I cloni sono di mucche appartenenti alla razza olandese chiamata frisona. Questa, infatti, è considerata una specie particolarmente produttiva in termini di latte.
L’obiettivo della Cina è di diminuire l’importazione di bestiame dall’estero, anche per mettere a riparto la filiera alimentare.
Attraverso i suoi scienziati la Cina ha clonato con successo tre “super mucche” che riescono a produrre molto più latte del solito. A riportarlo sono stati i media locali cinesi, sottolineando come per il Paese sia un traguardo importante, soprattutto per l’industria casearia, in quanto mira a ridurre la dipendenza dall’import del bestiame da allevamento. Secondo il quotidiano Global Times, infatti, circa il 70% delle vacche da latte cinesi sono importate dall’estero.
I vitelli sono stati allevati dai ricercatori della Northwest University. Sono nati nella regione Ningxia nelle settimane che hanno preceduto il capodanno lunare, come è stato riportato dalla testata governativa nella regione chiamata Ningxia Daily.
La clonazione è avvenuta da mucche altamente produttive appartenenti alla razza bovina olandese chiamata frisona. In particolare, questa specie è in grado di produrre 18 tonnellate di latte l’anno e 100 se si considera l’intero arco della loro vita. Secondo i dati 2021 raccolti dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, si tratta di 1.7 volte la quantità di latte che produce in media una vacca sul suolo statunitense. Quindi sorprendentemente tanto.
Il primo vitello clonato è nato il 30 dicembre con parto cesareo, dovuto alla relativa grandezza dell’animale che pesava 56.7 chilogrammi. A riferirlo sono stati i media locali, che hanno anche indicato in 120 il numero di embrioni che sono stati clonati dagli scienziati, partendo dalle cellule delle orecchie delle mucche di razza olandese. Dopodiché gli embrioni sono stati messi in vacche surrogate.
Lo scienziato Jin Yaping, a capo del progetto, ha definito la nascita delle “super mucche” come una “svolta” che consente alla Cina di preservare le vacche migliori “in un modo economicamente fattibile”, si apprende dal Global Times. Solamente cinque mucche su 10,000 in Cina sono in grado di produrre 100 tonnellate di latte nel corso della loro intera esistenza. Quelle che ci riescono diventano quindi una risorsa considerata di valore per l’intero allevamento. Tuttavia, gli animali altamente produttivi sono identificati come tali solamente al termine della loro vita e questo, secondo lo scienziato, rende più difficile allevarli.
“Contiamo di impiegare due o tre anni per costruire un’eredità fatta di oltre 1,000 super mucche, come solida base per abbattere la dipendenza che la Cina ha con l’estero riguardo alle vacche da latte e anche il rischio di rimanere “strozzati” (dall’interruzione della filiera alimentare, ndr)”, le parole dello scienziato a capo del progetto.
La pratica di clonare animali in ambito alimentare può sembrare nuova o insolita, ma in realtà lo è molto meno di quanto si possa immaginare. In molti Stati e anche negli Usa, infatti, gli allevatori allevano cloni insieme agli animali convenzionali. Questo per raggiungere obiettivi come l’avere un patrimonio genetico dei bovini che sia resistente alle malattie oppure per aumentare la produzione di latte.
La Cina negli ultimi anni ha fatto molti progressi in questo ambito. Basti pensare che lo scorso anno un’azienda ha creato per la prima volta al mondo un lupo artico clonato. Nel 2017 alcuni scienziati avevano dichiarato di aver clonato dei bovini più resistenti del solito alla tubercolosi bovina. Una malattia che mette a rischio il bestiame in molti Paesi.
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