La Cassazione ha confermato l’assoluzione dei genitori di Matteo Renzi per il caso sulle fatture false.
L’ex presidente del Consiglio: “Finalmente si chiude un periodo difficile e un processo che non avrebbe mai dovuto essere aperto”.
La Cassazione ha espresso una sentenza importante nei confronti di Tiziano Renzi e della moglie Laura Bovoli, ovvero i genitori di Matteo Renzi che attualmente è il leader del partito Italia Viva ma in passato è anche stato presidente del Consiglio.
La coppia era a processo per le emissioni di fatture false ma in realtà già era arrivata per loro l’assoluzione il 18 ottobre dell’anno scorso, che però comportò un ricorso mosso dal Procuratore generale della Corte di appello di Firenze. I giudici invece, oggi hanno deciso che quel ricorso è inammissibile e quindi l’assoluzione con formula piena è confermata, poiché il fatto non costituisce reato.
Invece, è stato accolto quello del medesimo Procuratore nei confronti dell’imprenditore Luigi Dagostino, mosso per evitare che i reati verso quest’ultimo cadessero in prescrizione. Anche lui come i coniugi Renzi, dopo una condanna in primo grado era stato assolto dalle accuse, tranne da quella di truffa aggravata, per la quale ha ricevuto 9 mesi.
Gli si contestava di aver sollecitato ai dirigenti della società Tramor, da lui amministrata, il pagamento di una fattura da 140mila euro. L’imprenditore affronterà un appello bis.
Grave anche l’accusa che pendeva sui genitori di Renzi, ovvero quella di emissione di due fatture per prestazioni inesistenti. Erano stato condannati in primo grado nel 2019 a un anno e 9 mesi di reclusione.
Entrando nei dettagli di questa vicenda, il processo appena arrivato al termine riguarda il pagamento di fatture emesse da società riconducibili ai Renzi nel 2015, una da 20mila euro e un’altra da 140mila euro, in cui appunto entra in gioco Dagostino. Le consulenze riguardavano l’attività di ristorazione e del turismo verso l’outlet The Mall nel Valdarno, l’imprenditore infatti è molto attivo in questo settore.
Secondo l’accusa si parla di reato di impresa, infatti la messa in scena serviva a dimostrare movimentazioni di denaro per prestazioni che però non venivano svolte. Questo è stato abbondantemente dimostrato anche dalla Guardia di Finanza, che più volte ha perquisito le documentazioni delle aziende dei Renzi (Party ed Eventi 6).
Oggi gli ermellini hanno deciso che quelle fatture che non corrispondono a prestazioni effettuate, non costituiscono comunque reato e non si è agito per evadere le imposte. Nel verdetto questo concetto è chiaro, mentre fra un mese si conosceranno le decisioni nei confronti dell’imprenditore pugliese.
Non è mancato come primo commento, quello del figlio della coppia. Matteo Renzi ha rilasciato una nota diffusa poi dal suo ufficio stampa:
“oggi si chiude un processo che non avrebbe mai dovuto essere aperto. sono stati spesi sodi dei contribuenti per una vicenda giuridicamente inesistente. non esiste risarcimento per la sofferenza della mia famiglia in questi anni ma il verdetto dimostra che le battaglie in tribunale sono il modo più serio di rispettare le istituzioni e far venire alla luce la verità”.
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