L’estate fredda è il titolo del nuovo libro di Gianrico Carofiglio che, a due anni da Una mutevole verità, riporta in scena un personaggio molto amato dai lettori: il maresciallo dei carabinieri Pietro Fenoglio. Il romanzo, in libreria per Einaudi, è il racconto, spietato, di un’estate ‘mafiosa’, quella del ’92 per intenderci, segnata dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, in cui persero la vita i due magistrati simbolo della lotta a Cosa Nostra, Falcone e Borsellino.
A due anni dagli ultimi romanzi – Una mutevole verità e La regola dell’equilibrio (il legal thriller con protagonista un altro personaggio molto amato, l’avvocato Guerrieri) – Gianrico Carofiglio, ex magistrato votato (con successo) alla scrittura, torna ad appassionare i suoi lettori. E lo fa con una storia ambientata nella Puglia dei primi anni Novanta che racconta – partendo dall’esperienza personale dell’autore che, come ha spiegato, all’epoca delle stragi faceva il pm a Foggia – in che modo i tragici avvenimenti siciliani influenzarono la malavita barese. La storia parte dal rapimento del figlio di un boss, per raccontare, tra giallo e sfumature noir, la lotta dello Stato alla criminalità organizzata. Per un affresco cruento dell’Italia di quegli anni, in cui l’autore mescola fatti di cronaca, personaggi epici e, ovviamente, una grande verve narrativa.
L’estate fredda, di Gianrico Carofiglio: trama
Siamo nei primi anni Novanta e mentre l’Italia è scossa da avvenimenti tragici come le stragi mafiose e le inchieste giudiziarie di Mani Pulite, a Bari viene rapito il figlio di un boss. Tutti sanno ma nessuno ha il coraggio di esporsi e il maresciallo Fenoglio capisce che, in un clima così teso, può succedere di tutto – anche la Puglia è sconvolta da agguati e sparatorie ed un caso del genere rischia di fomentare una sanguinosa faida tra clan rivali. Ad un certo punto arriva la richiesta del boss sospettato del rapimento: ha deciso di parlare, vuole collaborare con la giustizia. Davanti al magistrato il giovane ripercorre la sua ‘carriera’ criminale ma non è sufficiente a risolvere il caso. Tra pentimenti e sconvolgenti verità, Fenoglio si trova invischiato in un caso complesso e assai ambiguo dove la cosa più difficile è distinguere il giusto da ciò che è sbagliato. Fino a quando scorge, finalmente, un barlume di verità…
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Il rapimento di un bambino e la volontà di combattere una piaga terribile come la mafia, sono alla base del nuovo romanzo di Gianrico Carofiglio, tornato in libreria con L’estate fredda, per raccontare, dalla Puglia alle stragi siciliane, uno stralcio dell’Italia ‘feroce’ dei primi anni Novanta. A cominciare dal titolo, preso in prestito, come ha raccontato lo stesso Carofiglio, dal nome di un’operazione antimafia condotta, proprio nel ’92, mentre era pm a Foggia. Quell’indagine, ha spiegato, si chiamò così non solo per via del freddo (reale) che faceva quell’estate in Puglia, ma soprattutto ‘perché allude al gelo che ci prese tutti all’epoca delle stragi di Palermo, quando si pensava che l’attacco della mafia allo Stato fosse vincente. E invece non era altro che l’inizio della fine’.
Gianrico Carofiglio, scrittore italiano tra i più letti e più tradotti (con Il silenzio dell’onda ha ‘rischiato’, tra l’altro, di vincere anche il Premio Strega 2012), ha confezionato un romanzo che non è solo un giallo della narrativa italiana, ma anche un pezzo della nostra storia recente, raccontato attraverso ‘piccole storie’ (quelle di Falcone e Borsellino), personaggi inventati (ma riuscitissimi, come il maresciallo Fenoglio) ed invenzioni linguistiche: molti dei fatti narrati, soprattutto quelli più cruenti, sono raccontati attraverso i verbali stesi durante gli interrogatori, confessioni di pentiti che l’autore ha ‘trasformato’ in narrazione attraverso un linguaggio distaccato che non tradisce però ‘la ferocia dei fatti’. L’idea, ha spiegato ancora Carofiglio parlando del libro L’estate fredda, è quella di ‘prendere una lingua che in passato ho criticato, quella della burocrazia, e usarla per raccontare fatti spaventosi ispirati a cose accadute davvero, per renderli astratti e creare, così, un effetto surreale, quasi teatrale’.
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