La Corte dei Conti ha esortato lo stop alle sanatorie fiscali, sottolineando la necessità di abbandonare il ricorso a queste misure.
Secondo l’organo costituzionale infatti si rischiano iniquità e quindi incidenze negative sul contributo di ciascuno al finanziamento dei servizi pubblici.
La Corte dei Conti dice no alle sanatorie fiscali
Secondo la Corte dei Conti bisogna abbandonare il ricorso a provvedimenti che offrono, per le difficoltà del recupero e per esigenze legate al bilancio, la definizione agevolata dei debiti. Queste misure, dette sanatorie fiscali, incidono in modo negativo in termini di equità ma anche sul contributo di ciascuno al finanziamento dei servizi pubblici.
Le disposizioni assunte fra il 2016 e il 2018 hanno visto circa 4 milioni di istanze per 53 miliardi di introito previsto, di cui per 33 miliardi c’è stato un omesso versamento, già questo ci da’ un quadro della situazione molto problematico e in evidente perdita per le casse dello Stato.
Il presidente di coordinamento della Corte dei Conti, Enrico Flaccadoro, è intervenuto dicendo che in termini finanziati, prevalgono i controlli automatici mentre minori risultati producono le attività volte a individuare le basi imponibili e le imposte che non vengono dichiarate.
Sarebbe dunque importante utilizzare le banche dati tributarie e quelle relative alla fatturazione elettronica per valutare una strategia di contenimento dell’evasione fiscale.
Il presidente ha anche chiarito che bisogna intensificare i controlli, nonostante i buoni risultati dell’anno scorso infatti è fondamentale ridefinite un sistema tributario equo e orientato alla crescita di un Paese che si trova a dover affrontare una situazione difficile. È importante supportare le fasce più in difficoltà e a tal proposito si sta impegnando anche il Parlamento, per ridisegnare la situazione.
Le stime sulla crescita sono buone e incorporano gli effetti del Pnrr. Grazie all’aumento della produttività e alla modernizzazione dell’Italia, possibili grazie a questi fondi, è prevista una situazione che man mano andrà a migliorare e da questa evoluzione arriveranno effetti positivi sulla finanza, così sarà meno difficile rientrare del debito accumulato.
Ci sono comunque ancora molte incertezze ma il governo punta a fare del suo meglio e un primo passo importante è stato quello di redigere il Documento di economia e finanza, che delinea un percorso che riduce il deficit rientrando al di sotto della soglia del 3% entro la fine del periodo di previsione, come richiesto in sede europea.
I controlli severi dello Stato
Se si osservano i flussi di spesa diretta all’interno delle amministrazioni pubbliche, il quadro è comunque abbastanza buono, infatti emerge che il nostro Stato è in grado di controllare severamente i conti. La spesa primaria mostra che per l’anno scorso il tasso di incremento è stato dello 0,1% ed è sempre Flaccadoro a sottolinearlo nel corso del giudizio di pianificazione sui conti dello Stato del 2022.
Per quanto riguarda il saldo netto da finanziare e il ricorso al mercato, i limiti stabiliti dalla sede di legge di bilancio sono stati alzati di 48 miliardi per le esigenze che essenzialmente sono state riconosciute in rincari dei prezzi energetici.
Quindi gli obiettivi programmati sono stati rispettati, anche se con margini ampi. Questo significa che la gestione della pubblica finanza vuole rinsaldare il controllo degli indicatori sensibili.
Positivo anche l’aspetto della semplificazione degli appalti pubblici. Tra le procedure dell’azione pubblica relative ai contratti pubblici di lavori, forniture e servizi, possiamo dire che costituiscono le maggiori spese della pubblica amministrazione.
Il settore è molto importante, anche come forma di intervento sul mercato, inoltre è costantemente oggetto di normative ma ci sono anche stati significativi passi come l’ultimo decreto legislativo del 31 marzo.
“Bisogna razionalizzare il quadro regolatorio del settore, per velocizzare l’azione amministrativa in materia di concessioni e appalti pubblici” ha detto Carlo Chiappinelli, della Corte dei Conti, ribadendo che questa misura nasce principalmente dalla difficoltà interpretativa della codificazione che già esiste e degli atti collegati, fattori di rallentamento evidenti.
In questa ottica per riprendere le attività essenziali per l’economia è fondamentale avere un quadro regolatorio semplice e chiaro, sia per le procedure di affidamento, sia nelle fasi di pianificazione, programmazione e progettazione. Di nuovo entra in gioco a questo punto il decreto legislativo, che ha compiuto significativi passi in questa direzione.