In Italia era notte, in Corea del Nord prima mattina: è questo il momento in cui l’artiglieria ha lanciato missili anti-nave dalla base di Wonsan, costa orientale della Nord Corea. I missili hanno percorso 200 chilometri prima di cadere in mare. Un segnale da parte di Kim Jong-un alla Us Navy che in queste settimane ha fatto diverse manovre di fronte alla penisola coreana con due portaerei. L’ennesima sfida a tutto il mondo occidentale.
Ma c’è dell’altro. Il lancio dei missili è un chiaro segnale al nuovo presidente sudcoreano, Moon Jae-in, che ieri aveva ordinato la sospensione del dispiegamento del Thaal (Terminal Hig Altitude Area Defense), il sistema anti-missile americano, schierato all’inizio del 2017 a sud di Seul, con due primi lanciatori in grado di intercettare missili sparati dagli scomodi vicini del Nord. Una scelta non priva di polemiche, in particolare da parte della Cina che ha accusato il sistema radar del Thaad di spiare pure all’interno dello spazio aereo cinese. Ieri, Moon aveva così disposto il blocco del dispiegamento di altri quattro lanciatori Thaad, nonostante il disaccordo degli americani. Un gesto conciliante nei confronti della Cina, ma soprattutto della Corea del Nord, che ha risposto in questo modo.
Nell’ultimo mese, Kim Jong-un ha ordinato quattro lanci sperimentali. Mostrando al mondo diverse opzioni d’attacco da parte di Pyongyang. Il 14 maggio il lancio di un Hwasong-12, missile a medio – lungo raggio, che restò in aria per 700 chilometri, raggiungendo un’altitudine di 2.100 chilometri, rientrando nell’atmosfera terrestre, e denunciando un raggio d’azione di oltre 4.500 chilometri se lanciato con un’inclinazione inferiore a quella usata come test. Questo missile potrebbe venire utilizzato contro le basi americani presenti nella regione, dalla Corea del Sud al Giappone.
Sette giorni dopo, il 21 maggio, è stata la volta di un ordigno da 500 chilometri, il Pukguksong-2, missile balistico a medio raggio, lanciabile da sottomarino. Il presidente avrebbe ordinato di tenerlo pronto per l’azione, disponendo una rapida produzione di massa. Il Pukguksong è alimentato a combustibile solido e si muove su un lanciatore mobile: è dunque difficile da individuare nella fase di preparazione del lancio. Una risposta agli scudi antimissile schierati dagli americani e provati nelle ultime settimane.
Il 29 maggio ecco il missile a corto raggio, un’evoluzione del vecchio Scud, che è rimasto in cielo per 450 chilometri prima di cadere in mare nella “zona economica esclusiva” del Giappone. Il primo segnale a Moon Jae-in per aumentare la pressione e ottenere benefici economici. In cinque anni, Kim Jong-un ha lanciato 89 missili secondo i calcoli dell’intelligence americana e sudcoreana. Più due test nucleari. Il tutto per preparare un missile intercontinentale con testata atomica in grado di colpire gli Stati Uniti. Gli esperti Usa pensano che potrebbe riuscirci prima della fine del mandato di Donald Trump, nel gennaio del 2021.
Totalmente sordo alle sanzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, Kim Jong-un pare crescere di consensi nel suo Paese proprio a causa dell’isolamento politico ed economico. Trump sta cercando un’alleanza di scopo con la Cina, grande protettrice della Corea del Nord. Anche se il numero uno cinese, Xi Jinping, a quanto pare non ama il dittatore di Pyongyang e infatti non l’hai mai incontrato da quando è diventato presidente, nel 2012.
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