Mentre l’Iran è attraversato da numerosissimi attacchi nei confronti delle studentesse, che vengono avvelenate all’interno degli istituti scolastici femminili, e arrivano le parole della guida Suprema dell’Iran Alì Khamenei in merito alla faccenda. Ha promesso punizioni adeguate per gli autori di questi attacchi.
L’ayatollah non aveva parlato dell’accaduto e ciò aveva sollevato molti sospetti tra la popolazione iraniana, che non ha comunque cambiato idea dopo le dichiarazioni, ma ora il popolo ha sentito, dalla sua stessa voce, il suo punto di vista a margine di una conferenza che si è tenuta nella giornata di oggi, 6 Marzo 2023.
Mentre gli attacchi si stanno diffondendo in tutto il Paese e hanno colpito decine e decine di scuole e l’attenzione mediatica si è rivolta, ovviamente, verso questo caso che è qualcosa di incredibile e inaccettabile, dato che va a toccare una fascia d’età che andrebbe protetta e non colpita deliberatamente dagli adulti. Si tratta di bambine piccole e spesso appartenenti alle scuole elementari e medie. Non si tratta di un evento che si sta sviluppando in questo momento ma è qualcosa che fino ad ora, nonostante si siano verificati diversi attacchi dal 30 di novembre, l’argomento è stato, inizialmente, tenuto velato e, soprattutto, non era chiaro che dietro ci fosse un piano mirato a destabilizzare l’istruzione femminile iraniana.
Mentre l’opinione internazionale è rivolta verso questa delicata faccenda degli avvelenamenti nelle scuole, la popolazione iraniana ha subito additato gli attacchi come una presa di posizione da parte delle autorità che hanno deciso di punire chi ha sostenuto le proteste, soprattutto le giovani donne all’interno degli edifici scolastici che hanno preso parte alla rivoluzione iraniana urlando lo slogan Donna Vita Libertà, scaturita 16 settembre dopo la morte di Mahsa Amini, avvenuta per mano della polizia morale mentre era tenuta in custodia per avere indossato male il velo. Una punizione verso giovanissime ragazzine che invece di essere protette nel loro percorso di crescita e veder garantito il loro diritto a un’istruzione, che può permettere loro di avere un futuro migliore, vedono invece calpestati costantemente i propri diritti.
Khamenei ha parlato della situazione degli avvelenamenti nei confronti delle giovani ragazzine iraniane e ha affermato che è necessario intervenire, in quanto è palese che gli avvelenamenti siano deliberati e, proprio per questo, il giudice supremo suggerisce che gli autori potrebbero essere giustiziati.
L’ayatollah ha chiesto punizioni dure nei confronti dei responsabili degli attacchi mediante veleno nei confronti delle studentesse iraniane, avvenuti all’interno degli edifici scolastici. Chiede che vengano puniti i responsabili mentre gli attacchi si stanno diffondendo in tutto il Paese e non vengono fornite ai genitori e ai docenti spiegazioni plausibili o dettagliate.
Oggi il leader supremo Khamenei si trovava a una cerimonia annuale riguardante la piantagione di alberi e ha deciso, a margine della stessa, di confrontarsi con i giornalisti presenti e ha dichiarato che gli avvelenamenti sono un: “crimine grave e imperdonabile” e gli autori devono affrontare la “punizione più severa” per gli incidenti che hanno diffuso la paura tra i genitori e in tutta la società iraniana. Se ci sono persone che hanno una mano in questo – e ci sono quelle che indubbiamente lo fanno in qualche modo – allora le organizzazioni responsabili, comprese l’intelligence e le forze dell’ordine, devono trovare l’origine di questo crimine”.
Khamenei non ha fornito però indizi o indicazioni in più in merito a quali possano essere i gruppi ritenuti possibili esecutori e quindi sospettati degli avvelenamenti. Subito dopo che è emersa la dichiarazione della guida Suprema dell’Iran, la magistratura iraniana ha dichiarato che i tribunali agiranno in maniera rapida e repentina e ha suggerito, sostanzialmente, che i condannati riceveranno come condanna la pena di morte.
Gholamhossein Mohseni Ejei, facendo riferimento a un’accusa formale della magistratura iraniana, che comporta la condanna a morte ha specificato che: “Sulla base della definizione data dalla legge, gli autori sono indubbiamente colpevoli di ‘corruzione sulla terra’”.
Il primo caso di avvelenamento nelle scuole femminili iraniane si è verificato all’interno della città religiosa di Qom. Alla fine di novembre decine di ragazze sono state portate in ospedale e molti casi simili hanno continuato a verificarsi, sia all’interno di scuole primarie che secondarie e si sono notato anche nella capitale Teheran ma, inizialmente, non era così evidente il nesso tra i malanni delle studentesse e un possibile piano studiato a regola d’arte.
Gli attacchi sono aumentati in maniera esponenziale e con una forte impennata, se si conta il numero di studentesse colpite, nelle ultime settimane. In tutto l’Iran si è sollevata molta preoccupazione e sopra da parte di genitori e insegnanti. La crescita sostanziale del numero di attacchi e il riscontro sempre più attivo di azioni congiunte mirate, secondo l’opinione della maggior parte della popolazione locale, sono da ricorrere a un’organizzazione che va consapevolmente a intaccare l’istruzione femminile senza però volersi esporre realmente. Molte associazioni e anche molti attivisti hanno dichiarato che il fatto che le autorità e il regime iraniano non diano risposte concrete rappresenta già un’ammissione di colpa.
Dopo che si è sollevata attenzione mediatica riguardo alla faccenda raggiungendo i media a livello internazionale, gli attacchi sono aumentati in maniera a repentina. Molti sanitari hanno affermato ai media locali che, a loro avviso, si tratta di un boicottaggio voluto e ponderato per impedire alle donne di conseguire il percorso di studi predefinito.
Non sono state fornite cifre precise ma si tratta di migliaia di casi segnalati e di oltre 1200 casi che hanno necessitato di intervento ospedaliero. In realtà si stima che attualmente siano alcune migliaia le studentesse colpite da avvelenamento in Iran.
Dopo che è emerso il collegamento tra i malanni e sono emersi chiaramente anche tutti i segni distintivi che collegano i diversi attacchi subiti dalle giovani, come per esempio i sintomi ovvero la mancanza di respiro, mal di testa, nausea, palpitazioni cardiache e intorpidimento degli arti. Emerge anche che prima di sentirsi male le vittime hanno sentito odori strani come profumi forti e odore di bruciato.
Nonostante la maggior parte dei casi non sia stata definita grave è stato necessario l’intervento ospedaliero per molte delle ragazze avvelenate.
Il ministero dell’Interno ha rivelato la scorsa settimana in una dichiarazione ufficiale di aver trovato campioni sospetti nelle scuole esaminate e che i risultati delle indagini verranno divulgati in un secondo momento.
Secondo le dichiarazioni emerse dalle autorità iraniane, l’autista di un camion che trasportava prodotti chimici e stato visto vicino a diverse scuole colpite ed è stato per questo arrestato. La notizia è stata confermata dalla tv di Stato, ma non è emerso nient’altro che abbia dato una spiegazione definitiva e logica riguardo gli avvelenamenti subiti dalle giovani iraniane.
Il giornalista che si occupava della questione degli avvelenamenti nelle scuole iraniane Pourtabatabaei è stato arrestato, a causa dell’indagine giornalistica in corso, e le autorità non hanno rilasciato nessun commento in merito alla sua detenzione.
I commenti di Khamenei potrebbero servire potenzialmente a vedere la fine di tutte le tesi emerse da funzionari, legislatori e organi di stampa in merito agli avvelenamenti. Iran International sottolinea che la Guida Suprema non ha precisato se gli avvelenamenti siano un’azione interna o esterna al Paese, mentre il capo di Stato Raisi ha dichiarato che si tratta di una cospirazione dei nemici stranieri della Repubblica islamica.
Mentre accade questo genitori e studenti stanno organizzando proteste a livello nazionale che saranno attuate il 7 e l’8 Marzo le forze di polizia iraniana si preparano a gestire la situazione.
i sindacati di insegnanti e studenti hanno deciso di chiedere proteste a livello nazionale, per martedì 7 Marzo e mercoledì 8 Marzo, proprio mentre si sta assistendo a un’ondata di attacchi chimici contro le studentesse di quasi tutti gli istituti femminili.
Le associazioni di categoria degli insegnanti iraniani tramite il Consiglio di coordinamento hanno deciso di rilasciare una dichiarazione, lunedì 6 Marzo, nella quale hanno chiesto: “la fine della repressione biologica e la minaccia alla vita dei cittadini, in particolare degli studenti”.
il Consiglio ha inoltre sollecitato una missione trasparente e conoscitiva composta da attivisti civili, sindacali e anche politici, medici e avvocati per i diritti umani e formare insieme una squadra che vada a scavare in merito a questa vicenda e riesca a fornire risultati e a renderli pubblici.
Il gruppo aveva già anticipato della manifestazione del 7 Marzo, invitando insegnanti e popolo iraniano a organizzare manifestazioni davanti al Parlamento nella capitale Teheran e davanti agli uffici del Dipartimento dell’Istruzione. Lo scopo è quello di chiedere a tutti un’azione concreta che porti a una soluzione degli attacchi nelle scuole.
I professori, gli insegnanti e i genitori sono sconvolti dell’accaduto e hanno intenzione di manifestare anche contro la crisi economica e sociale, che sta attraversando il popolo iraniano e che è il frutto delle scelte intraprese dalla classe politica.
Il sindacato nazionale degli insegnanti ha descritto gli attacchi alle studentesse come bioterrorismo e ha duramente criticato il governo per aver smentito la questione negli ultimi tre mesi.
La dichiarazione inviata al leader supremo riporta: “C’è un forte sospetto che lo scopo degli attacchi sia quello di annientare il movimento Donna, Vita, Libertà, instillando paura tra le ragazze e le loro famiglie”. il sospetto popolare che si tratti di una sorta di punizione concreta e crescente e, se venisse verificato, porterebbe il caos in Iran.
Il Council of Freethinking Students ha riferito che, a loro avviso, gli avvelenamenti con gas sono e il proseguimento del progetto del regime iraniano per indottrinare gli studenti che è gia cominciato con: “l’introduzione dell’ideologia talebana e l’impiego di 20.000 mullah nel sistema educativo come insegnanti”.
Hanno spiegato anche che: “La tragedia dell’avvelenamento degli studenti da parte dei cervelli arrugginiti di governanti autoritari bugiardi e ipocriti, è un tentativo di vendicarsi per le donne, la vita, la rivolta per la libertà“.
Ci sono moltissimi altri appelli che chiedono solidarietà al popolo iraniano, soprattutto nella giornata che celebra la donna a livello internazionale. Anche il giornalista Mohammadi che si trova detenuto ha chiesto dal carcere più proteste di piazza contro l’avvelenamento delle studentesse.
Nella sua pagina Instagram è apparso un appello che chiede esattamente: “un’immediata azione pratica da parte di tutte le organizzazioni internazionali per i diritti umani e delle Nazioni Unite riguardo all’avvelenamento seriale di studenti, soprattutto ragazze. Fermiamo il crimine contro le nostre ragazze con proteste diffuse e presenza nelle strade in tutto il Paese”.
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