A Kiev sono finalmente ritornate le forniture di acqua e di energia elettrica a Kiev sono state ripristinate. Tornano proprio dopo gli attacchi missilistici russi di ieri. A renderlo noto è stato sindaco della capitale, Vitaly Klitschko, ma la situazione nel Paese è comunque ancora tragica.
La guerra in Ucraina sta continuando: tra attacchi missilistici, droni che vengono lanciati, stanze delle torture continuamente scoperte (siamo già a quota 34 nel Paese), i danni continuano ad essere fatti. La nota positiva è che però a Kiev sono tornate acqua ed energia elettrica.
A Kiev ritornano le forniture di acqua ed energia elettrica
Tornano a Kiev le forniture di acqua e di energia elettrica a Kiev sono finalmente ritornate attive. Tornano proprio dopo gli attacchi missilistici russi. A renderlo noto è stato il sindaco della città, Vitaly Klitschko, che sui social ha scritto: “Le forniture di acqua alle case dei residenti di Kiev sono state completamente ripristinate. Anche le forniture di elettricità a Kiev sono state ripristinate”. Il primo cittadino poi ha anche annunciato “lo spegnimento perché il deficit del sistema energetico, dopo i barbari attacchi dell’aggressore, è significativo” e che a capitale ucraina ha subìto “il più massiccio bombardamento da inizio guerra”.
Ma cosa sta accadendo nel frattempo in Ucraina? La situazione è questa. Le truppe russe attualmente si trovano nel Sud del Paese, precisamente nella regione di Kherson. Qui stanno occupando intere case, costringendo gli abitanti ad andarsene. Questo sta accadendo soprattutto alle case situate presso alla riva del fiume Dnipro: i cittadini sono stati allontanati con la forza in sostanza.
Ma non finisce neanche qui, perché all’interno del Paese sta continuando ad accadere di tutto.
Cosa sta accadendo in Ucraina
Nel frattempo, nei territori che sono stati liberati, sono state rilevate ben 34 stanze delle torture. La più emblematica? Quella di Pisky-Radkivski, la cittadina al confine tra le regioni di Kharkiv e di Donetsk, diventata in un certo senso il simbolo dell’occupazione russa, tra la casa delle feste – che altro non era che una villa di mattoni vecchia, sporca, situata vicino alla ferrovia, che ospitava le truppe occupanti, ma spesso anche gli abitanti del luogo – e lo scantinato, divenuto noto proprio come stanza delle torture. Qui i residenti della zona hanno ammesso di aver udito urla costanti provenire dall’edificio per giorni e giorni e la polizia ha trovato cavi elettrici, corde e addirittura una lettera contenente l’interrogatorio fatto a uno dei detenuti. A cosa siano serviti non ci è dato saperlo. Anzi, forse non vogliamo saperlo, ma possiamo immaginarlo.
E ancora, la situazione non è idilliaca neanche nella zona orientare del Paese: qui quattro droni – mandati ovviamente dalle truppe russe – hanno colpito siti civili provocando diversi incendi. Ad annunciarlo è stato il governatore dell’omonima regione, Dmytro Lunin, che ha evidenziato che tre di questi sono stati però abbattuti dalle forze ucraine. Per fortuna, almeno per adesso, pare che non ci siano né morti né feriti.
Non è andata altrettanto bene nella regione di Donetsk.