Secondo una decisione della Corte di Cassazione, i paparazzi che braccano i vip in maniera eccessiva sono al pari di stalker.
![Paparazzo](https://www.nanopress.it/wp-content/uploads/2022/11/Paparazzo.jpg)
Finora i fotografi in questione venivano additati con l’accusa di molestie ma secondo la recente decisione, si tratta di vero e proprio stalking.
La condanna della Corte di Cassazione
Si sente molto spesso parlare di fotografi che braccano i vip e i personaggi noti per ottenere un particolare scatto o immortalare lo scoop del momento.
Tuttavia nessuno mai mi sofferma veramente alle conseguenze di questi comportamenti. I paparazzi possono essere molto dannosi, infatti costringono la persona in questione a cambiare stile di vita e orari, muovendosi quasi come chi agli occhi degli altri si deve nascondere.
Questo aspetto legato all’attività dei fotografi è stato condannato dalla Corte di Cassazione in questi giorni, che ha deciso che si tratta di stalking.
Ciò significa che il lavoro dei paparazzi va regolarizzato e ci vogliono dei limiti per non invadere troppo la privacy del diretto interessato.
Si configura il reato di atti persecutori e non la sola contravvenzione di molestia per colui che a caccia di scoop, è troppo pressante.
Il caso
La decisione arriva in merito a un particolare caso giunto in Tribunale in questi mesi, infatti un fotografo ha preso di mira un procuratore calcistico opprimendolo ad ogni ora della giornata per immortalare le star del pallone.
![Corte di Cassazione](https://www.nanopress.it/wp-content/uploads/2022/11/Corte-di-Cassazione.jpg)
Secondo il giudice, il paparazzo denunciato, obbligava l’agente a cambiare orari e auto, ma anche a bloccare le telefonate che riceveva in modo che i suoi appuntamenti non venissero intercettati dall’uomo.
Il procuratore doveva incontrarsi con i calciatori in luoghi decisi all’ultimo momento, con appuntamenti improvvisati e automobili diverse ogni volta. Una situazione insostenibile che lo ha spunto a sporgere denuncia nonostante le diverse richieste verso il paparazzo, a none essere così opprimente.
Dal risultato del provvedimento preso nei confronti dell’uomo, si configura il cambio di abitudini di vita e questo è nettamente diverso dalla contravvenzione che solitamente avviene in questi casi.
Parliamo di vero e proprio stalking e pedinamento di individuo. Con tale sentenza, pubblicata il 10 novembre scorso, diventa definitiva la condanna a 4 mesi di reclusione inflitta all’imputato e applicata nei casi analoghi che verranno in futuro.
La difesa ha affermato che l’uomo stata solo facendo il suo lavoro, tuttavia dalle indagini sono emersi dettagli importanti: appostamenti davanti all’ufficio dell’agente e in altri luoghi che questo frequentava, la tempesta di telefonate con richieste di organizzare appuntamenti con le celebrità per avere servizi esclusivi con tanto di toni aggressivi e offensivi se questo si rifiutava.
La condotta dell’imputato è quindi risultata per questi e altri motivi, oltre il ruolo del fotografo, inoltre causava nel procuratore il timore per la propria sicurezza e uno stato costante di ansia e paura.