Partire per non tornare, partire per lasciare qualcosa o, soprattutto, qualcuno. La partenza di per sé non sarebbe nemmeno poi così male ma bisogna contestualizzarla. L’approdo di Shuan Tan è il racconto, tra l’altro simil autobiografico – l’autore è di origine cinese ma è cresciuto dall’altra parte del mondo, in Australia – di un uomo che deve lasciare tutto per tentare di trovare la fortuna.
L’approdo racconta quello che accade oggi in Italia e nel mondo, un po’ come accadeva cento anni fa coi nostri avi, italiani, che scappavano in America a cercare un lavoro, un viaggio che potesse trasformarsi in denaro, per poi portare la famiglia e cambiare vita, cambiare mondo. Non capita quasi mai di trovare la botte piena e la moglie ubriaca nello stesso momento. E questo è un tassello da non dimenticare.
Un uomo parte, dicevo. Viaggia alla ricerca di un paese o addirittura un mondo che possa permettergli di lavorare e di vivere come un cittadino e non di sopravvivere come uno schiavo. La verità è che ogni paese è un mondo a parte. L’uomo si trova spaesato, non compreso e in qualche istante si rende conto che forse sarebbe stato meglio rimanere con la sua famiglia, sua moglie e sua figlia, piuttosto che andare via sperando di trovare quello che cerca da un’altra parte, lontano da loro.
L’approdo è un romanzo grafico definito silent book perché non ha nessun tipo di testo, nessun dialogo e nessuna didascalia. Non c’è nulla, sola il disegno. Un tratto, quello di Shuan Tan, che parla da solo. Non c’è bisogno di ulteriori dettagli, di ulteriori spiegazioni l’immagine prevarica il testo e riesce a spiegare i volti, l’espressioni, le ambientazioni senza l’ausilio delle parole.
La scala cromatica utilizzata da Tan è povera ma funzionale. Povera nel senso che utilizza il beige, il nero, i grigi. Una colorazione che richiama a questi sentimenti di disagio, di difficoltà, di abbandono e di nuova vita. Un vintage futuristico lo chiama qualcuno ma preferisco pensare ad una cura del dettaglio e della trama. Tan ha cercato e sviluppato uno stile di colorazione tutto suo e la scelta cromatica non poteva che essere questa.
L’approdo è un lavoro incredibile sia dal punto di vista del racconto, della trama, sia da un punto meramente registico e di disegno. Non è facile disegnare e realizzare in silent book tutto illustrato. Shuan Tan racconta la migrazione, come quella che migliaia di persone stanno affrontando in questi anni scappando dall’Africa e come molti altri, Tan compreso, hanno dovuto mettere in atto nel passato per i più disparati motivi: dalla ricerca di fortuna economica alla fuga da una guerra.
La migrazione è sempre esistita e sempre esisterà. Leggere L’approdo, e comprenderlo, è un dovere per il rispetto verso la storia dell’uomo. Noi siamo nati e moriremo esploratori. La curiosità e il coraggio ci appartengono ma la fortuna che cerchiamo, quella no, non ci è dovuta affatto.