Kim Phuc, la bambina simbolo della guerra del Vietnam, incontra il fotografo Nick Hut a 50 anni dallo scatto diventato memorabile.
Kim Phuc, la bambina simbolo della guerra del Vietnam, denominata Napalm girl, ha incontrato – dopo 50 anni – il fotografo Nick Ut, il quale realizzò lo scatto che tutti noi oggi conosciamo e che mostra la donna, da bambina, disperata, colpita dal terribile napalm.
A cinquant’anni di distanza Kim Phuc e Nick Hut si incontrano a Milano: parliamo della donna che – dopo la Guerra del Vietnam – fu chiamata Napalm Girl e il fotografo che scattò la foto simbolo di quel bellicoso periodo storico.
I due si sono incontrati nella città della Madonnina per inaugurare, il 6 maggio, la mostra From Hell to Hollywood, caratterizzata da 61 fotografie del fotoreporter, realizzate per l’Associated Press.
Gli scatti saranno esposti dal 6 al 31 maggio a Palazzo Lombardia, nei quali lo spettatore può ripercorrere il percorso di formazione di Ut, a partire proprio dalla foto di Napalm girl per la quale vinse il Premio Pulitzer nel 1973.
È l’8 giugno 1972. Da 21 anni infuria una guerra tra il governo comunista del Vietnam del Nord e il governo del Vietnam del Sud e il suo principale alleato, gli Stati Uniti. Sulla Route 1, la rotta strategica di rifornimento tra Saigon e Phnom Penh, le forze del Vietnam del Nord si infiltrano nel villaggio di Trang Bang.
Civili terrorizzati e soldati sudvietnamiti fuggono: un pilota sudvietnamita, scambiandoli per forze nemiche, lascia cadere il suo carico di napalm. Nessuno può sfuggire al napalm, una gelatina densa di benzina e sali di alluminio. Il napalm aderisce alla pelle umana, provocando ustioni orribili.
Phan Thi Kim Phuc Oont, conosciuta come Kim Phuc, è la famosa bambina che corre nuda nella fotografia simbolo, scattata da Nick Ut. Kim, appena nove anni, è senza vestiti, le braccia tese per l’agonia, il viso contorto dal dolore. “Troppo caldo! Troppo caldo!”, urla. Si strappò gli abiti in fiamme mentre il napalm bruciava e faceva a brandelli la sua pelle, devastando un terzo del suo corpo.
Come ha dichiarato la stessa Kim Phuc, la vita di tutti i giorni la mette di fronte alla stessa sfida da quel terribile giorno: combattere il dolore provocato da quelle spaventose ferite che il napalm le lasciò da bambina.
“Quando crescevo, il dolore era così acuto che era come se fossi stata tagliata da un coltello. Man mano che invecchio, il dolore è diverso, è profondo e rimane lì“
ha rivelato la donna, che si è sottoposta a diverse operazioni, nel corso del tempo, soprattutto con il laser, al fine di alleggerire i lividi e le cicatrici che si estendono dall’attaccatura dei capelli fino alla parte posteriore del collo, per poi arrivare alle ginocchia, da dove è stata prelevata la pelle per innesti cutanei dal 1972.
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