L’incontro avvenuto tra il leader Khamenei, Guida Suprema dell’Iran, e i vertici del Movimento per la Jihad islamica palestinese ha suscitato grande attenzione nella comunità internazionale. Durante la riunione che si è tenuta a Teheran, il religioso ha espresso la sua ammirazione per la recente vittoria della Jihad islamica contro Israele e ha sottolineato la trasformazione sostanziale delle condizioni politiche rispetto a 70 anni fa.
Il vertice ha rappresentato un momento importante per la cooperazione tra l’Iran e la Palestina, il quale ha evidenziato il ruolo fondamentale della Jihad islamica nella lotta per l’autodeterminazione del popolo palestinese. L’incontro, dunque, rappresenta un’importante tappa nella storia del conflitto israelo-palestinese e potrebbe avere implicazioni significative per la regione mediorientale.
Mercoledì, l’Ayatollah Seyed Ali Khamenei, leader della rivoluzione islamica, ha tenuto un incontro con il Segretario generale del Movimento per la Jihad islamica palestinese Ziyad Nakhala a Teheran. Durante la riunione, il leader ha espresso la sua ammirazione per la recente vittoria della Jihad islamica contro Israele, sottolineando che le condizioni politiche attuali del regime israeliano sono significativamente diverse rispetto a 70 anni fa.
Il leader ha fatto notare che oggi il nemico sionista si trova in una posizione di passività e reazione, dimostrando che la Jihad islamica palestinese e i gruppi di resistenza hanno individuato correttamente la strada da seguire con prudenza.
Khamenei ha sottolineato l’importanza di correre rischi per raggiungere grandi obiettivi e ha evidenziato come la forza e la credibilità dei gruppi di resistenza palestinesi e della Jihad islamica stiano aumentando di giorno in giorno, come dimostra la recente sconfitta del regime sionista negli scontri recenti.
L’incontro rappresenta un momento significativo nella storia del conflitto israelo-palestinese e potrebbe avere implicazioni rilevanti per la regione mediorientale. La posizione del leader iraniano e la sua solidarietà nei confronti della Palestina ma sopratutto verso la Jihad islamica potrebbero influenzare gli equilibri politici della regione e le dinamiche del conflitto in corso.
Khamenei ha precisato inoltre che: “La Jihad islamica della Palestina ha superato la prova nella recente battaglia di Gaza, e ora le condizioni per il regime sionista sono cambiate rispetto a settant’anni fa, e i leader sionisti hanno il diritto di preoccuparsi di non vedere l’ottantesimo anniversario di questo regime”.
La riunione tra l’ayatollah Khamenei e il Segretario generale del Movimento per la Jihad islamica palestinese, Ziyad Nakhala, ha offerto una visione approfondita delle dinamiche in corso nella Palestina occupata e del ruolo centrale della resistenza palestinese nella lotta contro il regime sionista.
L’ayatollah ha lodato il percorso intrapreso dalla Jihad islamica e dagli altri gruppi per attuare la resistenza palestinese e combattere il regime sionista. Ha poi sottolineato l’importanza del crescente potere dei gruppi di resistenza in Cisgiordania. Il leader iraniano ha sostanzialmente incoraggiato il loro percorso di continuazione, esprimendo il suo sostegno costante al popolo palestinese e ai gruppi di resistenza.
L’incontro ha mostrato anche la solidità dei legami tra Iran e Palestina, con Nakhala che ha espresso il suo apprezzamento per il costante sostegno dell’Iran al popolo palestinese e alle sue lotte. Ha presentato una relazione sui recenti sviluppi nella Palestina occupata, evidenziando la sconfitta del regime sionista nella guerra dei cinque giorni a Gaza e le condizioni in Cisgiordania, nonché i gruppi di resistenza che dominano in quest’area.
Il leader della resistenza palestinese ha poi espresso orgoglio e entusiasmo riguardo alla vittoria della Jihad islamica nella guerra di Gaza e ha espresso la speranza di assistere presto alla vittoria finale e alla liberazione di al-Quds.
Come sopra citato si tratta di un momento significativo per la solidarietà tra Iran e Palestina, e potrebbe avere implicazioni rilevanti per la regione mediorientale dato che si sta assistendo ad una mutazione delle dinamiche geopolitiche e delle relazioni bilaterali che mostrano un’alleanza molto stretta tra regioni mediorientali e asiatiche, influenzate anche dalla mediazione della Cina, che si è imposta come potenza diplomatica internazionale la quale si dedica soprattutto alla risoluzione delle controversie tra nazioni in conflitto, come per esempio Arabia Saudita e Iran, che si contrappongono all’Occidente e ciò dato il momento storico che mostra una guerra in atto la comunità internazionale teme che questo allearsi possa tramutarsi in una crisi globale ancora maggiore e ad uno spaccamento ancora più deciso tra Oriente e Occidente, che non può far altro che mettere in difficoltà ulteriore commercio, produttività e ho ogni ambito economico sociale.
Le dinamiche mostrate della diplomazia mediorientale stanno evidenziando chiaramente quanto, nei momenti di difficoltà, riemergano le alleanze regionali per poter dipenderà il meno possibile dai paesi con conflitto proprio come sta accadendo per esempio tra Cina, Iran e Russia. Dall’altro lato è evidente invece un supporto occidentale nei confronti di Israele per combattere il terrorismo islamico, nonostante questo preciso momento storico sia stato poco favorevole per la diplomazia israeliana a causa delle dure azioni legislative ma anche nei confronti Della Palestina intraprese dal governo Netanyahu.
L’Iran, da sempre, ha sostenuto le milizie palestinesi nella loro lotta per l’autodeterminazione e l’indipendenza, ma non solo. Il sostegno iraniano si estende anche alle milizie collocate in Libano e Siria, per difesa ma anche in un’ottica di espansione islamica e di contrasto all’Occidente.
In primo luogo è da sottolineare come l’Iran abbia sempre sostenuto le milizie palestinesi nella loro lotta per la liberazione e l’indipendenza. L’obiettivo del regine iraniano, in questo caso, è quello di contrastare l’occupazione israeliana della Palestina e di promuovere una soluzione e pertanto il governo in Iran supporta la causa contro Israele e contro chi si oppone all’influenza islamica.
Il sostegno iraniano alle milizie palestinesi si concretizza attraverso l’invio di armi, finanziamenti e addestramento militare, con l’obiettivo di aiutare la resistenza palestinese a fronteggiare l’occupazione israeliana.
Come secondo punto fondamentale è doveroso sottolineare che il regime in Iran sostiene anche le milizie collocate in Libano come ad esempio Hezbollah, che rappresenta uno dei principali alleati dell’Iran nella regione. Il sostegno iraniano a Hezbollah si basa su una comune visione anti-israeliana e anti-occidentale, che mira a contrastare l’egemonia Usa nella regione. L’Iran fornisce a Hezbollah sostegno militare, finanziario e politico, con l’obiettivo di rafforzare la sua capacità di resistenza e di difesa contro le minacce esterne.
Come terzo punto fondamentale precisiamo inoltre che il governo iraniano di Raisi sostiene anche le milizie collocate in Siria, per esempio le forze di difesa nazionale e le brigate di resistenza popolare. In questo caso, l’obiettivo dell’Iran è quello di contrastare l’ingerenza occidentale nella regione ma soprattutto proteggere la sovranità siriana e quella iraniana. Anche in Siria l’Iran in via armi e sostegno politico finanziario per poter contrastare minacce esterne che andrebbero a minare l’influenza e la potenza islamica.
Proprio per il sostegno mostrato dall’iran nei confronti delle milizie palestinesi, libanesi e siriane sia stato spesso criticato dagli Stati Uniti e da altri paesi occidentali, che vedono in questi gruppi una minaccia alla stabilità e alla sicurezza della regione.
Teheran continua a sostenere queste milizie, in un’ottica di difesa degli interessi regionali e di contrasto all’ingerenza occidentale senza curarsi di ciò che emerge dalla diplomazia occidentale.
La Jihad Islamica rappresenta uno dei movimenti di resistenza palestinese più noti e attivi degli ultimi decenni. Fondata da un gruppo di studenti universitari islamici, la Jihad Islamica Palestinese ha sempre avuto come obiettivo principale la liberazione della Palestina dall’occupazione israeliana e la creazione di uno Stato palestinese indipendente. Prima di essa, seppur senza lo stesso nome le milizie islamiche che si adoperavano in difesa dei cittadini arabi e musulmani dato che questo contrasto tra Palestina e Israele ha radici profonde che provengono da avvenimenti del passato, difficili da sradicare dalla memoria della popolazione.
Gli attacchi israeliani nei confronti dei palestinesi l’occupazione dei territori relegandoli sostanzialmente a luoghi specifici in stile apartheid ha suscitato sentimenti di malcontento globale e non soltanto da parte del mondo islamico, che però ha reagito in maniera profondamente violenta quando si è assistito alla prima intifada e successivamente alla seconda, che hanno portato alla kamikaze morte di moltissime persona mediante attacchi kamikaze mi attacchi bomba.
La storia della Jihad Islamica Palestinese è caratterizzata da una serie di attacchi contro Israele, compreso il lancio di missili, attentati suicidi e attacchi armati. Nel 1995, il movimento ha rivendicato la responsabilità dell’attentato suicida alla stazione degli autobus di Beit Lid, in cui sono stati uccisi 22 israeliani.
La Jihad Islamica palestinese è un’organizzazione islamica sunnita, che si fonda sui principi del jihad e della resistenza all’occupazione. Il movimento gode di un forte sostegno tra i palestinesi, che lo vedono come un’organizzazione di resistenza che lotta per il loro diritto all’autodeterminazione. L’organizzazione è stata classificata come un’organizzazione terroristica da Israele, dagli Stati Uniti e dall’Unione europea ma anche da molti altri Paesi.
Negli anni la Jihad palestinese ha sempre mantenuto una stretta relazione con l’Iran, che le ha fornito sostegno politico e finanziario. Ma è fondamentale sottolineare che il movimento mantiene la propria indipendenza decisionale e non è semplicemente un’appendice dell’Iran.
È possibile affermare, osservando e analizzando che la sua classificazione come organizzazione terroristica, supportata da numerosi Paesi, non ha scalfito il ruolo nella regione della Jihad Islamica che continua a sostenere la lotta dei palestinesi per l’autodeterminazione e rappresenta un punto di riferimento per molti cittadini palestinesi e islamici in generale, dato sostengono che il popolo musulmani sia vittima di discriminazione ma anche dalla frange arabe più estreme.
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