Eva Kaili, ex vicepresidente del Parlamento europeo, è costretta a restare in carcere ancora per almeno due mesi.
La politica è stata messa in manette il 9 dicembre 2022 a causa dell’inchiesta inerente al Qatargate. Questo è quanto è stato possibile apprendere dalla procura federale. Ecco tutti i dettagli.
Era stata mossa una richiesta di libertà con l’ausilio di un braccialetto elettronico, ma sembra essere stata respinta. I giudici inoltre hanno anche ulteriormente prolungato la detenzione di Kaili per almeno altri due mesi. Viene anche indicato dalla procura che per poter preservare le indagini, al momento non verranno rilasciate ulteriori informazioni. Kaili ha comunque intenzione di ricorrere in appello per andare contro la decisione presa dai giudici della Camera di consiglio del tribunale di Bruxelles.
La politica indagata con l’accusa di una presunta corruzione che avrebbe potuto influenzare alcuni processi decisionali Ue, è anche madre di una bambina di due anni che potrà incontrare solo due volte ogni 30 giorni.
Intanto, i due avvocati dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo, Andrè Rizopoulos e Mihalis Dimitrakopoulos, hanno dichiarato che nelle scorse ore la donna aveva collaborato attivamente con gli inquirenti. Tutto ciò è successo al termine dell’udienza stabilita per richiedere ai giudici l’utilizzo di un braccialetto elettronico, anche se alla fine la decisione presa è stata tutt’altra.
Kaili, nel corso dell’udienza, non ha rilasciato alcun tipo di dichiarazione. Lo stesso è stato fatto dagli avvocati, uno dei quali ha dichiarato di non “aver mai visto una fuga di notizie di questa portata e una tale violazione frontale del segreto istruttorio, e non sono l’unico a pensarlo, tanto che il procuratore federale ha avviato un’inchiesta a riguardo”.
Oltretutto i due legali non hanno voluto rilasciare dichiarazioni in quanto “è pregiudizievole sia per la difesa della signora Kaili sia per l’accertamento della verità in un dossier di questa natura”.
I legali continuano a difendere a spada tratta la propria assistita: “Abbiamo preso l’impegno di non parlare perché l’inchiesta è seria e segreta, dunque vi dico che Eva Kaili è innocente e non è mai stata corrotta, mai, e non ha mai saputo dei soldi”.
In base a quanto detto nel corso di tutta l’udienza, ora sarà tutto nelle mani di Eva Kaili, ex vicepresidente del Parlamento europeo, la quale dovrà decidere se parlare o continuare ad astenersi dalle dichiarazioni. Non resta che attendere un risvolti delle prossime settimane per sapere quale sarà il futuro della Kaili.
Intanto dalle indagini è trapelato anche che l’ex parlamentare sia stata influenzata da fattori esterni. Sembra che, secondo fonti interne, sia stata proprio la Stoa a dare alla Kaili “un’accelerazione improvvisa alla carriera ed un esposizione maggiore alle lobby e molti nuovi contatti con gruppi di interesse, soprattutto tecnologici”.
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