Era approdata sul piccolo schermo 32 anni fa con il leggendario Corrado. Nel nuovo millennio erano stati Gerri Scotti e poi Flavio Insinna a riproporla. Ora tocca a Carlo Conti riportare in vita, questa volta sull’ammiraglia Rai, uno dei programmi che hanno fatto la storia della tv: La Corrida. Da quel 1986 di cose ne sono cambiate, lo scenario televisivo ha acquisito nuovi generi e linguaggi. Sono arrivati i talent show, grandi palcoscenici che hanno aumentato esponenzialmente, per le persone comuni, la possibilità di esibirsi davanti al grande pubblico. Un privilegio che prima era riservato prevalentemente a pochi celebri professionisti del mondo dello spettacolo si è così ampiamente esteso.
Se prima La Corrida rappresentava una delle rare occasioni attraverso cui emeriti sconosciuti potevano godere del classico quarto d’ora di celebrità mostrando le proprie performance, ora le opportunità si sono moltiplicate.
Vero è, tuttavia, che nei talent show l’esibizione avviene nel nome della ricerca del talento: a proporsi sono sì persone comuni ma, spesso, con tutte le carte in regola per poter ambire a diventare professionisti.
Logica ben diversa dal carrozzone divertente e popolare che vuole essere La Corrida. Altrettanto vero è che programmi come Got Talent ci hanno abbondantemente abituato a vedere, accanto a esibizioni di alto livello, performance che di talentuoso hanno ben poco e che risultano piuttosto esilaranti, se non grottesche. Ma lo spirito de La Corrida è, ancora una volta, diverso: non ha eguali nel panorama televisivo.
Anche quando le esibizioni vantano un buon livello artistico, lo scopo non è quello di scovare i nuovi talenti dello spettacolo. Non c’è una giuria tecnica: è il pubblico a giudicare ed esprimere il proprio gradimento con applausi o, al contrario, campanacci.
Il clima è quello di una grande festa popolare. Era così 32 anni fa e continua ad esserlo oggi. Non c’è tensione, non c’è suspense, non ci sono pretese se non quella di far vivere allo spettatore qualche ora di allegria.
Il tutto sotto l’egida di un Carlo Conti che non può esimersi dall’inevitabile confronto con il primo e indimenticabile padrone di casa: Corrado Mantoni.
Conti forse non instaura quella stessa empatia che Corrado riusciva a creare con i concorrenti e che caratterizzava fortemente l’atmosfera del programma. Tuttavia sa restituire quell’ironia garbata che sin dalle origini contraddistingue uno show che è, nella sua semplicità, intramontabile.