La situazione è incandescente tra Serbia e Kosovo e nelle ultime ore la tensione è salita ulteriormente dopo alcuni scontri avvenuti nel nord di Mitrovica città kosovara al nord del Paese. Kurti, premier del Kosovo, fa un avvertimento al leader serbo.
I dissapori del passato riemergono ora più che mai e le differenze etniche si fanno sentire prepotentemente, sembra che si vada incontro ad un’esclation che porterebbe devastazione e crisi in ambito sociale ed economico sia per il Kosovo che per la Serbia. Tra i presidenti delle nazioni in contrasto c’è stato un botta e risposta carico di accuse reciproche. L’invio di truppe kosovare a nord si Mitrovica, a prevalenza serba nonostante sia a tutti gli effetti parte del territorio kosovaro, ha innescato inevitabilmente la reazione della Serbia e di Vucic che ha organizzato un summit per discutere della situazione.
Tra Serbia e Kosovo le vecchie tensioni crescono e le ultime ore mostrano un quadro complicato e difficile che preoccupa le autorità internazionali. Le incomprensioni e le ostilità, tra serbi e kosovari, riaffiorano in maniera violenta e già negli ultimi mesi Kosovo e Serbia sono stati osservati speciali a causa del nervosismo causato dalla questione delle targhe.
Questione che ha portato anche le autorità occidentali ad intervenire. La rivalità tra le due nazioni si è nuovamente accesa e le targhe tanto discusse che dovevano essere riconvertite è soltanto un esempio del malcontento tra Kosovo e Serbia. Ma nelle ultime settimane la situazione si è surriscaldata e le etnie a contrasto hanno ripreso le ostilità.
Ciò che è evidente è che la Serbia non ha mai digerito l’indipendenza del Kosovo, nonostante abbia dovuto accettare un compromesso e la fine del conflitto armato nel 1999. Si tratta di qualcosa mai digerito da parte di Vucic che ancora oggi non applica una politica di inclusione e aggregazione. Nonostante durante gli ultimi anni si sia arrivati ad una convivenza apparentemente più serena il contrasto interetnico è rimasto radicato nel profondo.
Il popolo del territorio kosovaro e serbo e composto da due etnie completamente differenti, che in origine erano inserite in quella che era un unico territorio ovvero Serbia. Ma la popolazione a sud del Paese ha subito l’influenza del popolo albanese e ha così ha fatto sue tradizioni, cultura e lingua distinguendosi dal resto dei connazionali. La minoranza etnica kosovara è stata a lungo discriminata e ha il malcontento ha generato la sanguinaria guerra che ha poi portato, con l’intervento delle truppe occidentali, al riconoscimento del Kosovo come stato indipendente.
Mitrovica è una città che sostanzialmente ha all’interno un altro stato. Questo perché nonostante la cittadina sia sotto al governo di Pristina in realtà è divisa in due etnie e la divisione è ben chiara dato che la parte nord della cittadina e quella a sud sono divise dal fiume Ibar.
Questo riassunto è necessario per capire cosa è scattato negli ultimi giorni. La maggioranza serba a nord di Mitrovica è molto legata a Belgrado e l’influenza del governo serbo è presente e prepotente. Se nella parte sud della città, dove la prevalenza etnica è kosovara albanese, la popolazione non subisce pressioni da parte dell’Albania la zona nord ha tutta un’altra organizzazione.
Belgrado è insediata all’interno dell’organizzazione comunale di Mitrovica nord e controlla le istituzioni ma gestisce fondamentalmente anche scuole e ospedali. Negli ultimi tempi sembra che siano nati dissapori e discriminazioni tra i kosovari al nord di Mitrovica e il governo kosovaro in base alla versione dichiarata, dopo aver ricevuto diverse richieste di aiuto, ha deciso di inviare delle truppe al nord per ristabilire l’ordine e agevolare la convivenza tra le due etnie in contrasto.
La popolazione serba a Mitrovica non apprezza l’insediarsi di forze dell’ordine kosovare e il governo di Vucic spinge per alimentare una separazione etnica tra i popoli piuttosto che promuovere l’integrazione, come sostiene Kurti.
I due presidenti, dopo gli scontri armati avvenuti nelle scorse ore, hanno rilasciato dichiarazioni importanti in merito alla questione. Vicenda che è osservata minuziosamente dalle nazioni europee e dagli Usa che scongiurano una nuova guerra nei Balcani.
Nelle ultime ore sono salite ulteriormente le tensioni e la cattura dell’ex militare serbo, accusato di crimini violenti contro le forze kosovare e contro il governo, ha alimentato ulteriormente il quadro di nervosismo già elevato. La situazione era già calda dopo la questione delle targhe, dove Kurti ha chiesto che le targhe serbe risalenti al periodo della guerra e prima dell’indipendenza, venissero sostituite con quelle del Kosovo.
Le elezioni in previsione e nella zona di Mitrovica soprattutto hanno alimentato dissapori già presenti, causati dalle vicende sopra citate ma anche dalle dimissioni di numerosi funzionari comunali al nord. La città rivela la reale situazione tra le due nazioni e l’invio delle forse speciali kosovare ha provocato un’escalation da parte della popolazione di etnia serba che ha creato barricate stradali e proteste in strada.
Nei tumulti è stata colpito anche il convoglio Eulex che fa parte delle forze militari dell’Unione Europea. Il che ha sollevato la preoccupazione delle autorità europee ma anche degli Stati Uniti che hanno chiesto di mantenere il controllo e di frenare il dissapore che si è creato tra i due Stati.
Vucic ha chiesto un consiglio di sicurezza che si è tenuto alle 19 per discutere della situazione e dopo le riunione con i funzionari ha riferito: “Buona parte della comunità internazionale fa finta di non vedere cosa sta succedendo”. Riferendosi al pensiero sostenuto spesso e noto secondo il quale il Kosovo e Kurti portino avanti una politica anti Serbia.
Kurti sostiene invece che sia esattamente il contrario e che la politica discriminatoria del leader serbo sia ben nota e il boicottaggio con il quale manopola anche la parte a nord di Mitrovica è qualcosa di inaccettabile.
Ana Brnabic, premier serba ha dichiarato: “Le nostre proteste sono pacifiche e sono un appello alla pace, affinché la comunità internazionale ci difenda e faccia il suo lavoro“. Mentre il presidente Vucic ha provato a stemperare la tensione: “Invito i serbi a non cadere nelle provocazioni. Ciò che è importante per noi è chiamare sia gli albanesi sia i serbi a preservare la pace e calmare la situazione“.
Kurti ha informato della situazione anche le forze del Quint (Usa, Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna) e ha dichiarato che: “Belgrado vuole il ritorno alla guerra. Liberate i valichi di Jarinje e Brnjak, alla frontiera con la Serbia”.
Ha informato che se necessario farà intervenire la polizia kosovara per riaprire le strade precisando che, lo scontro tra forze kosovare e minoranza serba potrebbe creare una rivolta tra popolazioni e la cosa priorita è evitarlo. Ne verrebbero danneggiate entrambe le nazioni senza vincitori o vinti.
In un ambito inedito internazionale che ha visto l’impoverimento economico globale a causa del conflitto in Ucraina una nuova guerra porterebbe una crisi maggiore che sarebbe insostenibile per tutti e non soltanto per Serbia e Kosovo.
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