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C’era molta attesa a Venezia per L’Estate Addosso e le recensioni del nuovo film di Gabriele Muccino, tornato a dirigere una produzione italiana (anche se la pellicola è quasi completamente ambientata negli USA e gran parte del cast è americano) dopo l’excursus hollywoodiano, sembrano promuovere il ‘ritorno alle origini’ del regista di La Ricerca della Felicità, che ha concepito una bella storia generazionale (due ragazzi romani di 19 anni partono per una vacanza estiva a San Francisco che cambierà per sempre le loro vite) come aveva già fatto all’inizio della carriera quando si era occupato degli adolescenti di Come Te Nessuno Mai e dei giovani adulti di L’Ultimo Bacio e del sequel Baciami Ancora.
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Pensato probabilmente per un pubblico di ragazzi (in alcuni momenti pare di assistere alla classica commedia on the road dei Vanzina, i migliori Vanzina ovviamente, con le relative gag), a nostro parere L’Estate Addosso ha tutte le potenzialità per piacere anche agli adulti, essendo stato narrato con il punto di vista di chi ragazzo non lo è più e osserva (e giudica) dall’alto quel che combinano i cosiddetti ‘giovani d’oggi’. Del resto lo stesso Muccino ha ammesso che il film contiene qualcosa di autobiografico (‘In tutto quello che scrivo c’è una parte di me, ma non è certo un diario. Alcune persone che ho raccontato esistono davvero, ho solo collocato la storia al giorno d’oggi addomesticandola con quattro diversi personaggi’) e che L’Estate Addosso è una pellicola in cui lui stesso prova a riflettere, sull’amore, la vita e la crescita: ‘Avevo voglia di raccontare con leggerezza queste cose in un film in cui non c’è nulla di veramente superficiale’, ha aggiunto il regista.
La trama regge bene piuttosto bene per tutti i 103 minuti della durata del film, anche se la parentesi migliore è senza dubbio quella ambientata a San Francisco. I quattro protagonisti (i due ragazzi italiani, Marco e Maria, interpretati dai convincenti Brando Pacitto e Matilda Lutz, e la coppia gay americana formata da Matt e Paul) sono ben delineati, con dialoghi sempre molto credibili, così come ci è sembrato ben costruito il lungo flashback per raccontare l’inizio molto complicato della storia d’amore tra i due giovani americani. Certo, non manca qualche cliché di troppo e qualche battuta o situazione forse troppo greve (qui ci abbiamo visto i Vanzina dei bei tempi che furono, mancava solo il giovane Claudio Amendola del mitologico Vacanze in America), ma abbiamo appunto parlato di un buon film, non di un film perfetto. E non è poco di questi tempi!
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