«Chi era Flavio Briatore prima di diventare il signor Billionaire? E cos’ha fatto per innalzarsi al di sopra della massa?» Sono queste le domande a cui hanno risposto Andrea Sceresini e Maria Elena Scandaliato nel libro “L’affire Briatore”, una biografia non autorizzata pubblicata da Melampo editore.
Una biografia di cui, nonostante Briatore sia spesso sulle copertine dei giornali, il resto della stampa preferisce non parlare. Il motivo? Noi di Nanopress.it lo abbiamo chiesto agli autori.
E’ vero che avete riscontrato una certa difficoltà, da parte della stampa, nel parlare del libro L’affaire Briatore? Che tipo di difficoltà?
«Sì, ed è verificabile da chiunque facendo una piccola ricerca on line. Il nostro libro è praticamente inesistente per i media italiani: come non fosse mai uscito. Ovviamente, se avessimo scritto un trattato su, non sappiamo, l’ermeneutica medievale, non ci saremmo sorpresi. Ma trattandosi di un personaggio da copertina, di cui stampa e tv si occupano praticamente a giorni alterni, per di più noto a livello internazionale, be’: siamo rimasti piuttosto sorpresi».
Perché la stampa non dovrebbe voler parlare di questo libro?
Questa domanda la dovreste girare altrove. Noi, francamente, non ne abbiamo idea. Forse perché il libro, più che tessere le lodi del “self made man” d’Italia, si occupa di mettere in luce alcuni aspetti oscuri del suo passato? Forse. Chissà.
Cosa racconta, quindi, questo libro?
Il libro è una biografia non-autorizzata di Flavio Briatore. Quindi ripercorre le tappe della scalata al successo dell’ex manager di Formula Uno, da quando muoveva i primi passi a Verzuolo, paesino dove nacque nel 1950, fino ai giorni nostri. Tutto è partito da una semplice, banalissima domanda: come ha fatto un uomo di origini modeste, senza alcun curriculum particolare (Briatore è un geometra, senza alcun pregiudizio verso i geometri, ovviamente), a diventare un multimiliardario, oggetto di culto per la stragrande maggioranza degli italiani?
Nella nostra inchiesta abbiamo cercato di rispondere a questo interrogativo. E abbiamo scoperto che la sua vita – che non solo lui, ma l’intero establishment esalta come esempio del “se vuoi, puoi” – è piena di ombre, su cui nessuno vuol far luce. Dal passato come porteur (ovvero: coloro che procacciano i giocatori più danarosi e li portano al tavolo da gioco) nei grandi casinò di mezzo mondo, al coinvolgimento in un giro di bische truffaldine, fino alla frequentazione di personaggi davvero poco raccomandabili, in posti come i Caraibi o la Costa Azzurra. Abbiamo parlato della misteriosa morte del suo primo socio, l’imprenditore Attilio Dutto, salato in aria con la sua auto nella primavera del 1979; della sua moglie segreta, una giovane modella americana con cui gestì il “primo” Billionaire, un club per supermiliardari nell’isola di Saint Thomas; fino alla conquista della Formula Uno, all’apertura del Billionaire (di cui ci hanno parlato alcuni suoi ex dipendenti) e alle recenti glorie televisive di “The Apprentice”.
Il libro, però, non vuole essere un’inchiesta “contro” Briatore, una specie di damnatio memoriae del personaggio. Piuttosto, volevamo raccontare una storia italiana. La storia di un uomo che, nel periodo che va dalla fine degli anni Settanta fino ai primi anni Ottanta, è riuscito a cavalcare l’onda dei soldi facili, assurgendo a icona di una nuova cultura, figlia del Riflusso e ormai completamente deideologgizzata e priva di dimensione collettiva. Briatore, in sostanza, è un simbolo: un personaggio simile a tanti altri (Berlusconi, ma non solo), che in quell’epoca ruggente sono spuntati come funghi e che ancora oggi irretiscono l’immaginario di parte delle generazioni più giovani.
Il personaggio oggetto dell’inchiesta, Flavio Briatore, ha in qualche modo protestato pubblicamente per questo libro?
Mah, per ora non abbiamo ricevuto notizie in tal senso. Però questo libro ha una storia particolare, che qui accenno rapidamente. Nel 2011, infatti, uscì una nostra prima inchiesta su Briatore, un libro che ha fatto da canovaccio a quest’ultimo, che invece oggi è arricchito da documenti giudiziari esclusivi (di cui siamo finalmente entrati in possesso) e da nuove testimonianze di suoi ex collaboratori. Be’, la prima edizione di quel primo libro venne incredibilmente “rastrellata” dalle maggiori librerie italiane: qualcuno si presentava dai commessi delle varie Feltrinelli e Mondadori, acquistando in blocco tutte le copie disponibili sugli scaffali e nei magazzini. In seguito fummo anche querelati da Briatore. Tutto questo per dire che, probabilmente, il protagonista della nostra inchiesta non è rimasto piacevolmente colpito dal nostro lavoro. Proteste pubbliche, però, non ce ne sono state.
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