Storica sentenza della Corte di Cassazione, che ha dato ragione a una coppia bresciana che potrà chiedere i danni per la movida al Comune di appartenenza. Si tratta di una vicenda che risale a più di dieci anni fa e che ha avuto alterne fortune: in primo grado la causa era stata vinta, ma la sentenza in Appello aveva ribaltato tutto. Ora il terzo grado ha dato ragione alla coppia, residente in una via centrale di Brescia caratterizzata da un via vai pressoché continuo soprattutto durante le ore notturne.
La Corte di Cassazione ha dato ragione a una coppia di cittadini bresciani residente in una delle vie della movida, che avevano fatto causa nel 2012 al Comune di residenza chiedendo i danni per il rumore causato anche a notte fonda dalla movida. Si tratta di una sentenza unica nel suo genere, sebbene arrivata con parecchi anni di ritardo. I coniugi all’epoca dei fatti vivevano in una delle vie più centrali di Brescia, caratterizzata da un gran numero di locali e anche dalla presenza fino a tarda notte di giovani e avventori. Chiasso e schiamazzi che erano diventati insostenibili per i due, che fino all’alba non riuscivano a prendere sonno. È così che stanchi, nel vero senso della parola, da questa situazione, hanno deciso di portare in tribunale la municipalità, rea di non aver salvaguardato la loro salute.
Una vicenda che risale al 2012, quella che ha visto protagonisti Gianfranco Paroli e Piera Nava, coppia bresciana residente in via Fratelli Bandiera, una delle strade più note della movida. A suscitare scalpore, ai tempi, non fu tanto il motivo della denuncia, quanto l’identità di coloro che l’avevano presentata, ovvero il fratello maggiore dell’allora primo cittadino di Brescia e la di lui consorte.
Cinque anni dopo, nel 2017, giunge la sentenza di primo grado del Tribunale di Brescia, che dà ragione ai Paroli, condannando il Comune a pagare 20.000 euro a ciascuno dei due per il danno non patrimoniale, più ulteriori 9.000 euro tra spese legali e danni patrimoniali.
“È innegabile che l’ente proprietario della strada da cui provengono le immissioni denunciate debba provvedere ad adottare le misure idonee a far cessare dette immissioni. Deve quindi essere ordinata al comune convenuto la cessazione immediata delle emissioni rumorose denunciate mediante l’adozione dei provvedimenti opportuni” questa la motivazione presentata dai giudici, che avevano anche stabilito come il Comune avrebbe dovuto istituire un servizio di vigilanza dal giovedì alla domenica e da maggio a ottobre.
In Appello, tuttavia, i giudici avevano ribaltato la sentenza, annullando quindi quanto deciso in prima istanza. I coniugi non si sono dati però per vinti, e hanno proceduto al terzo e ultimo grado di giudizio, e questa volta, la Cassazione non ha avuto dubbi: è la Città di Brescia a doversi fare carico degli schiamazzi notturni, oltre al risarcimento da fornire alle vittime del baccano procurato.
Si tratta di una sentenza che potrebbe aprire la strada a centinaia di altre cause del genere da parte della cittadinanza stanca di dover subire rumori molesti a tarda ora.
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