Non è neanche iniziata la campagna elettorale che già spuntano le bufale sui politici. La prima a circolare sui social tramite un tam tam su WhatsApp riguarda la presidente della Camera Laura Boldrini e un presunto nipote Luca, assunto a 22 anni a Palazzo Chigi. A smentirla con un post su Facebook è stata la stessa interessata. “Temistocle, Augusto, Luca, Luciana…non sono miei familiari, ma personaggi inventati”, scrive la terza carica dello Stato. “Non conosco Luca Boldrini e non ho MAI fatto assumere un mio parente nelle istituzioni”, chiarisce Boldrini che chiede la massima condivisione. “Non fatevi ingannare da certe bufale, da chi per guadagnare soldi e gettare fango sugli altri approfitta della vostra buona fede”. Il post è stato ripreso anche dalla Polizia Postale che ha voluto dire la sua sulla vicenda fake news, chiarendo che diffondere notizie false è reato.
Boldrini è da tempo nel mirino degli haters sui social e non solo: in rete le sono arrivate minacce terribili, tra stupri e violenze, spesso accuse ingenerose e false, talvolta anche da esponenti politici avversari che soffiano sull’odio personale. Da tempo la Presidente della Camera ha deciso di denunciare le offese, cercando di rompere il muro dell’anonimato della rete, per cui i cosiddetti “leoni da tastiera” credono che online tutto sia lecito, anche offendere, minacciare e denigrare senza alcuna conseguenza.
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In questo campo è da sempre attiva la Polizia Postale, ancora di più ora che siamo in campagna elettorale, momento in cui “assistiamo ad un’impennata nella diffusione di fake news via internet e social network”, si legge nel post della Polizia.
“Non si tratta di un legittimo esercizio di democrazia o di libera espressione del pensiero: ci riferiamo, invece, alla ben nota e poco edificante attività di creazione a tavolino, e successiva diffusione, di notizie prive di fondamento, relative a fatti o personaggi di pubblico interesse, elaborate al solo scopo di condizionare fraudolentemente l’opinione pubblica”, continuano gli agenti che prendono l’esempio della bufala del presunto nipote di 22 anni, senza adeguate referenze professionali, assunto a Palazzo Chigi con uno stipendio di 8mila euro al mese, per mettere in guardia dall’uso scorretto dei social.
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“Questo episodio ci offre l’occasione per ribadire che, se la libertà di pensiero rappresenta uno fra i diritti più sacri ed inviolabili tutelati dalla nostra Costituzione, la diffusione di contenuti falsi al solo scopo di ledere l’immagine e la reputazione altrui costituisce, invece, un reato”, chiosa la Polizia Postale.
Basterebbe fermarsi a pensare per capire che siamo di fronte a una bufala, ma spesso chi costruisce le fake news sa come alimentare la rabbia e solleticare gli istinti peggiori, facendo cadere nel tranello molte persone. Diffondere contenuti diffamatori, senza sapere se siano veri o meno, è però responsabilità individuale ed è passibile di denuncia.
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