La Cassazione ha respinto il ricorso dell’avvocato: Cospito resta al 41 bis

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell’avvocato di Alfredo Cospito, Flavio Rossi Albertini: l’anarchico in sciopero della fame da più di cento giorni rimarrà in regime di 41 bis. La decisione è stata presa dai cinque giudici che dalle 10 si erano riuniti in camera di consiglio e va contro la decisione del procuratore generale Piero Gaeta. 

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Il processo ad Alfredo Cospito, ideologo anarchico del Fai al tribunale di Torino – Nanopress.it

Il legale di Cospito, invece, ha dichiarato che nonostante alcuni pareri andassero in senso contrario, è chiaro che si sbagliavano loro e che la decisione del governo di Giorgia Meloni non sia stata politica. Intanto, però, ci sono state molte proteste da parte degli anarchici sia prima, sia soprattutto dopo la sentenza.

Cospito rimarrà in regime di 41 bis: la sentenza della Cassazione

Non c’è pace per Alfredo Cospito, l’anarchico in sciopero della fame da più di cento giorni perché il governo di Mario Draghi, con la Guardasigilli, Marta Cartabia, lo ha messo in regime di 41 bis, e quello di Giorgia Meloni, con Carlo Nordio in primis, ha scelto di percorrere la stessa via. E non c’è pace perché anche la Corte di Cassazione, un po’ a sorpresa, ha respinto il ricorso del suo avvocato, Flavio Rossi Albertini, che aveva chiesto la revoca del carcere duro dopo la decisione del tribunale di sorveglianza di Roma.

I cinque giudici, riuniti in camera di consiglio da stamattina alle 10, sono andati anche contro il parere del procuratore generale, Piero Gaeta, che invece aveva chiesto il riesame del tribunale.

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Alcuni striscioni per Alfredo Cospito – Nanopress.it

La decisione non è stata presa bene soprattutto dagli anarchici che, solidali con Cospito, hanno aspettato fuori da piazza Cavour la sentenza, e che poi hanno protestato al grido di “assassini, assassini” una volta arrivata. Mentre il legale ha dichiarato che “leggendo i pareri favorevoli della Dna, Dda, Dap inviati al ministro avevamo capito che la decisione ministeriale fosse stata politica e non giuridica. Dopo la lettura della requisitoria del pg Gaeta pensavamo che il diritto potesse tornare ad illuminare questa buia vicenda. La decisione di questa sera dimostra che ci sbagliavamo“.

Di tutt’altro avviso, invece, Enrico Letta, segretario uscente del Partito democratico, che ha spiegato come si debba prendere atto della scelta dei giudici della Cassazione: “Non faccio nessuna valutazione – ha detto il leader dei dem a Repubblica – è una decisione della magistratura e come tale va rispettata“.

Prendiamo atto della decisione della Corte di Cassazione. Come più volte illustrato in Parlamento, essa attiene al procedimento giurisdizionale di competenza esclusiva della magistratura nella sua piena autonomia e indipendenza“, ha commentato invece il ministro della Giustizia.

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