Kobe Bryant non c’è più; ad interrompere la sua vita, ad appena 41 anni, è arrivato un terribile incidente in elicottero che ha visto precipitare il velivolo sul quale viaggiava a Calabasas, nella contea di Los Angelers, con a bordo altre 8 persone tra le quali la figlia dell’ex giocatore dei Lakers, Gianna, di appena 13 anni. Una tragedia che ha colpito il mondo dello sport e non solo con diversi personaggi famosi a rendere onore all’ex cestista, modello di riferimento per una generazione intera di giocatori cresciuti ammirando le sue gesta e che ora piangono la sua prematura scomparsa.
Una carriera, quella di Kobe Bryant, iniziata in Italia da piccolissimo: nato a Philadelphia il 23 agosto 1978, Bryant si era presto trasferito nel nostro paese perché il papà, Joe Bryant, aveva deciso di proseguire la sua carriera tra Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e Reggiana. Così il piccolo Kobe aveva seguito le orme del padre iniziando a muovere i primi passi sui campetti italiani. Tornato negli USA per frequentare l’high school, Bryant era mosso da una passione per il gioco immensa ricercando la perfezione fin dalla più tenera età per arrivare a quella che sarebbe poi diventata una delle sue caratteristiche più peculiari. Basta poco e il primo record è scritto: segnando 2.883 punti, infatti, infrange il record di punti nel quadriennio liceale per la zona di Philadelphia detenuto da un certo Wilt Chamberlain. Nel 1996 arriva la grande occasione con l’ingresso nel Draft NBA; a sceglierlo con la tredicesima chiamata sono gli Charlotte Hornets che lo girano subito ai Los Angeles Lakers, quella che sarebbe stata la sua squadra per tutta la vita. Il 13 novembre arriva il debutto contro i Minnesota Timberwolves con zero punti a referto, un evento più unico che raro. Una carriera che appena segnata da subito, quella di Kobe Bryant, tanto che già nel 1996 arriva la chiamata nell’All-Rookie Second team che lo incorona come il più giovane giocatore di tutti i tempi a riceverla.
Da quel momento in poi è un crescendo di record e vittorie: la media punti sale di anno in anno e con essa arrivano i primi successi. Nel 1999-2000 ecco il titolo NBA con i Lakers e una media punti di 22,5, poi nel 2001 e 2002 ecco gli altri due anelli che lo fanno entrare nel firmamento come uno dei più grandi di sempre. Arriva poi il lungo digiuno di titoli fino al 2009, bissando nel 2010 che porta il conto totale a 5 anelli conquistati ai quali si aggiungono anche due medaglie d’oro ai Giochi Olimpici a Pechino 2008 e a Londra 2012. Tantissimi, inoltre, i record personali a partire dai punti messi a segno in carriera, 33.643, quarto miglior marcatore di tutti i tempi nell’NBA appena superato da LeBron James. Una carriera vissuta a suon di primati: Bryant, infatti, è uno dei due giocatori della storia ad aver segnato 50 o più punti in 4 gare consecutive insieme a Wilt Chamberlain, ma anche quello che ha segnato più tiri da 3 in un solo tempo, 8, mentre è anche l’unico giocatore nella storia NBA a segnare almeno 600 punti nella postseason per tre anni consecutivi, dal 2008 al 2010. Successi in campo e non solo visto che Kobe Bryant è riuscito a essere vincente anche senza il pallone tra le mani: il 4 marzo 2018, infatti, l’ex giocatore dei Lakers ha conquistato anche il Premio Oscar insieme al regista e animatore Glen Keane, nella categoria miglior cortometraggio d’animazione per Dear Basketball, che ha sceneggiato ispirandosi alla sua lettera di addio al basket.
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