Dopo 73 settimane di guerra, l’offensiva ucraina sembra in stallo, con avanzamenti minimi e una nuova controffensiva russa. Per sbloccare la situazione, Kiev potrebbe aver tentato di interrompere le linee di rifornimento nemiche colpendo il ponte di Kerch, unico collegamento tra Russia e Crimea.
Le autorità russe accusano l’Ucraina di aver fatto saltare in aria il ponte, con droni navali il 17 luglio, preceduti da spari.
In sostanza, di fronte allo stallo sul campo e all’esitazione dei comandi russi, l’Ucraina sta cercando di cambiare le sorti del conflitto con azioni mirate a tagliare le linee di rifornimento, nella speranza di piegare la resistenza nemica. Tuttavia gli effetti di queste azioni non sono ancora chiari in uno scenario di guerra che appare bloccato.
Secondo fonti indipendenti, dopo l’attacco al ponte di Kerch l’unica rotta rimasta per i rifornimenti dalla Crimea alla Russia è ostruita dal traffico. Già a maggio i servizi ucraini avevano colpito il ponte.
Come risposta per il nuovo attacco, nonostante la smentita di Mosca, la Russia si è ritirata dall’accordo sul grano mediato da ONU e Turchia e ha attaccato con numerosi missili i porti di Odessa e Chernomorsk, distruggendo infrastrutture per l’esportazione.
In sostanza, di fronte ai colpi inferti alle sue linee di rifornimento, Mosca ha reagito colpendo le rotte del grano ucraino, punti di riferimento fondamentale per l’economia di Kiev. Ciò rischia di acuire la crisi alimentare globale innescata dal conflitto. La situazione appare in stallo anche sul piano diplomatico.
Gli attacchi missilistici russi su Odessa e Chernomorsk hanno distrutto infrastrutture portuali e consistenti scorte alimentari.
Il ministero dell’Agricoltura ucraino stima che a Chernomorsk siano state distrutte 60.000 tonnellate di grano, mentre il ministero della Difesa russo parla anche di migliaia di tonnellate di olio combustibile.
La rappresaglia russa per il colpo al ponte di Kerch si sta abbattendo sulle rotte e i depositi del grano ucraino, con effetti potenzialmente disastrosi. Oltre ai danni materiali, c’è il rischio concreto di una ulteriore compromissione delle esportazioni cerealicole ucraine, aggravando la crisi alimentare globale originata dal conflitto.
Secondo il Ministero dell’Agricoltura ucraino, servirà oltre un anno per ripristinare completamente le infrastrutture colpite, con conseguenze che si protrarranno a lungo. Ciò rischia di riportare la crisi alimentare globale ai livelli dei primi mesi di guerra.
Come sottolinea il ministro Solskyi, senza la capacità di esportare il cibo prodotto, la popolazione dei Paesi più poveri sarà sull’orlo della sopravvivenza.
La scelta della distribuzione delle rotte e dei depositi del grano avrà effetti devastanti nel medio-lungo termine, compromettendo la sicurezza alimentare globale. Una situazione critica che conferma come la guerra in Ucraina ha conseguenze e sviluppi che vanno ad impattare enormemente anche al di là dei confini regionali.
Dopo oltre sei settimane, l’offensiva ucraina sembra arenata, senza significativi guadagni territoriali su nessun fronte. Secondo il comando ucraino, la lentezza dell’avanzata è dovuta alla necessità di superare vasti campi minati russi.
Sia a est che a sud le forze di Kiev devono procedere con estrema cautela per disinnescare gli intricati sbarramenti di mine, ostacolo determinante al momento. L’Ucraina lamenta di aver ricevuto solo una piccola parte delle attrezzature per lo sminamento richieste.
La presenza massiccia di mine è il principale freno alla controffensiva ucraina, costretta ad avanzare millimetro per millimetro, con pesanti ripercussioni sui tempi e sugli esiti delle operazioni terrestri. Questo secondo i resicintid le autorità ucraine è uno dei fattori chiave nell’attuale situazione di stallo.
Al sud, l’Ucraina dichiara piccoli avanzamenti verso le città portuali di Melitopol e Berdyansk, obiettivi principali in quell’area, ma con conquiste territoriali nell’ordine di 1-2 km.
A est, intorno a Bakhmut proseguono le operazioni di accerchiamento delle truppe russe, anche se con alterne fortune, tra blocchi e nuovi piccoli progressi per conquistare alture strategiche sopra la città.
In quanto a metri guadagnati, gli avanzamenti ucraini appaiono minimi e faticosi. Le manovre di accerchiamento procedono lentamente, facendo qualche passo avanti e poi arrestandosi di fronte alla resistenza russa. I guadagni in termini di villaggi o km conquistati sono molto limitati. Lo stallo continua.
Dopo mesi di scontri a Bakhmut, la Russia è riuscita a lanciare una nuova offensiva a est di Kupiansk, spingendo le forze ucraine sulla riva ovest del fiume Oskil.
Kieve ha ammesso di essere sulla difensiva per respingere l’avanzata, che secondo Kiev ha lo scopo di impegnare le truppe ucraine su un altro fronte per alleggerire la pressione su Bakhmut.
Il ministero della Difesa russo dichiara guadagni di 2 km in lunghezza e 1,5 km in profondità.
La Russia sta, quindi, tentando una nuova manovra per aprire un altro fronte e costringere l’Ucraina a dividere le forze, rallentandone l’offensiva nel Donbass.
Secondo il New York Times, nelle ultime settimane l’Ucraina ha modificato la propria strategia militare, privilegiando attacchi di artiglieria e missilistici a distanza piuttosto che assalti frontali su larga scala.
L’obiettivo è risparmiare uomini e mezzi, dopo le pesanti perdite subite all’inizio della controffensiva quando, stando alle fonti, la Russia ha distrutto un quinto degli armamenti occidentali di Kiev. Grazie a questa tattica, nelle settimane seguenti le perdite si sono ridotte al 10%.
Ma anche il nemico mostra crepe nella catena di comando. Il maggiore generale Ivan Popov è stato sollevato dall’incarico nel 58° Corpo d’armata per essersi lamentato col capo di stato maggiore Gerasimov della situazione critica delle sue truppe, in prima linea senza rotazioni da ottobre.
Dalle parole di Popov emergono carenze logistiche e organizzative che gettano una luce sinistra sull’apparato militare russo.
Da entrambe le parti si intravedono segnali di difficoltà. L’Ucraina sta ripensando le tattiche per limitare le perdite, la Russia mostra indisciplina tra gli alti ufficiali, rivelatrice di problemi interni. La guerra proseguirà tra nuove strategie e antiche debolezze.
Popov avrebbe evidenziato a Gerasimov gravi carenze, come l’assenza di fuoco di controbatteria e di postazioni per l’artiglieria, nonché pesanti perdite tra le truppe sotto il fuoco nemico. Segnali di difficoltà di fronte alla controffensiva ucraina.
I recenti licenziamenti di alti ufficiali, uniti alle voci su un possibile arresto del gen. Teplinsky, hanno alimentato speculazioni su crepe nel comando russo. In un audio diffuso online, soldati avrebbero minacciato il ritiro dal fronte in caso di epurazione di Teplinsky.
Dopo l’ammutinamento del gruppo Wagner, le sfide di Popov e Teplinsky all’autorità di Gerasimov e Shoigu rappresentano, secondo esperti USA, un pericoloso precedente di insubordinazione che rischia di indebolire la catena di comando russa.
In sostanza, le lamentele di Popov confermano le difficoltà sul campo degli invasori. Ma a preoccupare è soprattutto l’ondata di epurazioni e ammutinamenti nella leadership militare russa, che minaccia la tenuta stessa del comando delle operazioni.
Nelle ultime ore si è registrata una recrudescenza degli attacchi russi contro obiettivi sensibili in Ucraina. Raid notturni hanno colpito i porti strategici di Odessa e Mykolaiv, provocando una ventina di feriti. Stando alle fonti militari ucraine, sono stati abbattuti 5 missili da crociera e 13 droni kamikaze nemici.
Da parte sua, Mosca denuncia un attacco di droni ucraini in Crimea, con danni ad edifici amministrativi e la morte di un’adolescente. Inoltre, la Russia ha diffuso un avviso alle navi perché evitino i porti nemici nel Mar Nero, considerati bersagli legittimi.
Per aggirare il blocco, Kiev sta predisponendo una rotta navale temporanea attraverso la Romania. Si tratta di contromisure per far fronte alla stretta russa sulle rotte marittime ucraine, vitale canale per l’export.
Nel ultime ore si registra una recrudescenza dello scontro, con raid mirati su infrastrutture strategiche da entrambi gli schieramenti. La guerra sul mare, in particolare, rischia pesanti ripercussioni economiche.
Le conseguenze globali scaturite a causa degli avvenimenti che ruotano attorno al conflitto rivelano tensione e nervosismo globale e in certezza sulla reale volontà di Putin soprattutto inerente alla delicata questione vi Prego zin e della sua ribellione mercenari verso Mosca. L’intelligence britannica ah fatto un appello Hai dissidenti collocati in Russia che stanchi della guerra potrebbero aiutare le autorità internazionali a porre fine a questo conflitto che ha causato una grave crisi sociale ed economica internazionale.
Nel frattempo nella giornata di ieri è emerso che il presidente russo non sarà presente personalmente al vertice Brics in programma in Africa e ciò è stato deciso a seguito del fatto che su Putin pende un mandato d’arresto internazionale perché connesso ai crimini di guerra compiuti nel conflitto in Ucraina e alla deportazione dei bambini ucraini in Russia.
La preoccupazione delle autorità locali stava per l’appunto nel fatto che attuare un arresto contro il leader di Mosca significava entrare direttamente in conflitto con esso. Pertanto presenzierà il ministro Peskov molto probabilmente e Putin seguirà in videoconferenza dalla Russia lo sviluppo del vertice.
Le alleanze tra Oriente e Occidente sono sempre più imbarcate così come le divisioni e gli interessi geopolitici e ciò sta plasmando una nuova a rete di comunicazione di appoggi finora inedito.
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