a livello di cultura sportiva, di infrastrutture e quant’altro con campionati come la Premier League inglese o la Bundesliga, dove il meteo è decisamente diverso e spesso peggiore ma lo spettacolo, appunto, non si ferma mai.

È una questione di cultura, è una questione di impianti idonei in qualsiasi condizione, è una questione di rispetto verso i tifosi, sia quelli che fanno chilometri e pagano il biglietto, sia quelli che pagano un abbonamento con una qualsiasi pay tv.

Si poteva gestire il tutto diversamente, pensare di anticipare il match di qualche ora visto l’ampio preavviso con cui si sapeva dell’allerta meteo o attendere qualche minuto in più per prendere una decisione migliore. Si poteva far vedere che anche qui le emergenze possono essere più o meno gestite, che in un impianto all’avanguardia lo spettacolo può esserci nonostante temperature molto basse e qualche precipitazione.

Già, si poteva ma non si è fatto e lo show, ancora una volta e con buona pace dei Queen, si è fermato.

Marco Mincione

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