L’Unione africana chiede le scuse di Salvini: ‘I migranti non sono schiavi’

Salvini

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L’Unione africana ha chiesto le scuse ufficiali del vicepremier italiano per le sue frasi in cui ”ha paragonato gli immigrati africani a schiavi”. Il riferimento è alle parole espresse dal ministro dell’Interno Matteo Salvini durante il vertice sui migranti a Vienna, in Austria, che si è tenuto lo scorso venerdì 14 settembre 2018. In un botta e risposta con il ministro degli Esteri del Lussemburgo, Jean Asselborn, Salvini ha infatti detto: ”Io penso di essere pagato dai miei cittadini per aiutare i nostri giovani a fare quei figli che facevano qualche anno fa, non per espiantare il meglio dei giovani africani per rimpiazzare gli europei che per motivi economici non fanno più figli. In Italia sentiamo l’esigenza di aiutare i nostri figli a fare degli altri figli, non ad avere nuovi schiavi per soppiantare i figli che noi non facciamo più”.

La Commissione dell’Unione africana ha espresso “sconcerto” per le parole di Salvini e ha chiesto che il vicepremier “ritratti la sua dichiarazione sprezzante”.

In una nota diffusa nella serata di martedì 19 settembre, si legge: ”È opinione dell’Unione Africana che le dichiarazioni non risolveranno le sfide migratorie che affliggono l’Africa e l’Europa”. Per l’organizzazione internazionale, che raccoglie tutti i 55 Stati africani, l’attuale “crisi migratoria” in Europa rappresenta un’opportunità per l’Africa e l’Europa per impegnarsi in un dialogo che non si focalizzi solo sulle questioni migratorie, ma anche su una cooperazione più estesa tra i due continenti. Il cui destino ”è così strettamente legato che non possono augurarsi semplicemente che l’altro sparisca”.

La Commissione dell’UA esprime comunque la sua ”preoccupazione” per il ”crescente numero di migranti che continuano a tentare di raggiungere l’Europa attraverso percorsi pericolosi nonostante i molti sforzi dell’Unione Africana, insieme alle Nazioni Unite e all’Unione Europea, per sensibilizzare i cittadini africani sui rischi che questi spostamenti comportano”.

Il vicepremier italiano, a Vienna, aveva chiarito di non condividere la visione secondo cui l’Europa ha necessità di immigrati per far fronte alla crisi demografica. E per questo aveva anche litigato con il ministro del Lussemburgo che, spazientito, si era lasciato andare a una imprecazione. Jean Asselborn ha poi ricordato a Salvini il passato migratorio dell’Italia e lo ha accusato di usare ”i metodi e i toni dei fascisti degli Anni ‘30”.

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