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L’uomo che sposò iPhone a Las Vegas: una storia che fa riflettere

C’era una volta un uomo di nome Aaron Chervenak che prenotò una cerimonia matrimoniale in una piccola cappella di Las Vegas, ma non era ubriaco, non voleva diventare marito di una spogliarellista conosciuta 35 minuti prima né stava per pagare pegno per una scommessa persa. E dire che la sposa, alzato il velo, era nientemeno che un iPhone: sì, uno smartphone di Apple. Ennesimo atto di un folle in cerca di cinque minuti di celebrità nella città dove tutto rimane privato (sì, come no?) e dove tutto è ammesso? Nemmeno questa è la risposta giusta, perché il caro e vecchio Aaron era più che sobrio quando ha chiesto il permesso di contrarre matrimonio con il melafonino e lo ha fatto per una motivazione che si potrebbe definire quasi come sociale.

La scena è di quelle che non passano inosservate: il giovane Aaron Chervenak, si presenta alla reception della Little Chapel of Las Vegas con nella mano la sua futura sposa. Non mano nella mano, ma proprio – solo – nella mano: il proprietario-cappellano Michael Kelly è rimasto stupito, ma nemmeno poi più di tanto: “Subito ho pensato ‘Cosa? Ma che diavolo?’, poi mi sono detto ‘Ah, ok va bene facciamolo, perché no?“. E nelle iridi tanti simboli dei dollari hanno lampeggiato come occhi laser di un robot gigante preso da un cartone giapponese. “Non ci capita molto spesso di sposare una persona in carne e ossa con un oggetto inanimato, ma non abbiamo visto problemi”, ha poi aggiunto, quasi come a dire che non è la prima volta che qualcuno si presenta in coppia ma “solo”.

Non vogliamo indagare se i precedenti parlano di oggetti simpatici, magari di un certo valore sentimentale, bambole gonfiabili o oltre, ma ritorniamo su Aaron, che ha portato a termine il matrimonio il 20 maggio senza problemi. Anzi, non proprio senza problemi dato che le autorità che hanno analizzato gli atti del matrimonio si sono accorti di questa “particolarità” annullando naturalmente tutto. E come l’ha presa il neo-marito già “vedovo”? Non si è stupito più di tanto.

Ai microfoni di una TV locale ha commentato: “Ovviamente non si prova la stessa emozione che si può avere sposando una persona, la connessione sentimentale è differente. Ma questo matrimonio è simbolico – e qui arriva la svolta – dato che per legge non è possibile sposare un oggetto; il mio messaggio è forte e presente: questi piccoli gadget sono diventati sempre più preziosi per noi e questo mio semplice gesto ho voluto dimostrare un così alto valore”. Insomma, non ha tutti i torti: alla fine siamo più sposati al nostro smartphone che alla nostra dolce metà, in molti casi. Quante volte vi è capitato di vedere coppie ignorarsi per dedicarsi al display e al touch a cena, quante pensano subito a dare un’occhiata a Facebook appena svegli e prima di dormire? E Siri, che ci conosce ormai meglio di qualsiasi altro? Questione di priorità, stai a vedere che Aaron aveva ragione?

Diego Barbera

Diego Barbera è stato un redattore interno di Nanopress fino al 2018. Si è occupato di tecnologia, sport, cronaca.

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