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Nuovi indizi gettano ombre sul caso di Kurt Cobain, la cui morte sospetta toglie il sonno a fan e autorità dal oltre 20 anni. Il centro delle nuove indagini è la lettera lasciata dal cantante e leader dei Nirvana, rimasto ucciso da un colpo di fucile in un apparente suicidio il 5 aprile 1994. Nella nota firmata, ritrovata accanto al corpo, ci sarebbero le prove di una manomissione, o almeno questo è quello che sostiene Benjamiin Statler nel suo documentario ‘Soaked in Bleach‘, dove si avvale di tecnici e professionisti per provare che la morte di Kurt Cobain è stata frutto di un omicidio.
A sostegno della propria tesi, Benjamiin Statler interpella diversi esperti nel corso del suo documentario ‘Soaked in Bleach‘, dedicato a Kurt Cobain e alla morte che da due decenni getta ombra sulla sospettata numero uno, Courtney Love. Il primo testimone del caso è Norm Stampe, ex capo della polizia di Seattle negli anni dal 1994 al 2000. Secondo il poliziotto, l’indagine sulla morte di Cobain non si è mai veramente chiusa, poiché le circostanze e alcune incongruenze hanno da sempre instillato nelle autorità il seme del dubbio sul presunto suicidio. Il reperto di maggiore interesse per una revisione dei fatti è senza dubbio la lettera ritrovata accanto al corpo di Kurt in quel fatidico 5 aprile.
La lettera considerata il biglietto d’addio di Kurt Cobain è stata fatta esaminare da due professioniste forensi, Heidi Harralson e Carole Chaski, alla luce del ritrovamento di un foglio di appunti nella borsa di Courtney Love. Secondo la Harralson, nella nota di Courtney si riscontrano diverse ‘combinazioni di lettere che si trovano nella parte inferiore della lettera di suicidio‘, elemento che farebbe pensare a una possibile manomissione postuma del documento. La linguista Chaski rincara la dose, osservando come la prima parte della lettera, indirizzata all’amico immaginario di Cobain, strida palesemente con le ultime righe, più classicamente assimilabili a un vero addio da suicida.
Nel documentario ‘Soaked in Bleach‘ viene intervistato anche Tom Grant, investigatore privato inizialmente assunto da Courtney Love e successivamente diventato uno dei maggiori sostenitori della teoria omicida. Secondo Grant, la lettera di Kurt Cobain era, infatti, un addio alla moglie e al mondo della musica, non una rinuncia alla vita. Come era prevedibile, la Love ha osteggiato in tutti i modi l’uscita del film di Benjamiin Statler, dichiarandosi indignata per le calunie sul suo presunto coinvolgimento nella morte di Kurt.
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