In libreria per Mondadori dal 31 ottobre 2016, L’arte di essere fragili – di cui vi raccontiamo la trama – è il nuovo libro di Alessandro D’Avenia che, attraverso un dialogo immaginario con il poeta di Recanati, ci svela come ‘imparare il faticoso mestiere di vivere‘. Un libro che non è un romanzo né un saggio, ma un intenso scambio epistolare che il giovane scrittore siciliano ha intrapreso con una delle voci più autorevoli della poesia moderna, poeta e filosofo simbolo per eccellenza della letteratura italiana, passato alla storia per il pessimismo cosmico di cui è intrisa tutta la sua opera.
Sembra un paradosso, eppure proprio attraverso l’insegnamento di Giacomo Leopardi, Alessandro D’Avenia ha trovato, nella trama del suo nuovo libro dal titolo L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita, la via per la felicità.
E’ un metodo del tutto personale quello ‘scoperto’ dal professore più famoso d’Italia – D’Avenia insegna Lettere presso il Liceo San Carlo di Milano – nonché autore di bestseller come Ciò che inferno non è e Bianca come il latte, rossa come il sangue: grazie ai tanti interrogativi che, da sempre, si sente rivolgere dai suoi ragazzi, affascinati dalla figura di un uomo passato alla storia per aver trascorso la vita in compagnia delle sue ‘sudate carte’ e di un corpo afflitto dalla malattia, Alessadro D’Avenia ha deciso di regalarci una visione del tutto nuova del poeta di Recanati, grazie ad un carteggio a distanza con esso con lo scopo di abbandonare i luoghi comuni che da sempre affollano la visione che abbiamo di lui.
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Ne L’arte di essere fragili, dunque, D’Avenia cerca di rispondere a quegli interrogativi che, fin dall’adolescenza, l’essere umano comincia a porsi: ‘esiste un metodo per la felicità duratura? Si può imparare il faticoso mestiere di vivere giorno per giorno in modo da farne addirittura un’arte della gioia quotidiana?’. La risposta ce la regala attraverso questo emozionante dialogo con il poeta marchigiano che, nella visione dell’autore, ‘fu un cacciatore di bellezza intesa come pienezza che si mostra nelle cose di tutti i giorni a chi sa coglierne gli indizi, una bellezza a cui cercò di dare spazio con le sue parole, per rendere feconda e felice una vita costellata di imperfezioni‘.
A ben vedere, dunque, Leopardi fu tutt’altro che pessimista, anzi: la passione che alimentò la sua poesia e ‘salvò’ la sua vita può essere, nel messaggio che l’autore lancia attraverso la trama del libro, un buon metodo per raggiungere la felicità, ‘per poter dire, alla fine, che nulla è andato sprecato’.
Attraverso il dialogo con il suo poeta preferito, dunque – ‘incontrai Leopardi a 17 anni, ha spiegato D’Avenia, grazie a un professore illuminato che non ci ha raccontato le solite cose su di lui, ma ha iniziato recitando a memoria il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, e si è commosso nel finale – l’autore affronta le diverse tappe che caratterizzano la vita dell’essere umano, dalle inquietudini dell’adolescenza alla malinconia (e alle prove) dell’età adulta.Per un viaggio esistenziale rivolto ai giovani e non solo, compiuto mettendo in pratica l’esperienza di professore, di lettore appassionato e di scrittore di grande sensibilità.
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