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Nel 2015 sono arrivati in Europa 89.000 minori non accompagnati e, di questi, ben 10.000 risultano attualmente scomparsi. Nelle prime 24, o al massimo 48, ore dall’arrivo nei centri d’accoglienza essi sono, infatti, scappati e, da quel momento, di loro si sono completamente perse le tracce. Che fine fanno questi minori?
Il Presidente di TelefonoAzzurro, Ernesto Caffo, ha spiegato a Pourfemme.it, il web-magazine di Nanopress.it che, nella Giornata internazionale dei bambini scomparsi, ha condotto un’inchiesta sui minori immigrati: «I ragazzi che arrivano a Pozzallo (dove c’è uno dei più importanti centri d’accoglienza per migranti, NdR) scappano e vanno in comunità illegali, da cui poi passano ad altre comunità che stanno poi, ad esempio, in Germania».
Secondo il Presidente di TelefonoAzzurro sarebbero, infatti, «proprio queste organizzazioni criminali a pagare il viaggio verso l’Italia di questi giovani, che altrimenti non potrebbero permetterselo», con l’intento di poterli poi sfruttare.
Teorema confermato, o almeno non escluso, nell’inchiesta condotta da Simona Buscaglia su Pourfemme.it, anche dal Commissario Straordinario del Governo per le persone scomparse, Vincenzo Piscitelli, che ha spiegato: «Le ultime indagini hanno evidenziato come, ad esempio proprio qui intorno alla Stazione Termini, c’erano comunità che gestivano e pilotavano addirittura il traffico di questi sbarchi».
«Noi – ha continuato Piscitelli – abbiamo sicuramente qualche traccia, qualche prova che questi minori quando arrivano hanno già qualche numero di telefono a cui rivolgersi per evidentemente proseguire il viaggio e questo fa pensare che la loro presenza nelle comunità d’accoglienza sarà breve, infatti si allontanano nelle prime 24/48 ore. […] Parlo però di un rischio: non ho dati che mi facciano certificare che vi sia una percentuale di questi minori che finisca nella rete della criminalità organizzata o da quella che li rendono schiavi sessuali, ma è importante capire che in quanto minori sono esposti».
Un rischio che noi, come persone, non possiamo umanamente ignorare. L’importante è capire come questi minori riescano a scappare e a sfuggire al controllo della autorità italiane che, una volta arrivati in Italia, li prendono in carico. Se è, infatti, vero che è necessario controllare l’accesso dei migranti in Italia per evitare gravi problemi di ordine pubblico e, quindi, a tutela degli italiani, ancora più vero che è necessario controllare i flussi per evitare che questi giovani finiscano nella maglie della criminalità organizzata.
Per quanto il loro allontanamento venga, infatti, classificato come “allontanamento volontario”, il rischio, come hanno spiegato Caffo e Piscitelli su Pourfemme.it, che essi siano vittime – probabilmente anche consapevoli già da quando si mettono in viaggio – della criminalità organizzata è troppo elevato, ben più del nostro di «vederci sommersi di immigrati», come dicono molti politici.
Ha ragione, allora, il Presidente Caffo quando sostiene che «c’è un ritardo su questo tema, come se la sofferenza di questi bambini fosse un dato marginale». Marginale perché loro provengono dai “margini” del mondo, perché sono e, secondo alcuni, devono restare ai margini della società. Pertanto quando si parla di controllo dell’immigrazione sarebbe bene che l’attenzione fosse rivolta in primis alla tutela dei migranti e poi a quella degli ospitanti, perché sono proprio i migranti, come dimostrato dall’inchiesta di Pourfemme.it, quelli esposti a maggior rischi.
SCOPRI QUI L’INCHIESTA DI POURFEMME.IT
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