La Corea del Nord ha lanciato un missile contro il Giappone che ha sorvolato l’isola di Hokkaido prima di spezzarsi in tre pezzi e inabissarsi nel mare del Giappone. Kim Jong-un alza i toni dello scontro con l’ennesimo lancio missilistico dimostrativo, ma questa volta scatena una reazione a catena che parte da Tokyo, dove il premier Shinzo Abe parla di una “minaccia senza precedenti“, passa per Seoul, che ha già iniziato operazioni militari, e la Cina, che chiede di abbassare il livello dello scontro, e arriva al vero destinatario, gli USA di Donald Trump. Il missile ha sorvolato il territorio nipponico e fatto scattare gli allarmi, ma soprattutto, secondo fonti sudcoreane, sarebbe in grado di portare una testata nucleare, a gittata intermedia e quindi in grado di colpire la base militare USA sull’isola di Guam.
Il lancio odierno è solo l’ultimo di una serie di provocazioni da parte del dittatore nordcoreano, dopo i tre missili balistici a corto raggio lanciati a distanza di 30 minuti lo scorso sabato mattina, ora locale di Pyongyang, nella notte tra venerdì e sabato in Europa.
Kim da tempo sta alzando i toni dello scontro, forte anche di una reazione muscolare di Trump. La minaccia di “fuoco e furia” e di una guerra possibile arrivata da Washington ha fattosalire la tensione in tutta la zona, con la Cina che ora fatica a tenere sotto controllo Pyonyang.
L’ultima azione ha fatto scattare l’allarme. Nel dettaglio, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap, il lancio è avvenuto alle 6.29 locali, quindi nella notte tra lunedì e martedì in Europa, ha sorvolato lo spazio aereo giapponese lungo tutta l’isola di Hokkaido, e si è frantumato in tre pezzi a 1.180 km dalla città di Cape Erimo prima di inabissarsi nel mare del Giappone.
Fonti militari di Seoul hanno poi specificato che si tratta di un missile balistico, che ha percorso 2.700 km a un’altezza massima di 550 km, e che si possa trattare di un vettore a gittata intermedia in grado di portare una testata nucleare, dettaglio questo che interessa anche gli USA visto che un simile missile potrebbe arrivare fino all’isola di Guam (quindi su territorio americano).
[didascalia fornitore=”ansa”]Esercitazioni militari in corso a Seoul dopo l’ultimo missile lanciato dalla Corea del Nord[/didascalia]
Le reazioni al lancio missilistico voluto da Kim Jong-un hanno seguito tutte le procedure del caso: il Consiglio di Sicurezza Onu si riunirà d’urgenza su richiesta di Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone per “le minacce a pace e stabilità” arrivate dalla Corea del Nord, come riporta l’agenzia Yonhap, citando un funzionario del ministero degli Esteri di Seoul.
Particolarmente forte è stata la reazione del Giappone: Abe ha chiamato Trump e ha ricevuto rassicurazioni generiche, pur confermando la volontà di tenere sotto stretto monitoraggio le prossime mosse di Kim. “Il lancio del missile nord coreano sul territorio giapponese è un atto di un’estrema gravità e costituisce una seria minaccia per la sicurezza dell’intera regione“, ha dichiarato il governo giapponese.
Anche la Corea del Sud ha risposto alla provocazione con manovre aeree effettuate da quattro caccia F-15 che hanno sganciato otto bombe MK-84 su target al Pilseung Range, campo militare sulla costa est. Il portavoce del presidente sudcoreano Moon Jae-in, Park Su-hyun, ha chiarito che il direttore della sicurezza nazionale Chung Eui-yong ha avuto un colloquio con la controparte americana H.R. McMaster.
Dall’altro canto sono proprio le operazioni militari congiunte tra Seoul e Washington a essere usate come causa scatenante del lancio di missili da parte della Corea del Nord. Pyonyang ha infatti inviato una lettera al Consiglio di sicurezza dell’Onu, resa pubblica nella serata di lunedì, in cui l’ambasciatore nordcoreano all’Onu, Ja Song-Nam, chiede al presidente del Consiglio, l’egiziano Amr Abdellatif Aboulatta, di calendarizzare una seduta sulle esercitazioni militari congiunte USA-Corea del Sud che per Kim Jong-un sono “una bomba a orologeria“.
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