La Banca Centrale Europea sorprende tutti e taglia i tassi di interesse, portando il tasso di rifinanziamento principale allo 0,0%, il minimo storico, dall’attuale 0,05%. I tagli riguardano anche altri tassi: quello sui depositi, che passa a -0,40% da -0,30%, e quello sul rifinanziamento marginale allo 0,25% dallo 0,35%. I nuovi tassi saranno operativi dal 16 marzo e per un periodo “molto lungo”, come ha chiarito il presidente Bce, Mario Draghi, almeno fino a marzo 2017 e con estensione al 2018. Il pacchetto prevede in tutto sei mosse, compresa quella che più ha sorpreso mercati e operatori finanziari, cioè l’aumento del quantitative easing che porta l’acquisto dei bond tramite qe da 60 a 80 miliardi mensili. Inoltre, la Bce acquisterà bond anche dalle aziende non bancarie con rating di livello d’investimento, cioè non speculativo. Da giugno, la Banca Centrale Europea darà un pacchetto di 4 prestriti Tltro alle banche, dando liquidità illimitata agli istituti che fanno credito alle imprese. Questi prestiti, infine, avranno il tasso sui depositi, quindi negativo.
“SuperMario is back”, dicono dai corridori dell’Eurotower .Tutti gli operatori e i commentatori hanno accolto con soddisfazione le decisioni di Draghi, ma non sono mancate le forti polemiche con la Germania e gli stessi banchieri. Andiamo a scoprire perché.
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Perché la Bce ha deciso di tagliare i tassi?
È lo stesso Mario Draghi a spiegarlo in conferenza stampa: tutte le misure sono state pensate per “stimolare prestiti alle aziende e la ripresa” economica dell’Eurozona, la cui crescita è sotto le aspettative. Francoforte ha deciso di ridurre i costi del denaro a livello globale per tutta l’Eurozona, dando così uno stimolo all’economia in un momento delicato. “La crescita è più debole del previsto a inizio anno”, ha chiarito Draghi. Il piano ha dato risultati altalenanti ed è stato accolto tra le polemiche arrivate dalla Germania. All’inizio, i mercati hanno festeggiato con Piazza Affari che registrava un guadagno di oltre il 4% , ma l’euforia è svanita presto e Milano ha chiuso a -0,50%. Anche le altre piazze europee hanno chiuso in negativo, in particolare Francoforte, la peggiore a -2,3%; l’euro prima è sceso a 1,0866 per poi risalire a 1,12 dollari, mentre lo spread Btp-Bund è sceso fino a 104 per poi chiudere a 115.
La reazione dei banchieri non è stata molto positiva. In molti hanno sottolineato che i tassi negativi possono portare ulteriori problemi al settore bancario, già in difficoltà, e che l’operazione di Draghi potrebbe non essere sufficiente se non supportata da politiche fiscali tese al rilancio dell’economia, a partire da una politica fiscale meno opprimente.
Dalla Germania sono arrivare le critiche più pesanti al piano della Bce. Draghi avrebbe aspettato marzo per realizzare il piano quando, per la rotazione tra i membri del board, la Bundesbank non avrebbe avuto diritto di voto. Il numero uno della Banca Centrale Europea ha così superato lo scoglio dei tedeschi che, alla fine, si sono comunque fatti sentire. Dalla Germania si è levato un coro di accuse: Draghi avrebbe agito per salvare le banche a rischio fallimento nel Sud Europa, avrebbe iniettato “veleno” con l’aumento del qe a 80 miliardi e, nella migliore delle ipotesi avrebbe creato un piano “inutile”.
I tassi d’interesse della Bce
Chiunque abbia mai avuto un mutuo o un finanziamento sa cos’è il tasso d’interesse. La Banca Centrale Europea (o meglio, il suo Consiglio direttivo) stabilisce quali sono i tassi di interesse in tutta l’Eurozona per tre operazioni: rifinanziamento principale; rifinanziamento marginale (overnight); deposito overnight presso la Banca Centrale.
Quello che più ci interessa è il primo, il tasso d’interesse sul rifinanziamento principale. Si tratta del paramento più importante perché stabilisce il costo del denaro nell’Eurozona. Detti anche “tasso refi”, i tassi per le operazioni di rifinanziamento sono applicati alla maggior parte delle operazioni con cui la Bce dà liquidità all’intera Eurozona e in particolare alle banche. È, per sintetizzare, quanto pagano le banche alla Bce quando prendono del denaro. Da questo tasso, deriva tutta la politica monetaria europea e ha (o dovrebbe avere) effetti immediati anche per imprese e cittadini. Per farla ancora più semplice, è il “prezzo del denaro” che pagano le banche alla Bce quando chiedono denaro, per dare, a loro volta, crediti ad aziende e mutui con tassi più bassi (almeno si spera). Con questa decisione, il tasso è sceso allo 0,0%: in pratica, le banche possono chiedere liquidità alla Bce senza pagare nulla in più.
I tassi sul rifinanziamento marginale riguardano le operazioni che le banche possono fare in autonomia direttamente con la Bce, tramite il cosiddetto mercato overnight, cioè flussi di soldi liquidi che passano da Francoforte a una banca per operazioni che durano al massimo una notte (da qui il termine overnight) e che devono rientrare entro il primo giorno lavorativo utile. In pratica, se una banca è in difficoltà, può chiedere il rifinanziamento marginale, avere fondi subito a disposizione dando garanzie sulle attività che si faranno con quei soldi: su questi “prestiti di una notte”, la Bce ha imposto dei tassi di interesse ora fissato allo 0,25%.
Da questo deriva anche il terzo tasso d’interesse gestito dalla Bce, il tasso di deposito overnight presso la Banca centrale. In pratica, le banche possono scegliere di mettere dei soldi sul mercato overnight, prestarlo ad altre banche, con un tasso di interesse che ora è a -0,40%.
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