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Categories: Tecnologia

L’app che ti paga più selfie ti scatti, Friendz

C’è una nuova app che ti paga per scattarti selfie, questa volta è italiana e si discosta leggermente dal passato. Si chiama Friendz e consente proprio di poter guadagnare attraverso l’uso dei social network nello sharing dei propri autoscatti. L’idea è venuta a tre giovani programmatori che sono partiti da un’idea di fondo ben precisa ossia i selfie “promozionali” delle celebrità su Facebook, Instagram e Twitter. Allo stesso modo, anche utenti “normalissimi” potranno ricevere da 50 centesimi fino a 2.5 euro per ogni foto con l’hashtag di riferimento e, naturalmente, il prodotto. Come funziona?

Si deve scaricare l’applicazione gratuita e a disposizione per Android e per iOS e effettuare il login usando l’utenza di Facebook, che così accede anche a tutte le informazioni personali. Ci saranno campagne proposte dalle società specifiche e altre senza un brand particolare. Non si tratta di selfie semplici, ossia sguardo in camera e clic, ma possono richiedere un’azione speciale da mettere in pratica nello scatto. Si verrà retribuiti non in denaro contante ma in buoni spendibili su Amazon, Feltrinelli, TicketOne e via dicendo.

PAY FOR YOUR SELFIE

I selfie sono solo una perdita di tempo? Prendete ad esempio Pay your selfie, che sfrutta questa moda dilagante degli autoscatti andando nientemeno che a monetizzare per ogni foto che viene condivisa; insomma si viene pagati. Lanciata ormai da diversi mesi, si basa proprio su questo mix “letale” tra selfie e promozione, dato che non è solo uno sharing di autoscatti fini a se stessi, ma di immagini che vedono anche la presenza di prodotti commerciali. Oltre al lato “pubblicitario” fornisce anche un’importanza statistica alle stesse aziende coinvolte, che vedranno i propri oggetti/servizi studiati in merito a preferenze e usi in modo più profondo rispetto a un banale sondaggio. Come può funzionare? Ed è qualcosa di nuovo? Facendosi un selfie mentre ci si lava i denti con un determinato spazzolino si è così compreso qual è la fascia oraria più interessata da questo tipo di prodotti oppure, allo stesso modo, quando si beve più succo di frutta e così via. Da questi preziosi dati si potranno così ad esempio spendere budget più mirati per spot in TV. E come si viene pagati? C’è una revenue sharing tra app e utenti con un bel 50%-50% e fino a un dollaro a foto a seconda delle società coinvolte. Per ora è funzionante solo negli USA. Ma è un’idea nuova? No, prendete Klink.

KLINK

Klink è un social network diverso da tutti gli altri perché se in Facebook si perdono ore, intere vite a visualizzare e commentare foto così come a chattare, creando il più immenso buco nero della storia della produttività mondiale, con questa sua alternativa il discorso è esattamente opposto. Ossia, più si usa più si viene pagati basandosi sulle visualizzazioni che verranno effettuate ai propri post e alla propria attività. Klink è un progetto concepito e nato per dare il meglio nell’ambito dei social network: si sostiene con pubblicità come banner e popup e convoglia parte del danaro recuperato dagli inserzionisti agli utenti premiando quelli che sono più attivi e popolari. Come funziona? A seconda delle visualizzazioni che vengono effettuate su un elemento che si condivide, sia esso una foto, un video o un aggiornamento di status, si riceverà un compenso. Il funzionamento è piuttosto immediato e facilmente comprensibile. Ogni 1000 visualizzazioni di foto, ad esempio, si ricevono 2 dollari, che non sono molti, ma se si pensa a tutte quelle celebrità che vivono di selfie e di autoscatti più o meno provocanti allora si può facilmente comprendere quanto questo sistema possa trasformarsi in una vera gallina dalle uova d’oro. Si potrà, peraltro, anche investire su se stessi ad esempio mettendosi in vetrina sulla homepage del sito o sulle bacheche dei contatti con prezzi da 0.99 centesimi. Iscriversi è gratuito e c’è la possibilità di guadagnare invitando nuovi utenti. La piattaforma ha già le sue belle applicazioni sia per smartphone con sistema operativo Android sia per iPhone e iPad con iOS. Ovviamente, perché tutto possa funzionare, è necessario che la community cresca e diventi consistente altrimenti si corre il rischio – piuttosto probabile – che si rimanga i soliti quattro gatti e che pochi utenti guadagnino davvero mentre gli altri facciano salti mortali per una manciata di dollari.

Diego Barbera

Diego Barbera è stato un redattore interno di Nanopress fino al 2018. Si è occupato di tecnologia, sport, cronaca.

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