Kabobo condannato a 20 anni: uccise 3 passanti a picconate

Kabobo in Tribunale a Milano

E’ definitiva la Condanna a 20 anni di reclusione per Adam Kabobo, il giovane ghanese responsabile degli omicidi avvenuti l’11 maggio 2013 a Milano, quando uccise tre passanti a picconate nel quartiere Niguarda, seminando il panico tra i passanti. La tesi sostenuta dai legali dell’uomo circa la sua completa incapacità di intendere e di volere, non era stata accolta da giudici né in primo né in secondo grado. Per Kabobo è stata confermata anche la condanna a 8 anni di reclusione per il tentato omicidio di altre due persone ferite. La difesa ha poi rinunciato a presentarsi in udienza in Cassazione per discutere il ricorso, e così la Suprema Corte ha stabilito come definitiva la pena scelta per lui nel secondo grado di giudizio presso la seconda sezione della Corte d’Assise d’appello di Milano.

Gli omicidi dell’11 maggio 2013
L’11 maggio 2013, sabato mattina, il quartiere di Niguarda, a Milano venne sconvolto dagli omicidi di Ermanno Masini, Alessandro Carolé e Daniele Carella, i tre passanti uccisi a picconate da Adam ‘Mada’ Kabobo. Il giovane ghanese, allora 31enne, irregolare e con precedenti per resistenza, rapina, furto e stupefacenti, foto-segnalato nel 2011 in Puglia e intimato all’espulsione, viene intercettato mentre sta girando per le vie del quartiere fin dall’alba, armato con una spranga. In stato di evidente alterazione, appare agitato: all’improvviso si scaglia contro un ragazzo di 24 anni, all’uscita del turno al supermercato, venti minuti dopo attacca un altro passante, un operaio di 50 anni. Entrambe le vittime si recano in ospedale, vengono medicati e dimessi. Per almeno mezz’ora Kabobo si aggira per le vie del quartiere senza che nessuno chiami i Carabinieri.

Adam Kabobo ripreso dalle telecamere

Intorno alle 6.30 il ghanese trova un piccone in un cantiere edile e inizia a mietere le sue vittime. Lui stesso aveva raccontato – tradotto da un’interprete che conosce il dialetto Twi – di aver sentito delle voci che gli intimavano di dover uccidere. Il primo a cadere sotto i suoi colpi è Ermanno Masini, 64 anni, pensionato, colpito alla testa e all’addome. Poco dopo tocca ad Alessandro Carolé, 40 anni, seduto davanti a un bar: i colpi sferrati alla testa sono letali. Infine, si scaglia contro Daniele Carella, 21 anni, che sta aiutando il padre a scaricare i giornali: il giovane muore poco dopo per le ferite. La perizia psichiatrica lo aveva dichiarato incapace di intendere e volere: trasferito in carcere a San Vittore in attesa del processo, si rese protagonista di un altro episodio quando tentò di strozzare il suo compagno di cella perché “aveva sentito delle voci”.

Le reazioni dopo la sentenza di appelloI parenti delle vittime, in particolare di Andrea Masini, figlio di Ermanno Masini, morto sotto i colpi di Kabobo, avevano commentato la sentenza di appello: “In qualsiasi paese sarebbe stato condannato a morte o all’ergastolo. Non ce l’ho con il giudice che era obbligato a pronunciare questa sentenza, visto il riconoscimento della seminfermità mentale e il rito abbreviato, ma ce l’ho con lo Stato italiano che fa entrare i clandestini e non li segue”, le sue parole. “Sono sei anni a omicidio, in un Paese normale non è giustificabile“, continua Masini che in merito al risarcimento spiega come suo padre “non sia monetizzabile” e che non dovrebbe essere lui a chiedere soldi a Kabobo che è nullatenente, ma dovrebbe essere lo Stato a risarcire in automatico.

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