[didascalia fornitore=”foto”]via Pixabay[/didascalia]
Ferruccio Bonino è professore ordinario di Gastroenterologia all’università di Pisa e senior researcher dell’Istituto di biostrutture e bioimmagini (Ibb) del Cnr. Con lui abbiamo approfondito un argomento che riguarda un’alta percentuale dei pazienti affetti da cirrosi epatica, ospedalizzati in Italia, ossia l’encefalopatia epatica e i modi per contrastarla e combatterla.
L’encefalopatia epatica è una condizione clinica complessa molto debilitante, che richiede un approccio multidisciplinare, ci spiega Ferruccio Bonino: “E’ caratterizzata da sintomi neuropsichiatrici che si manifestano in concomitanza a insufficienza epatica acuta o cronica. Ha un grande impatto sulla vita di chi ne è affetto e sulle famiglie dei pazienti: gli episodi sono debilitanti, spesso improvvisi, minano l’autosufficienza del paziente e richiedono ospedalizzazione ed elevati costi sanitari. Ma è possibile mettere in campo la profilassi per ridurre disturbi e ricoveri”.
Recentemente due associazioni che si occupano delle malattie del fegato (l’American Association for the Study of Liver Diseases e la European Association of the Study of the Liver) raccomandano un trattamento profilattico dopo la risoluzione di un episodio di encefalopatia conclamata, per ridurre il rischio di eventuali recidive.
Bonino precisa: “La profilassi comporta, oltre che attenzioni dietologiche, il mantenimento dell’equilibrio del microbiota intestinale in modo da evitare il fenomeno encefalopatico. Questo si ottiene somministrando per esempio dei disaccaridi, che eliminano parte dell’ammonio, o con la modifica del microbiota attraverso antibiotici non assorbibili che svolgono la loro funzione solo nel tratto intestinale”.
Non dimentichiamo che i dati parlano di “Circa il 20% dei pazienti affetti da cirrosi epatica ospedalizzati in Italia che presentano encefalopatia epatica. Quasi il 40% dei pazienti ricoverati lo saranno nuovamente entro un anno per cause correlate all’encefalopatia. I fattori precipitanti sono innanzitutto lo scompenso della cirrosi epatica, l’introduzione massiva di sostanze proteiche e soprattutto la composizione del microbiota intestinale, che favorisce l’assorbimento dei prodotti del metabolismo proteico e l’aumento dell’ammonio, fortemente implicato nella genesi dell’encefalopatia.
Per questo può rivelarsi utile l’assunzione 2 volte al giorno, per almeno 6 mesi, di un farmaco a base di rifaximina, un antibiotico ”che non viene assorbito e non ha effetti collaterali – sottolinea l’esperto – e che in dose da 550 mg ha dimostrato di ridurre del 58% il rischio delle recidive di episodi di encefalopatia epatica. Con un risparmio che il sistema sanitario inglese ha stimato in circa 6.000 euro a paziente. E c’è anche un miglioramento della qualità di vita: sono state misurate performance molto pragmatiche come la capacità di guida e si è visto che il trattamento profilattico migliora nettamente la performance psicologica, intellettiva e operativa del paziente”.
In collaborazione con AdnKronos
La corretta gestione del Sistema Tessera Sanitaria rappresenta un aspetto fondamentale per tutti gli operatori…
Il volto di una madre che ha perso una figlia racconta spesso più di mille…
Un silenzio solenne avvolgeva le strade, rotto solo dal suono cadenzato dei passi e dal…
Ci sono momenti in cui sembra impossibile mantenere la concentrazione. La mente vaga, le distrazioni…
La stagione fredda porta con sé molte domande sulla routine quotidiana, ma c’è un gesto…
Se c'è un momento in cui tutto sembra sospeso, è quando un atleta raggiunge un…