Secondo una decisione della Corte di Cassazione, i paparazzi che braccano i vip in maniera eccessiva sono al pari di stalker.
Finora i fotografi in questione venivano additati con l’accusa di molestie ma secondo la recente decisione, si tratta di vero e proprio stalking.
Si sente molto spesso parlare di fotografi che braccano i vip e i personaggi noti per ottenere un particolare scatto o immortalare lo scoop del momento.
Tuttavia nessuno mai mi sofferma veramente alle conseguenze di questi comportamenti. I paparazzi possono essere molto dannosi, infatti costringono la persona in questione a cambiare stile di vita e orari, muovendosi quasi come chi agli occhi degli altri si deve nascondere.
Questo aspetto legato all’attività dei fotografi è stato condannato dalla Corte di Cassazione in questi giorni, che ha deciso che si tratta di stalking.
Ciò significa che il lavoro dei paparazzi va regolarizzato e ci vogliono dei limiti per non invadere troppo la privacy del diretto interessato.
Si configura il reato di atti persecutori e non la sola contravvenzione di molestia per colui che a caccia di scoop, è troppo pressante.
La decisione arriva in merito a un particolare caso giunto in Tribunale in questi mesi, infatti un fotografo ha preso di mira un procuratore calcistico opprimendolo ad ogni ora della giornata per immortalare le star del pallone.
Secondo il giudice, il paparazzo denunciato, obbligava l’agente a cambiare orari e auto, ma anche a bloccare le telefonate che riceveva in modo che i suoi appuntamenti non venissero intercettati dall’uomo.
Il procuratore doveva incontrarsi con i calciatori in luoghi decisi all’ultimo momento, con appuntamenti improvvisati e automobili diverse ogni volta. Una situazione insostenibile che lo ha spunto a sporgere denuncia nonostante le diverse richieste verso il paparazzo, a none essere così opprimente.
Dal risultato del provvedimento preso nei confronti dell’uomo, si configura il cambio di abitudini di vita e questo è nettamente diverso dalla contravvenzione che solitamente avviene in questi casi.
Parliamo di vero e proprio stalking e pedinamento di individuo. Con tale sentenza, pubblicata il 10 novembre scorso, diventa definitiva la condanna a 4 mesi di reclusione inflitta all’imputato e applicata nei casi analoghi che verranno in futuro.
La difesa ha affermato che l’uomo stata solo facendo il suo lavoro, tuttavia dalle indagini sono emersi dettagli importanti: appostamenti davanti all’ufficio dell’agente e in altri luoghi che questo frequentava, la tempesta di telefonate con richieste di organizzare appuntamenti con le celebrità per avere servizi esclusivi con tanto di toni aggressivi e offensivi se questo si rifiutava.
La condotta dell’imputato è quindi risultata per questi e altri motivi, oltre il ruolo del fotografo, inoltre causava nel procuratore il timore per la propria sicurezza e uno stato costante di ansia e paura.
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