La rivoluzione in Iran sta continuando e con essa di pari passo anche la repressione governativa, che non accenna a diminuire, così come del resto anche il coraggio del popolo iraniano. Le relazioni internazionali e, in particolar modo quelle tra Teheran il Regno Unito. I rapporti si sono incrinati del tutto dopo che Raisi ha deciso di condannare a morte l’ex ministro Akbari e lo ha, poi, ucciso per impiccagione. Il cittadino disponeva sia di cittadinanza iraniana che di cittadinanza britannica e le autorità iraniane hanno ricevuto molteplici richieste da parte dell’Inghilterra, dove chiedevano di fermare l’esecuzione del cittadino anglo iraniano ma, proprio mentre la situazione si era mobilitata maggiormente, è arrivata la notizia dell’uccisione.
La crudeltà dimostrata verso Akbari ha destato il malcontento europeo così come ha scioccato la noncuranza del regime Islamico nell’andare a colpire appositamente un individuo utilizzato, sostanzialmente, come pedina per mostrare la propria potenza e intenzione a un paese straniero. Akbari è stato vittima di un sistema politico che lo ha strumentalizzato, purtroppo uccidendolo, per mettere pressione e far capire le intenzioni alla Gran Bretagna, con la quale da tempo si alimenta un certo dissapore. La tensione è sfociata, poi, in nuovi pacchetti sanzionatori che partono da Gran Bretagna, Unione Europea e Stati Uniti. Oggi è arrivata però la pronta risposta del regime islamico iraniano.
Oggi l’Iran ha risposto alle sanzioni ricevute nella giornata di ieri che vanno a colpire membri della Guardie della Rivoluzione islamica e soggetti iraniani che sono strettamente collegati alla repressione attuata nei confronti di chi protesta per i propri diritti.
A colpire il governo di Raisi e i suoi funzionari sono stati Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Europea ,che non hanno tollerato le ultime escalation di violenza volute e kermesse dal regime iraniano. Quindi il governo di Teheran ha emesso sanzioni nei confronti di 34 individui ed entità dell’Unione Europea e Gran Bretagna, in risposta alle misure simili adottate, per l’appunto, nei confronti di Teheran e contro la repressione che ha attuato e continua attuare nei confronti delle proteste.
Le misure verso le nazioni occidentali arrivano quindi proprio due giorni dopo che l’UE e la Gran Bretagna hanno lanciato un altro round di sanzioni contro l’Iran, che è stato scosso dalle proteste dopo la morte del 16 settembre di Mahsa Amini e che, da allora, e da un popolo che non ha mai smesso di portare avanti la rivoluzione che ha lo scopo di rovesciare il regime islamico autoritario.
Ciò che è nato dopo le prime manifestazioni in Iran ha mostrato chiaramente la presa di posizione delle autorità iraniane nei confronti delle donne ovvero violenza e soprusi senza tener conto di opinioni e diritti personali. Da le proteste nate per una donna assassinata ora si contano quasi 600 manifestanti uccisi e più di 19.000 sono tratti in arresto e sono prigionieri politici.
La misura che, attualmente, può essere utilizzata per cercare di frenare la crudeltà del governo iraniano sono le sanzioni attuabili soltanto se sì arriva ad una decisione unanime e questo è già avvenuto in Europa, Usa e Gran Bretagna. Nonostante le sanzioni, che vanno a colpire membri di spicco iraniani e ora anche le Guardie della Rivoluzione, il regime islamico non sembra accusare il colpo ma, in tutta risposta, ha elargito sanzioni nei confronti di Unione europea e Gran Bretagna. Una lista chiamata la black list iraniana che al suo interno racchiude personaggi ed esponenti molto differenti tra loro.
Le sanzioni includono misure finanziarie come per esempio il blocco dei conti e delle transazioni nei sistemi bancari di Teheran ma anche il “divieto di rilascio di visti e ingresso” in Iran. Questo viene precisato direttamente in una nota del ministero degli esteri iraniano.
Teheran accusa le persone e le organizzazioni sulla lista di “sostenere il terrorismo e i gruppi terroristici, istigare e incoraggiare atti terroristici e violenze contro il popolo iraniano”.
L’Iran accusa anche di “ingerenza negli affari interni della Repubblica islamica dell’Iran e di fomentare violenze e disordini“. Le sanzioni sono rivolte a 25 individui appartenenti all’Unione Europea e 9 invece appartenenti alla Gran Bretagna.
Si parla di tipologie di persone completamente differenti tra loro come per esempio la francese Radio J, il gruppo European Friends of Israel (EFI) e 22 persone tra cui sei membri del Parlamento europeo sono tra i soggetti presi di mira attualmente.
Nella lista iraniana appare anche il nome dell’estremista svedese danese Rasmus Paludan colpevole di aver bruciato una copia del Corano scatenando le proteste e le accuse del mondo musulmano.
Ieri l’Iran aveva avvertito l’Occidente di una possibile contromossa, dopo che l’Ue ha imposto il suo quarto round di sanzioni contro il paese dall’inizio delle proteste, inserendo altri 37 funzionari ed entità in una lista nera di congelamento dei beni e divieto di visto
La Gran Bretagna lo stesso giorno ha sanzionato altri cinque funzionari iraniani, ampliando la sua lista nera a 50 persone e organizzazioni che considera coinvolte nella gestione delle proteste.
Questo sta portando lo scontro tra Occidente e il regime islamico iraniano su un altro livello e all’interno della nuova lista iraniana spunta anche il nome di una deputata della Lega.
Nella lista delle persone sanzionate dalle autorità iraniane emerge il nome della eurodeputata leghista Anna Bonfrisco, che compare, per l’appunto, tra i 34 individui ed entità dell’Ue e del Regno Unito che l’Iran ha inserito nella sua lista nera di soggetti sottoposti a sanzioni.
Lo si legge in una nota del ministero degli Esteri di Teheran nella quale si precisa che nella lista figurano soggetti ed entità accusati di aver dato: “sostegno al terrorismo e ai gruppi terroristici, istigato atti terroristici e violenza contro il popolo iraniano, interferito negli affari interni della Repubblica islamica, fomentato violenza e disordini in Iran, diffuso false informazioni sull’Iran e partecipato all’escalation di sanzioni crudeli contro il popolo iraniano”.
Non sono chiari i motivi per i quali Bonfrisco è entrata nella lista nera di Teheran, tuttavia l’eurodeputata fa parte della Commissione per gli Affari esteri e della Delegazione per le relazioni con Israele. Tra le misure adottate dal governo iraniano, che sottolinea che tutto ciò è a causa del trattamento riservato all’iran dall’occidente, non si tratta che di una “risposta” alle nuove sanzioni imposte da Ue e Regno Unito. Il blocco dei conti e delle transazioni nei sistemi finanziari e bancari iraniani, il congelamento dei beni all’interno della giurisdizione della Repubblica islamica nonché il divieto di ingresso in Iran sono esattamente misure contrapposte a quelle già emanate dalle nazioni occidentali.
Tra gli altri sanzionati troviamo il ministro francese dell’Edilizia abitativa Olivier Klein, il sindaco di Parigi Anne Hidalgo, i vertici del settimanale francese Charlie Hebdo, Bernard-Henry Levy, eurodeputati di Germania, Svezia e Paesi Bassi, il danese Rasmus Paludan, protagonista di diversi eventi pubblici durante i quali sono state bruciate copie del Corano, il think tank britannico Henry Jackson, la procuratrice generale della Gran Bretagna Victoria Prentis ed il capo di Stato maggiore dell’esercito britannico Patrick Sanders.
Un botta e risposta pericoloso, che può dare il via a nuovi punti di rottura e generare un turbinio di sanzioni e metodi per colpirsi a vicenda, che però non apportano beneficio a chi soffre in Iran, non danno sollievo a chi perso una persona cara e, soprattutto, non danno speranza di un futuro dignitoso e sereno a chi rischia la sua vita quotidianamente per rovesciare la drammatica situazione attuale.
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