Il Napoli è lanciatissimo verso uno scudetto che sarebbe storico e anche inaspettato. Le ricadute si vedono anche sulla classifica di marcatori del campionato di Serie A, dato che Victor Osimhen è primo e finalizzatore decisivo per le dinamiche di gioco di Luciano Spalletti. Oltre al nigeriano, però, ci sono veramente poche conferme rispetto a ciò che ci si attendeva. Nei primi dieci posti, infatti, non figurano i principali bomber del campionato che finora hanno deluso e non hanno rispettato le attese. Da Romelu Lukaku a Dusan Vlahovic, passando per Ciro Immobile, tutti i gol che dovevano portare in dote non sono arrivate, soprattutto a causa dei problemi fisici. Le motivazioni sono da imputare soprattutto a un calendario che non ha lasciato scampo a molti, ma soprattutto agli allenatori.
Il calcio è la passione di milioni di tifosi e in Italia, in particolare, ne sappiamo qualcosa visto quanto il mondo del pallone riesce a incunearsi nella nostra quotidianità e nelle nostre vite. Il gioco più bello del mondo fa rima con gol, rete – ditelo un po’ come volete e come fanno i vostri telecronisti preferiti -. È così vero che anche il termine bomber è entrato nel linguaggio comune, extra-campo quasi come a voler significare qualcosa di riuscito, di efficace e di bello. Proprio quei bomber che ora popolano la Serie A, però, in molti casi non hanno rispettato le attese di inizio anno. Parliamo dei volti di riferimento delle maggiori big, ovviamente, quelli che tutti desiderano anche solo collezionando le figurine Panini. Cerchiamo di capire i motivi di quello che sta succedendo, analizzando i singoli casi e cercando di delinearne le prospettive per il prossimo futuro.
Lo sapevamo già da giugno che non sarebbe stato un campionato come gli altri. Anzi, per i più attenti già da prima. Nello specifico, da quando si è deciso di stravolgere i calendari per lasciare spazio al Mondiale in Qatar, la prima edizione invernale e la prima che ha costretto i club a fermarsi sul più bello e per più di qualche settimana. Non è stato solo quello il problema da affrontare nel recente passato per le società di Serie A, ma anche la necessità di dover giocare ogni tre giorni e a ritmi decisamente elevati, perché il calcio va in quella direzione e diversamente non si può fare.
Nel calcio frenetico e iper-moderno, 2.0 per dirlo alla maniera dei più tecnologici, non c’è spazio per chi è fuori forma, anzi proprio per chi non è al top. Anche chi ha una rosa molto profonda, come Massimiliano Allegri alla Juventus, ha fatto una tremenda fatica a schierare una formazione compatibile con gli obiettivi in ballo. Per le altre, un po’ meno attrezzate (Napoli a parte che si è riempito di talenti e calciatori rivelatisi dei veri craque), è stato ancor più difficile. Sempre tra le big, eh.
Ma perché partire da qui per trattare il tema della classifica marcatori? Perché non si possono ignorare gli stop fisici se si vuole comprendere in che direzioni stanno andando i bomber nostrani e che a conti fatti avrebbero dovuto superare i venti gol in stagione, ma non ci sono neanche minimamente vicini. A fare eccezione è sicuramente Victor Osimhen. In molti ai primi lampi della stagione avevano seri dubbi che il nigeriano riuscisse a trovare la continuità attesa e richiesta da due e più anni. In realtà, l’inizio non è stato fin da subito esaltante, dato che nelle prime nove giornate sono arrivati solo due gol e per giunta nelle prime due giornate. E’ anche vero che pure l’ex Lille ha dovuto fare i conti con un infortunio muscolare, più precisamente un problema al bicipite femorale che l’ha costretto a saltare le partite dalla sesta alla nona giornata, senza incidere più di tanto sugli esaltanti risultati del Napoli.
Poi i partenopei hanno potuto beneficiare di un’autentica pioggia di gol da parte del loro riferimento offensivo. Undici reti dalla decima alla diciannovesima giornata, tra cui sono racchiuse una tripletta spettacolare e una doppietta. Oltre ai freddi numeri che, in questo caso, spiegano quasi tutto c’è da raccontare l’evoluzione che il centravanti africano ha avuto in sé e per sé. E’ diventato essenzialmente un calciatore totale: fa salire la squadra, lavora per i compagni, è bravo a crearsi gli spazi da attaccare nello stretto e le lunghe leve lo rendono imprendibile nell’attacco alla profondità. E poi ha una fisicità straripante, di quelle che difficilmente lo anticipi, lo blocchi nello spalla a spalla e che dilania i difensori avversari per tutta la partita. Se a tutto questo abbinate il rinnovato senso del gol che il nigeriano sta finalmente dimostrando, allora capite perché sia in testa alla classifica marcatori. E perché non è neanche una sorpresa, non più di tanto.
Già dal secondo gradino del podio, però, arrivano le novità quelle vere. Infatti, la medaglia d’argento, almeno per il momento, è di Ademola Lookman. E lui sì che è una sorpresa per i tifosi orobici e per tutto il calcio italiano. Parliamo di un attaccante capace di segnare undici gol fino a questo momento in Serie A e stavolta senza essere una prima punta di ruolo, o almeno non in senso classico. Fatto sta che al primo anno in Italia ha già giocato diciotto partite e segnato undici gol: una media che proprio nessuno si aspettava, soprattutto per come sono arrivate le marcature del classe 1997.
Parliamo di un ragazzo che ha in sé tutte le caratteristiche che definiscono un attaccante moderno: corre, è esplosivo, dribbla e fa gol. Proprio su quest’ultimo punto in molti non pensavano avrebbe avuto questa continuità al momento del suo arrivo dal Lipsia. E invece Lookman sa segnare di destro, sinistro, anche di testa. La dimostrazione è arrivata anche contro la Juventus, una delle difese migliori del campionato e che, invece, è stata perforata per ben due volte dal nigeriano. Insomma, un concentrato di qualità e forza fisica, tanto che ora in molti lo vorrebbero, ma a goderselo è solo un’Atalanta tornata macchina da gol e tornata soprattutto a sognare.
Al terzo posto, poi, c’è un attaccante che già l’Inter si è goduta negli anni scorsi, ma che ora sta diventando sempre di più un punto di riferimento e la stella di tutto il gruppo nerazzurro. Lautaro Martinez non ha bisogno di tante presentazioni. Il Toro in questa stagione sta raffigurando tutte le principali caratteristiche del suo soprannome: protegge palla, salta l’uomo, aiuta la squadra e soprattutto è abile a smarcarsi e a segnare, in tutti i modi possibili. In questa Serie A c’è riuscito per nove volte e con una particolare incisività dopo il Mondiale in Qatar che ha visto la sua Argentina recitare la parte della protagonista e la punta realizzare un rigore decisivo per il cammino dell’Albiceleste. Da lui a Milano si aspettano ancora di più, se davvero il Toro vorrà diventare un bomber decisivo per le sorti dell’Inter e del campionato, ma già le premesse sono più che buone per un attaccante che ha già tanta rilevanza a livello internazionale. E la Beneamata spera l’avrà anche in Champions League, ancora una volta.
Al quarto posto, invece, c’è una prima punta che è tornata a splendere dopo essersi messo alle spalle una serie impressionante di infortuni. Stiamo parlando di Mbala N’Zola, un bomber capace di realizzare nove gol in diciotto partite giocate in questa stagione con la maglia dello Spezia. Anche lui ha un denominatore comune con tutti coloro che occupano le prime posizioni della classifica marcatori: la potenza fisica e l’esuberanza atletica sono i pezzi forti del suo repertorio, ma anche con discese travolgenti e gol a ripetizione che l’hanno reso una delle migliori espressioni offensive di questa Serie A. In più è un riferimento essenziale per lo Spezia e ora che è infortunato i bianconeri hanno iniziato a patire la sua assenza senza riuscire a segnare nelle ultime due partite. Diciamocelo chiaramente: riuscire a realizzare così tanti gol in un club come quello ligure è ben diverso e N’Zola sta dimostrando di meritarsela questa posizione nella classifica marcatori.
Anche di Marko Arnautovic non si può dire che si tratti di un nome sconosciuto per il campionato italiano. L’austriaco l’avevamo conosciuto in tempi ben diversi ai tempi dell’Inter quando era ancora un ragazzo di belle speranze e dal talento importante, ma anche dalla testa poco ferma. La sua carriera si è sviluppata altrove, ma tornato in Serie A, ai tempi della sua maturità calcistica, sta dimostrando che può fare ancora la differenza. Infatti, in questa stagione è già a quota otto reti. È vero, sono arrivate soprattutto nella prima parte dell’anno, ma è lui il leader emotivo e tecnico di un Bologna già abbastanza lontano dagli ultimi posti in classifica. Ora è infortunato e con le dinamiche di calciomercato alle costole, ma se dovesse restare in Emilia siamo sicuri che continuerà a fare ciò che gli riesce meglio: gol e giocate di grande qualità.
Alle sue spalle si sta imponendo, con qualche alto e basso di troppo soprattutto nell’ultimo periodo, un talento dal potenziale ancora non del tutto espresso come Rafael Leao. Il portoghese ha vissuto il suo punto più alto nella scorsa stagione quando si è cucito lo scudetto sul petto con il suo Milan. Quest’anno ha già segnato otto reti e sono state realizzate con giocate di enormi qualità. Le sue progressioni sulla fascia sono temibili praticamente per tutti, e non solo in Italia, ma anche dal punto di vista realizzativo ci sono stati grossi miglioramenti. Poi, è vero, il mese di gennaio non è stato positivo per lui e per i campioni d’Italia in generale e incombe il possibile addio sul calciomercato, nel caso in cui non dovesse arrivare il rinnovo di contratto. Il valore dell’esterno d’attacco, però, non può essere messo in discussione e il Milan lo sa bene. Come la nostra Serie A.
In settimana e ottava posizione poi troviamo due grosse realtà del nostro campionato, due calciatori che sono riusciti, con le loro giocate e con il loro talento, a spaccare la Serie A a furia di qualità e anche istinto per il gol. Si tratta di Khvicha Kvaratskhelia e Mattia Zaccagni: hanno segnato rispettivamente sette e otto gol e sono pronti a farne tanti e tanti altri. Sempre in nome di quella qualità che gli appartiene e che fa parte del loro stile di gioco. Il napotelano ormai è uno dei calciatori migliori di tutto il campionato: punta regolarmente l’uomo e lo salta senza troppa fatica con la capacità di rendersi imprevedibile in ogni discesa sulla trequarti. E poi calcia, va dritto verso la porta senza troppi pensieri e con la chiara intenzione di calciare immediatamente con potenza e precisione. E con una cattiveria agonistica che in molti pensavano non avesse.
Il laterale della Lazio, invece, brilla sempre di più partita dopo partita agli ordini di Maurizio Sarri. La dimostrazione delle sue qualità è arrivata direttamente nel match contro il Milan, vinto brillantemente dai biancocelesti con il risultato di 4-0. Beh, proprio in quel match Zaccagni ha dato il meglio del suo repertorio, puntando Davide Calabria con una continuità spaventosa e saltando puntualmente qualsiasi avversario si ponesse tra lui e la porta. Il gol non è mancato, anche stavolta, ma soprattutto ne ha innescati tre su quattro, mettendo una firma sempre più marcata sul trionfo dei padroni di casa. Ora il laterale offensivo è un calciatore totale, moderno che privilegia la fase offensiva ma non disdegna quella difensiva. Uno che è fondamentale per Sarri, ma potrebbe presto esserlo anche per la Nazionale di Roberto Mancini.
Infine, il nono e decimo posto sono occupati da due attaccanti che non sono di certo due novità per il campionato italiano, ma che sanno rinascere e sorprenderci sempre, perché hanno quel tocco di talento che solo i migliori in circolazione hanno e che, di certo, non invecchia. Edin Dzeko e Paulo Dybala sono proprio questo, quella luce tecnica che stupisce e fa impazzire. Scatena i gol, le esultanze, l’amore incondizionato e anche la fedeltà. L’ex Roma, che ora è il punto di riferimento dell’Inter, ne ha realizzati sette, esattamente quanti ne ha fatti la Joya che dell’Inter poteva anche esserlo, ma alla fine è sbarcato nella Capitale la scorsa estate e ne è diventato riferimento assoluto dal punto di vista tecnico e della leadership. L’argentino, fresco anche della vittoria del Mondiale, dicono che sia il miglior calciatore di tutta la Serie A per rendimento e per incisività nelle occasioni da gol. E per il resto Dybala non c’è tanto da raccontarvelo: semplicemente, se sta bene è tra i migliori di tutti e da anni e l’ha già ampiamente dimostrato.
Se finora abbiamo passato in rassegna i nomi che meglio hanno fatto quest’anno, ora si arriva anche alle note dolenti, a coloro che proprio non sono riusciti a fare bene nella Serie A 2022/23, almeno fino a questo momento. E da chi partire se non da Lukaku: come avrete notate il belga non figura nella lista dei primi dieci bomber del campionato e c’è di più. L’ex Anderlecht ha messo a segno un solo gol alla prima giornata contro il Lecce, poi nient’altro. Solo tanta speranza che potesse presto tornare dagli infortuni che l’hanno dilaniato. Ora questo momento sembra arrivato finalmente, ma la condizione fisica del belga non è sicuramente quella dei tempi migliori.
Sta di fatto che la storia dell’attaccante doveva andare in maniera decisamente differente. Lukaku è tornato all’Inter come un figliol prodigo che con l’aria di casa doveva ritrovare principalmente se stesso. Al Chelsea le cose sono andate male, malissimo: i nerazzurri hanno incassato più di 100 milioni dalla sua vendita e Big Rom sembrava arrivato a un nuovo apice della sia carriera, pronto a fare faville anche in quella Premier League che aveva rappresentato gioie e dolori per il bomber belga. Se con l’Everton le cose erano andate più che bene, con il Manchester United aveva deluso e l’arrivo in Italia agli ordini di Antonio Conte, che l’ha sempre stimato e ha apprezzato le sue caratteristiche, ha rappresentato una vera e propria svolta per la sua carriera. Dall’essere un po’ svogliato, a volte fuori dalla partita, si è trasformato in una macchina da gol dalla potenza irrefrenabile, incontrollabile per le difese avversarie, fino alla finale di Europa League prima e allo scudetto poi.
Il pressing del calciatore per il ritorno all’Inter era una manifestazione di pentimento e amore niente male e per i nerazzurri avere un calciatore del genere dalla propria parte rappresenta di sicuro un upgrade niente male per il ritorno al successo della Beneamata, anche più di quel Dybala che finalmente sarebbe nuovamente pronto ad accettare la corte di Beppe Marotta, ma alla fine andrà alla Roma, proprio perché in nerazzurro di spazio non ce n’è più. Lukaku, però, non ha ripagato l’Inter come ci si aspettava: c’è chi parlava di trenta gol “semplici” per un attaccante che conosce alla perfezione la Serie A e avrebbe potuto fare benissimo nella sua seconda esperienza italiana. Di mezzo si è messo il fisico di un calciatore che fa della sua potenza il suo marchio distintivo. Da quegli infortuni muscolari non si è mai realmente ripreso, tanto da giocare il Mondiale a novembre come se fosse una corsa contro il tempo che alla fine è pure finita male. L’eliminazione del Belgio ha il suo marchio ben impresso sopra con una serie di occasioni fallite proprio nel match decisivo che da quel bomber infallibile cresciuto nell’Anderlecht non ci saremmo mai aspettati, neanche nella sua versione peggiore.
A gennaio le cose non sono migliorate, non più di tanto. Contro il Napoli ha fatto la sua parte, ma senza riuscire a essere decisivo come un tempo. Nella partita di Monza poi la sua prestazione è stata nettamente insufficiente: dal suo ingresso in campo, non ha tenuto un pallone in avanti, ha avuto difficoltà a gestire la partita e a portare in avanti la squadra. I brianzoli sono anche riusciti a pareggiare in extremis, non solo per colpa del centravanti ovviamente. Poi è arrivato un altro problema, quell’infiammazione ai tendini che l’ha di nuovo costretto a fermarsi per un paio di partite. Ora è tornato, ma solo a partita in corso e con la speranza che possa finalmente rappresentare quel leader di cui l’Inter ha maledettamente bisogno per centrare i suoi obiettivi stagionali. Anche i tifosi sembrano aver perso la pazienza nell’aspettarlo e manifestano quotidianamente la loro perplessità su come sta andando la sua seconda esperienza a Milano.
Non solo la condizione fisica del calciatore è un problema vivo per l’Inter, ma anche il futuro di Big Rom sul calciomercato. Lukaku è comunque un calciatore di un certo livello e che costa tanto ogni anno. A fine stagione, il suo prestito dal Chelsea scadrà e di conseguenza i nerazzurri dovranno decidere cosa fare del calciatore che è fuori dai piani dei Blues. Tra i club c’era una sorta di gentleman agreement per cui si sarebbe tornati a trattare il prestito della punta, vedremo se l’Inter sarà pronta a bussare ancora una volta alla porta dei londinesi o se lascerà perdere per focalizzarsi su altri obiettivi. Il dubbio ora c’è e forse più che mai.
E dopo il bomber di proprietà del Chelsea, non si può non parlare di quanto fatto da Vlahovic quest’anno. L’attaccante quasi ventitreenne era anche partito bene agli ordini di Allegri, ma poi si è fermato, soprattutto a causa dei problemi fisici e in particolare una pubalgia che l’ha costretto ai box per diversi mesi, anche a giocare il Mondiale in condizioni piuttosto precarie. In dieci partite ha comunque segnato sei gol, ma è un bottino complessivamente deludente rispetto alle potenzialità del centravanti.
Inutile specificare che dal calciatore serbo ci si aspettava ben altro e ben di più, lui che è praticamente un bomber completo e sempre più in ascesa. Ha un mancino potente e delizioso, sa far salire la squadra e sa finalizzare l’azione praticamente in tutte le maniere possibili. Però, si sa, la vita è difficile per gli attaccanti che soffrono di pubalgia e per il momento il Vlahovic dello scorso anno e soprattutto del periodo alla Fiorentina non è ancora tornato. Nella prossima di campionato dovrebbe intanto tornare in panchina, al fianco di quel Paul Pogba che la Vecchia Signora aspetta ormai da agosto. Troppo poco per dirsi fuori dal tunnel, ma la strada è tracciata, anche se tra mille problemi giudiziari per la Juventus che potrebbero incidere anche sul destino del serbo.
Anche Immobile fino a questo momento non è riuscito a mantenere le medie realizzative impressionanti dell’ultimo decennio. L’attaccante, infatti, è fermo a quota sette in quattordici partite giocate. Gli infortuni, anche in questo caso, stanno incidendo molto sul percorso dell’ex Juventus e Genoa, ma non è solo quello. C’è chi sostiene che la Lazio a questo punto giochi meglio senza di lui, senza un vero e proprio riferimento offensivo e con Felipe Anderson a legare il gioco e poi far male.
Contro il Milan è arrivata l’ennesima dimostrazione di quello di cui stiamo parlando. La struttura a centrocampo intessuta da Sarri è un’ottima base su cui impostare le dinamiche offensive della squadra. Poi, però, avere uno come il brasiliano che sa venire basso, tirarsi addosso i difensori centrali avversari e lasciare spazio per gli inserimenti degli esterni e di Sergej Milinkovic-Savic è una bocca di fuoco quasi incontrollabile per gli avversari, esattamente come lo era Dries Mertens a Napoli. Attenzione, sicuramente Immobile è e resterà una risorsa essenziale per i biancocelesti in piena corsa per le posizioni più importanti in chiave Champions League e con il percorso in Conference alle porte. Ogni tanto però a Sarri potrebbe servire anche utilizzare delle soluzioni diverse, soprattutto con difese che hanno difficoltà ad alzarsi e poi riabbassarsi all’improvviso. E aggiungiamo che questi dualismi spesso sono solo la sintesi dell’abbondanza di un gruppo e che per fortuna dell’allenatore lascia diverse scelte e soluzioni.
Occhi puntati anche su Duvan Zapata e sempre per lo stesso emotivo: gli infortuni muscolari. Proprio quando sembra uscire dal baratro, il colombiano ci rientra puntualmente e comunque per uno con la sua stazza rientrare in condizione non è affatto cosa semplice. Il suo bottino è veramente magro e si ferma a un solo gol quest’anno in Serie A. Veramente troppo poco, anche perché Hojlund e Lookman sarebbe una follia toglierli dal campo. La sensazione è che il destino del colombiano ormai sia lontano da Bergamo, dato che anche lo stesso Gian Piero Gasperini sembra pronto a puntare su altri nomi e talenti più freschi. Ma più che delle scelte dell’allenatore, ora c’è da preoccuparsi della fragilità fisica di un bomber che doveva rappresentare una sicurezza e invece ha lasciato la squadra senza un riferimento importante proprio nel momento in cui serviva di più. Non per colpa sua.
Menzione speciale per Domenico Berardi, Gianluca Caprari e Andrea Belotti. I primi due non sono veri e propri centravanti di ruolo, è vero, ma nell’ultima stagione ci hanno abituato a medie realizzative impressionati oltre alle giocate di enorme qualità che proprio sono endemiche nel loro gioco. Il calabrese ha dovuto fermarsi a lungo per uno stop fisico di inizio stagione e non è ancora tornato in sé. Nell’ultima partita di campionato ne abbiamo avuto chiara dimostrazione. Berardi si è divorato due occasioni di gol e poi è caduto in un nervosismo finale che è un chiaro allarme sulla sua fiducia mentale. Per il calciatore del Monza, invece, c’è stato un problema di ambientamento nella nuova realtà e nel nuovo gioco: ora, però, sta tornando e ad alti livelli. Sicuramente non è ancora il calciatore straripante di Verona, ma le giocate di grande qualità sono ancora troppo discontinue nell’arco della stessa partita e non è semplice confermarle nel medio-lungo periodo. Il baratro che sta affliggendo l’ex Torino, invece, non sembra finire: Belotti è solo un’alternativa per José Mourinho. In tutto ha giocato solo il 15% delle partite da titolare in Serie A e in Europa League ha fatto poco di più. Anche da subentrante, però, non ha mai veramente inciso tanto che è fermo a zero gol e zero assist quest’anno. Ora che la coppia formata da Dybala e Tammy Abraham sembra finalmente funzionare, gli spazi per Belotti si riducono ulteriormente. Probabilmente la sua scelta non è stata così corretta – diciamoci la verità – e ci dimostra che al cuor non si deve comandare, non sempre.
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