Lo afferma l’oppositore al regime Michail Khodorkovsky, ex oligarca russo, secondo il quale non vi è possibile negoziato con la Russia, almeno finché Putin sarà presidente.
Il magnate russo, oggi residente a Londra, è considerato il più ricco oligarca moscovita e ha fin dai primi anni opposto resistenza a Putin ed al suo regime pseudo-dittatoriale.
Michail Khodorkovsky non ha mai temuto l’aperta critica al regime putiniano. Arricchitosi prima nel mondo della finanza e poi attraverso la ex compagnia petrolifera Jukos (dismessa nel 2006), acquisita all’interno del periodo di privatizzazioni accelerate volute dal governo post-sovietico di Eltsin, questi ha avversato fin da subito la politica spregiudicata di Putin.
La sua contrarietà al sistema politico messo in piedi dall’attuale presidente russo lo porta a subire varie accuse di frode fin dal 2003 per poi essere incarcerato nel 2005. Resterà costretto in penitenziario fino al 2013 quando, grazie ad una amnistia della Duma, il parlamento russo, sarà scarcerato. A quel punto Khodorkovsky lascia il paese per trasferirsi in Germania prima ed Inghilterra poi, dove risiede tutt’ora.
Data la storia del personaggio si può intuire che questi non riservi di certo elogi al neo-zar ed in una recente intervista ha difatti affermato di considerare Putin un criminale, non certo un politico.
Non solo: un delinquente pericoloso perché convinto di incarnare la teleologia nazionale, ossia di essere l’artefice, il demiurgo del destino di potenza insito nella stirpe russa.
La formazione quale spia renderebbe il leader moscovita incapace di quella sensibilità verso il sentire del Paese che fonda azione e pensiero di ogni rappresentante pubblico degno di questo nome. In quanto ex KGB, la polizia segreta sovietica, Putin vedrebbe il proprio popolo solo come strumento da adoperare per fini storici, quali cioè semplici pedine momentanee di un cammino nazionale verso la gloria. È la Russia ad avere un destino, perché fondazione perdurante nel tempo, non la gente che vi vive dentro, caduca e destinata a scomparire.
Data questa forma mentis, per Khodorkovsky non ha alcun senso che l’Occidente spinga per giungere ad un compromesso con il capo di Russia Unita. Putin andrà fino in fondo, ribadisce, fin dove potrà spingersi. Starebbe quindi al mondo liberale decidere quanto avanti questi potrà andare, a seconda della pervasività dell’opposizione militare ed economica che sarà riservata alla politica del Cremlino.
La storia della Federazione Russa, dalla sua origine imperiale, passando per il periodo comunista, ha visto l’avvicendarsi di rivoluzioni e profondi cambiamenti sociali e politici; tuttavia una costante attraversa i secoli del dominio russo: questi eventi di svolta sono giunti solo all’indomani di una profonda sconfitta militare. Forse non bisognerebbe meravigliarsene visto che il vero collante dello sfaccettato stato euro-asiatico è da sempre l’esercito e la potenza bellica che questo è in grado di esprimere.
Se Putin rimarrà al suo posto alla fine di questa offensiva sciagurata, prevede l’ex oligarca, riuscirà ad imbastire una propaganda attraverso cui convincere il popolo russo di aver ottenuto un successo, a persuaderlo che il prestigio di Mosca è stato ancora una volta ribadito di fronte al mondo. Se egli cadrà in Ucraina, se la sua possenza si rivelerà quale solo un sottile strato riempito di aria per dargli volume, allora la nomenklatura moscovita, la cerchia che lo sostiene perché costretta, si dileguerà, trasportata dai venti che fuoriusciranno dallo sgonfiarsi della sua figura.
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